Pedro Fiol – Onmyway
La contraddizione e il paradosso sono chiavi fondamentali per la comprensione della pittura di Fiol. Un artista che utilizza il quotidiano per creare la sua arte.
Comunicato stampa
È una Cuba molto diversa dall’immaginario comune quella che approda a Milano, in Corso Italia 13, dal 21 marzo al 14 aprile 2014. L’isola associata a ebbrezze e aromi, paradiso incantato dai colori sgargianti, non mostra qui alcun esotismo tropicale, piuttosto ci avvicina ad una trama ininterrotta di sguardi struggenti e di pieghe polverose del contemporaneo. La contraddizione e il paradosso sono chiavi fondamentali per la comprensione della pittura di Fiol. Un artista che utilizza il quotidiano per creare la sua arte. Del resto se c’è una dote che è propria dei veri artisti è quella di captare la vita, di cogliere ciò che succede all’uomo. Una capacità che guida fin dagli esordi il cammino di Pedro Fiol, nato a Cuba negli anni ’70: un percorso il suo che scandaglia l’esistenza attraverso il pennello.
Bambino con il demone del disegno che si manifesta precocemente in tavole bellissime ancora conservate nel suo studio, Pedro per volere del padre si avvia agli studi di medicina, ma presto li abbandona. Frequenta in maniera discontinua le scuole artistiche, sempre inquieto, finché nel 1998 lascia la sua terra per un viaggio decisivo attraverso l’Europa, dove per la prima volta si trova faccia a faccia con i grandi capolavori dell’arte. Dal 2000 sceglie come suo luogo di residenza Milano, la città solitaria e cruda che gli ispira la serie dei Gladiatori. Dapprima al margine, i suoi lavori cominciano ad arrivare all’attenzione del pubblico e della critica – oggi sono parte di collezioni private e pubbliche in Germania, Belgio, Inghilterra, Stati Uniti, Russia, Sud Africa, Kuwait e Australia.
“ON MY WAY” dal 21 marzo al 14 aprile in Corso Italia 13 metterà in mostra 20 opere delle serie “Faces” e “Second life”: piccoli ritratti e tele più grandi in cui prevale la tecnica mista, immerse in fondi materici su lenzuola di vecchi alberghi, tessuti sgualciti, sedimenti lasciati dal tempo. Una riflessione ispirata alla Cuba coloniale e decadente. Superfici dove realtà e fantasia vanno insieme in composizioni che non nascondono un profondo sentimento nostalgico. Figure spesso solitarie o quasi speculari si sovrappongono a colori vibranti, vaporosi e a qualche squarcio di natura in un’atmosfera che rimane sempre comunque astratta - tra Klimt e De Chirico, per citare alcuni dei grandi del passato a cui Fiol si può emotivamente rapportare. Il colore, materico e spesso steso con tonalità acide, sembra avere per il pittore un potere terapeutico, come un balsamo che dona sollievo alle ferite e risana. La costanza e la determinazione del lavoro di Fiol lo portano a ripetere soggetti simili, immersi nella stessa malinconica condizione atemporale come per una continua ricerca introspettiva.
Volti e corpi dipinti per svelarne l’anima con una forte carica romantica e il gusto per la figura. Un “dietro le quinte” dell’umano realizzato da un artista che non si accontenta dell’apparenza, ma cerca la sostanza. E non c'e da stupirsi se l'artista stesso trova difficile descrivere in parole la sua pittura. Verso un qualcosa che in fondo non conosciamo.