Peppe Perone – L’acqua è poca e la papera non galleggia
La mostra, con la sua immediatezza rappresentativa, è un invito a fermarsi, estraniandosi dai ritmi che la società moderna ci impone, e a diventare parte attiva di un turbamento corale dettato dalle cose semplici.
Comunicato stampa
Con il titolo scelto per la personale di Peppe Perone si cerca da un lato di imprimere da subito il ritmo della mostra che è un omaggio a un mondo pop, ludico, immediato; dall’altro, di sortire l’effetto contrario rispetto a quanto il titolo stesso afferma e di far galleggiare le papere e tutte le altre opere esposte in questo periodo buio che ha contraddistinto il nostro mondo, incluso quello dell’arte.
La mostra, con la sua immediatezza rappresentativa, è un invito a fermarsi, estraniandosi dai ritmi che la società moderna ci impone, e a diventare parte attiva di un turbamento corale dettato dalle cose semplici, accessibili che ognuno di noi custodisce come la parte più intima e profonda del proprio io.
E così spaziando dalla testa delle papere che escono da un uovo gigante, alla comunità multicolor di rospi imperturbabili che portano, con fierezza, sulle spalle a spasso i loro piccoli, dalle papere finite in pentola ai pesci che se ne stanno appesi come panni ad asciugare, per finire con le uova di svariate forme grandezze e colore che sembrano celare chissà quale segreto quando si schiuderanno, si viene inghiottiti in un percorso di fantasia e paradosso e ci si sente un po' come Alice nel paese delle meraviglie aspettandosi da un momento all’altro di imbattersi nel cappellaio matto che realizzi i sogni che ogni bambino che è in noi continua a coltivare.
Ed è inutile interrogarsi sul cosa l’immagine voglia rappresentare, torna in mente la frase di Rauschenberg “non voglio un quadro che sembri qualcosa che non è, voglio che sembri qualcosa che è” e questo è lo spirito giusto con cui immergersi nella mostra che poi, a ben vedere, è anche piena di significati non immediati; dalla scelta della sabbia che suggerisce il concetto di fragilità come i castelli di sabbia; all’utilizzo, come dice l’artista, delle spiagge e dei loro diversi colori come una tavolozza naturale a cui attingere; al senso di forza espresso dalla sabbia nera, vulcanica che, con i suoi riflessi minerali luminescenti, ricorda la superficie lunare rendendo uova e papere protagoniste di un paesaggio senza tempo.
Un grazie all’artista, da sempre fedele alla sua cifra stilistica, per averci catapultato con grazia e leggerezza in questo mondo di ‘fragile fantasia’.
Testo a cura di Marilena Saraceno