Pelle
Primo progetto espositivo con curatela esterna ad opera della giovane curatrice Beatrice Puddu.
Comunicato stampa
Da sabato 13 gennaio 2024, bar.lina è orgogliosa di ospitare PELLE, primo progetto espositivo con curatela esterna ad opera della giovane curatrice Beatrice Puddu. Una mostra collettiva che coinvolge i lavori di Sara Davide, Francesco Gaviano, Grace Martella e Matteo Ribet, dove l’esplorazione del concetto di pelle diventa un punto focale nella complessità della relazione tra mente e corpo. La mostra sarà visitabile presso il nostro spazio in Viale dello Scalo S. Lorenzo 49 dal 13 gennaio al 25 febbraio 2024. L’opening si terrà sabato 13 gennaio 2024 a partire dalle ore 18:00.
L'essenza dell'individualità umana si manifesta attraverso la pelle, non solo come involucro corporeo, ma come custode dell'anima e dell'identità psichica di ognunə. "Pelle" è molto più di una mostra d'arte: è un viaggio intimo nel concetto di identità individuale e di come essa sia influenzata dalle aspettative sociali.
Attraverso le opere di quattro artistə italianə, "Pelle" rivoluziona il significato di questo involucro, trasformandolo in un medium espressivo che riflette l'essenza di ognunə di noi. La mostra sfida le norme e le aspettative sociali legate alle definizioni di genere, ponendo l'accento sull'impatto delle convenzioni culturali sull'espressione individuale.
L'obiettivo principale di "Pelle" è far riflettere sul legame tra l'identità personale e la pelle stessa, evidenziando come essa sia un veicolo potente di comunicazione e di esplorazione di chi siamo veramente. Attraverso segni, alterazioni e metamorfosi, la pelle diventa un racconto visivo delle sfide, delle ribellioni e delle affermazioni contro gli stereotipi imposti dalla società.
“Pelle” è un invito a scrutare il palinsesto della nostra esistenza, a esplorare i confini dell'autenticità e a celebrare la bellezza della diversità individuale, scritta sulla nostra epidermide.
"Pelle" sarà un'esperienza unica, un viaggio emozionale che invita a guardare al di là dell'apparenza e ad abbracciare la complessità e la ricchezza dell'essere umano.
La mostra si arricchisce da una profonda esplorazione artistica attraverso le opere distintive di Francesco Gaviano, Matteo Ribet, Grace Martella e Sara Davide, che ridefiniscono il concetto stesso di identità attraverso il medium della pelle umana.
Francesco Gaviano si lancia in una ricerca metafisica tramite il suo lavoro Manifesto. La sua serie scannerizza e manipola la figura umana, estendendola oltre i limiti convenzionali. Questo atto rappresenta una dichiarazione audace, un tentativo di emanciparsi dalle restrizioni imposte dalle aspettative esterne, trasformando la propria immagine in una forma impossibile nella dimensione reale.
Matteo Ribet, con la serie Scandal, esplora il concetto di rappresentazione frammentando la sua figura in una sequenza di autoritratti, ognuno incarnando identità fittizie. L'origine di questo viaggio è la pelle stessa, trattata come maschera e come opportunità per una finzione distaccata dalla realtà.
Grace Martella, con un approccio più intimo, crea un diario visivo che illumina le emozioni coinvolte nell'esposizione e nell'affermazione di sé. In So far to fall, la malinconia intrinseca nelle immagini riflette una nostalgia legata al passato, quando la luce estiva, che ora sembra invadente, svelava e spogliava in modo diverso.
Sara Davide, attraverso la serie autoritratto, espone frammenti della propria pelle tramite realistiche sculture in silicone, enfatizzando l'ambiguità della rappresentazione. La parcellizzazione del volto annulla la visione completa, sottolineando il concetto di identità come illusione. In particolare, l'opera ID di Sara Davide cattura l'identità in tre autoritratti, dove il volto dell'artista muta in ognuno di essi. Scattate nello stesso giorno e nella stessa cabina per fototessere, queste foto esplorano l'identità certificata attraverso il volto, mentre l'applicazione delle protesi rinnova e rivela le molteplicità dell'essere e la mutevolezza dell'identità umana.
Roma, dicembre 2023
BIO
Sara Davide (she/her - Milano, 1994) - vive e lavora a Milano, dove si laurea cum laude in Arti Visive, indirizzo scultura, presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha conseguito un master di formazione in fotografia alla scuola Cfp Bauer, Milano. Attualmente frequenta il biennio specialistico di Nuove Tecnologie dell’Arte, indirizzo fotografia, presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. I linguaggi espressivi utilizzati sono differenti. Il mezzo fotografico è posto in relazione ai materiali, in un continuo gioco di integrazione e assorbimento della fotografia nella materia e della materia nella fotografia. Il mistero, il paradosso, l’onirico e l’illusorietà creano nei lavori straniamento e necessità di riflessione, mettendo spesso in discussione la realtà che si vive.
Francesco Gaviano (they/them - Carbonia, 1995) - è unə fotografə e artista multimediale. Dopo aver ottenuto il diploma all'Accademia di Belle Arti di Sassari, attualmente risiede a Urbino, dove sta frequentando il master in Fotografia presso l'ISIA. Le sue esperienze hanno consolidato un forte interesse negli studi di genere e nel rapporto tra corpo, memoria ed identità, oltre a una marcata attitudine all'ibridazione di mezzi artistici.
Grace Martella (she/her, they/them - Tiggiano, 2006) - nel 2018 comincia ad usare la fotografia come strumento di introspezione e autoconsapevolezza. La sua ricerca fotografica è una continua indagine intorno all’identità, alla crescita e il territorio; nello specifico fa focus su dinamiche relative alla rappresentazione mainstream del Salento e alla comunità LGBTQIA+. E’ autrice di percorsi nei quali proliferano numerose assenze e corto circuiti narrativi.
Matteo Ribet (he/him - Rieti, 2001) - è un artista visuale e fotografo interessato al concetto di persona, identità e realtà. Mettendo in discussione l’idea di realtà e mettendo a luce il suo aspetto illusorio, Ribet utilizza il medium fotografico come uno strumento di espressione e di analisi del suo mondo interno e della sua identità.Utilizzando l’autoritratto come analisi personale della sua fisicità e della sua abilità di trasformazione, l’artista usa un approccio terapeutico e un atteggiamento di denuncia volto al superamento di standard ed etichette sociali, traslando episodi negativi ed emozioni del passato in una maniera rigenerativa. Interessato a concetti di diversità e alterità sociali, Ribet prova una forte connessione con comunità marginalizzate, e usa il medium fotografico anche come strumento terapeutico ed espressivo volto agli altri.