Pepi Merisio – L’Abruzzo nell’Italia di ieri
100 immagini scattate dal grande fotografo raccontano un’Italia che non c’è più, attraverso tematiche che abbracciano il paesaggio, la vita sociale, i vecchi mestieri, la fede religiosa, le città, con uno speciale omaggio alla terra di Abruzzo.
Comunicato stampa
A Chieti, dal 13 luglio al 2 ottobre 2011, le sale di Palazzo de' Mayo, recentemente restaurato e sede del nuovo Museo della Fondazione Carichieti, ospitano L'Abruzzo nell’Italia di ieri, un'antologica dedicata al lavoro del fotografo Pepi Merisio (Caravaggio, 1931).
L'esposizione, curata da Giovanni Gazzaneo, ideata da Crocevia - Fondazione Alfredo e Teresita Paglione e promossa dalla Fondazione Carichieti, presenta in 100 immagini un itinerario nello spazio, nel tempo e nella memoria del nostro Paese dagli anni '50 a oggi, con uno speciale omaggio alla terra e alle genti d'Abruzzo.
Gli intensi scatti di Pepi Merisio gettano uno sguardo su una nazione che da civiltà contadina e artigiana, strettamente legata alla dimensione rurale, in seguito al boom economico si dirige verso la modernità, trasformandosi in modo profondo. Le immagini in bianco e nero e a colori raccontano, senza nostalgici rimpianti né idealismi, storie (personali e collettive) e tradizioni, paesaggi e atmosfere. Scatti che spesso mettono al centro il popolo degli umili, vero protagonista, il più delle volte passato sotto silenzio, della storia italiana. Le fotografie di Merisio hanno la capacità di riportare davanti agli occhi e al cuore, con straordinaria vividezza, chi eravamo e di farci comprendere meglio chi siamo e cosa siamo diventati. Il lavoro, la festa, la fede, i volti, le età, i contesti.
Il percorso espositivo costruisce un sistema di racconti intrecciati tra loro, in cui paesaggio e uomo sono parti inscindibili di un'unica grande storia.
In questo viaggio italiano, che cade non a caso nel 150° dell'Unità nazionale, cinquanta immagini sono dedicate all'Abruzzo, terra amatissima dal fotografo lombardo per via della genuinità del territorio e dei suoi abitanti. Merisio fotografa con un bruciante bianco e nero o con sofisticato uso del colore i paesaggi abruzzesi - dai grandi profili del Gran Sasso e della Maiella, agli altipiani, i calanchi, la piana del Fucino, i borghi inerpicati sui monti, i trabocchi sulla costa -, le città colme di bellezza e di vita (con un omaggio nell'omaggio a L'Aquila); momenti popolari e densi di emozioni come le feste religiose di Bucchianico, Loreto Aprutino, Pescocostanzo; il lavoro, spesso duro e sempre affrontato con grande dignità, di contadini, pastori, artigiani; e poi le donne nerovestite, simbolo di un tempo arcaico e ormai perduto.
Accompagna la mostra un catalogo pubblicato da Silvana editoriale con testi di Giovanni Gazzaneo e Franco Rositi.
Pepi Merisio è nato a Caravaggio, nella bassa bergamasca, nel 1931 e comincia a fotografare da autodidatta nel 1947. Progressivamente protagonista del mondo amatoriale degli anni Cinquanta, ottiene numerosi e prestigiosi riconoscimenti in Italia ed all'estero. Nel 1956 inizia la collaborazione con il Touring Club Italiano e con numerose riviste: "Camera", "Du", "Réalité", "Photo Maxima", "Pirelli", "Look", "Famiglia Cristiana", “Stern”, "ParisMatch" e numerose altre. Nel 1962 passa al professionismo e l'anno seguente entra nello staff di "Epoca", allora certamente la più importante rivista per immagini italiana.
L'ambito ideale della poetica di Merisio è, insieme con la grande tradizione contadina e popolare della provincia italiana, anche il variegato mondo cattolico. Nel 1964 pubblica su "Epoca" il suo grande servizio Una giornata col Papa avviando così un lungo lavoro con Paolo VI. Dello stesso anno è il suo primo libro dedicato all'amico scultore Floriano Bodini. Da questo momento, mentre continua la collaborazione con grandi riviste internazionali (celebri i tre numeri monografici di "Du" sul Vaticano, su Siena e sull'Italia cattolica) avvia un'intensa attività editoriale. Caposaldo, dichiarazione d'intenti e summa preventiva della sua attività dì narratore per immagini è l'opera Terra di Bergamo in tre volumi, edita nel 1969 per il centenario della Banca Popolare di Bergamo.
Da allora ha pubblicato oltre un centinaio di libri fotografici con editori diversi, tra i quali Atlantis, Ber Verlag, Conzett e Huber, Orell Füssli, Zanichelli, Electa, Silvana, Bolis, M D'Auria, Editalia, Pubbliepi, Monte dei Paschi, Grafica e Arte, Lyasis e I'ECRA di Roma, per la quale sta curando la collana Italia della nostra gente, che ha raggiunto i ventotto volumi. Per l'Editrice Atlantis e Zanichelli ha realizzato undici volumi sulle Regioni d'Italia, e otto volumi per la Bolis sulle Terre Marchigiane. Per il Centro Studi Valle Imagna ha curato Per le antiche strade (2003), Acqua (2003), Un altro Paese (2005) e In Valle lmagna (2009). Nel 2008 realizza per il Ministero degli Esteri il libro Piazze d'Italia. Con Mario Luzi ha pubblicato il volume Mi guarda Siena (2002).
Nel 1972 la Rai gli dedica una puntata della trasmissione "Occhio come mestiere", curato da Piero Berengo Gardin. Nei 1979, per la Polaroid, esegue un reportage in bianco e nero ora conservato nella Collection Polaroid International di Boston, nel 1964 consegue il Premio Nazionale di Fotogiornalismo a Milano; nel 1965 il Premio internazionale di Fotogiornalismo a Genova.
Particolarmente significative sono le numerose opere di documentazione etno-geografica e d'arte, Ie personali allestite in Italia e all'estero. Da ricordare le mostre alla Helmhaus di Zurigo per i 50 anni di Atlantis (1980); 158 fotografie al Teatro Sociale di Bergamo (1985) e a Palazzo Barberini in Roma (1986); il Duomo guarda Milano all'Arengario (1986); La Valtellina alla Fiera di Milano (1988); Meeting di Rimini (2007). Nel 2010 la Regione Lombardia gli ha dedicato una grande antologica di 150 immagini, ospitata nel Grattacielo Pirelli, dal titolo "Ieri in Lombardia", a cura di Giovanni Gazzaneo.
Nel 1980 "Progresso fotografico" dedica a Merisio un numero monografico. Nel 1982 è l'Editoriale Fabbri che lo accoglie nella collana I grandi fotografi mentre è del 1996 il numero a lui dedicato di “Foto Magazine". Nel 1988 è nominato Maestro della fotografia italiana dalla Fiaf (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche).