Per altre Vie

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA GLI ACROBATI
Via Ornato 4 , Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

8 - 9 - 10 aprile: dalle 15 alle 20

Dal 14 aprile: giov e ven 16.00 - 19.30 | sab 11.00 - 19.30

Vernissage
08/04/2022

ore 15

Curatori
Marzia Capannolo
Generi
arte contemporanea, collettiva

La nuova stagione espositiva della Galleria Gliacrobati riparte con la mostra collettiva Per altre Vie, a cura di Marzia Capannolo, in continuità con le riflessioni emerse durante l’ultima edizione del Festival Outsider Art incentrata sul tema della medianicità, che si è svolto a Torino durante lo scorso mese di ottobre.

Comunicato stampa

La nuova stagione espositiva della Galleria Gliacrobati riparte con la mostra collettiva Per altre Vie, a cura di Marzia Capannolo, in continuità con le riflessioni emerse durante l’ultima edizione del Festival Outsider Art incentrata sul tema della medianicità, che si è svolto a Torino durante lo scorso mese di ottobre.

Il progetto espositivo Per altre vie, realizzato in collaborazione con la Galleria Maroncelli 12 di Milano e l’Atelier Blu Cammello di Livorno vede protagonisti gli artisti Samaneh Atef, Maria Callegaro, Maurizio Fontanelli, Alessandra Michelangelo e Massimo Ricciardo.

La mostra è inserita nel programma Exhibi.to 2022 che coinvolge trentuno gallerie torinesi con esposizioni e eventi coordinati nei giorni 8 - 9 - 10 aprile, dalle ore 15 alle 20.

La sostanziale diversità fra i vari linguaggi proposti viene ricomposta dalla sottile linea di tangenza lungo la quale si incontrano i processi creativi di ognuno degli artisti in mostra.

Samaneh Atef utilizza fogli spesso contornati da cornici arabescate stampate che simulano la messa in quadro del fatto rappresentato, iconizzando lo stesso entro una dimensione votiva. Maria Callegaro, artista scomparsa nel 2013, ha affidato gli ultimi anni della sua esistenza alla pittura riportando sulla tela la rappresentazione di ciò che le si manifestava alzando gli occhi al cielo. Maurizio Fontanelli, artista proveniente dalla scuderia dell’Atelier Blu Cammello di Livorno, attraverso composizioni segniche e simboliche evidenzia la necessità di riappropriarsi di un linguaggio misterico e lo fa con oggetti rituali disseminati sul foglio, in netto contrasto con l’allontanamento dalla spiritualità che caratterizza profondamente la società occidentale contemporanea.

Anche Alessandra Michelangelo, scoperta da Riccardo Bargellini che ne ha seguito il lavoro e che è testimone dell’evoluzione del suo linguaggio espressivo, è stata una delle Artiste dell’Atelier Blu Cammello. Durante il suo breve percorso - muore a Livorno nel 2001 all’età di 48 anni - ha affondato le angosce visionarie delle sue emozioni più profonde nel gesto pittorico da cui ha lasciato riemergere lingue arcaiche, echi di mondi dispersi, spiriti che galleggiano nell’aldilà, demoni antichi, affidando alla scelta di firmarsi “Michelangelo” la dichiarazione di avveramento dei misteri che si celano oltre il mondo sensibile, possibile solo attraverso l’Arte.

Massimo Ricciardo, artista che lavora prevalentemente con materiali di archivio, fotografie e pubblicazioni, concentra gran parte della sua ricerca sullo spostamento e sulla trasposizione temporale delle tracce di vissuti passati e ricordi emozionali. La stesura del suo lavoro passa necessariamente da più fasi progettuali e costruttive, attuando un procedimento che contrasta fondamentalmente con la rapidità del gesto creativo che è propria di tante esperienze outsider. La partecipazione di Ricciardo alla mostra è affidata al trittico Patrizio - I don't fell part of any other place than this. I've always been afraid of wind, like the stones of a low wall, ovvero alla selezione di una serie di frame tratti dal film “Patrizio”, vincitore del premio Cantica 21 del Mibact, che ripercorre la costruzione della Cappella votiva realizzata da Patrizio Decembrino, manovale e contadino che negli anni ’70, nella mulattiera accanto alla sua casa, ha avviato la costruzione una cappelletta dedicata alla Madonna nera di Tindari, decorandola vivacemente e dipingendola di color rosa e azzurro, aggiungendo colonne, vasi e motivi vari con materiali di recupero.

Per altre vie pone quindi l’attenzione sulla capacità del gesto e del pensiero creativo degli artisti di ripristinare un dialogo - spesso interrotto a causa della frugalità del quotidiano - con una dimensione volta alla ricerca di una spiritualità non necessariamente intima, bensì corale, a partire essenzialmente dal ruolo dell’artista come medium in grado di ristabilire connessioni con l’universo del simbolico e del divino. Le opere in mostra si fanno esse stesse testimoni e agenti del momento trasformativo che si realizza nella riappropriazione di uno scambio con il sacro, scevro da ogni sovrastruttura intellettualistica.

La mostra è accompagnata da un catalogo con testi critici di Riccardo Bargellini, Marzia Capannolo, e Antonia Jacchia.