Per Barclay / Urs Lüthi
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A cinque anni di distanza da Aus der Serie der grossen Gefühle (dalla serie dei Grandi Sentimenti) (2020) e a sei da Tramonto (2019), rispettivamente l’ultima mostra personale di Urs Lüthi e l’ultima di Per Barclay.
Comunicato stampa
A cinque anni di distanza da Aus der Serie der grossen Gefühle (dalla serie dei Grandi Sentimenti) (2020) e a sei da Tramonto (2019), rispettivamente l’ultima mostra personale di Urs Lüthi e l’ultima di Per Barclay, e in contemporanea all'installazione La Strage degli Innocenti realizzata da Per Barclay negli spazi dell’ex chiesa di San Barbaziano per conto dei Musei Nazionali di Bologna – Direzione Regionale Musei Nazionali Emilia-Romagna, OTTO Gallery è lieta di presentare nei propri spazi espositivi la mostra Small Monuments and Archisculpture, una doppia personale dei due artisti, nella quale Per Barclay (Oslo, 1955) e Urs Lüthi (Kriens, 1947) si confrontano sul tema dello spazio - architettonico, interiore e umano - attraverso la produzione scultorea di piccolo formato.
Sfaccettato e complesso, il lavoro di entrambi si è sviluppato secondo registri linguistici variegati che fanno uso di forme mediatiche molteplici. Se Per Barclay esplora la scultura fin dai suoi esordi, negli anni ’80, giocando su contrasti visuali, forme e materiali che generano tensioni fisiche e psicologiche, per Urs Lüthi la scultura ha un peso e un ruolo raffrontabili a quelli della fotografia all’interno della propria ricerca artistica, utilizzandola per mostrare la propria immagine come specchio del mondo, delle contraddizioni e dei conflitti dell’uomo contemporaneo.
Entrambi declinano in un personale linguaggio tridimensionale un’investigazione profonda e tenace intorno all’interrogativo sulla condizione esistenziale umana.
Disorientamento e inquietudine, provvisorietà e ambiguità, violenza e fragilità sono trasmessi attraverso un medium che è sempre interrogazione dello spazio. La scultura infatti lo attraversa, lo estende, lo riconfigura. E, nel lavoro dei due artisti, intreccia una relazione tra lo spazio architettonico e quello interiore umano.
Inquieto nella sua apparente freddezza, Per Barclay costruisce la propria scultura come fosse un luogo. Il ferro dialoga con il vuoto e la dimensione di stabilità con quella di precarietà. Buchi, aperture, griglie, accessi negati evocano ansia e inquietudine, senso di incombente minaccia e impossibilità. Nelle sue Archisculture (“sculture architettoniche”, termine coniato da Achille Bonito Oliva nel 1987 nel testo scritto in occasione di una mostra tenuta a Roma dall’artista) l’oggetto è trasformato in un luogo che a sua volta è uno stato della mente, un luogo che induce “quella specie di ansia che ciascuno percepisce” ai nostri giorni. Nella loro struttura si riconosce l’archetipo della forma abitativa, la sua impraticabilità e insieme l’assenza della presenza umana.
Al contrario Urs Lüthi nella propria opera scultorea innesta un dialogo tra lo spazio e la presenza umana attraverso la propria autorappresentazione: è il suo stesso corpo, utilizzato in chiave universale, ad essere posto su un piedistallo e a diventare un oggetto nello spazio reale dello spettatore nei suoi Small Monuments. Il filo spinato e le catene rimandano ai concetti di mancanza di libertà e coercizione, suggerendo l’idea della presenza della violenza all’interno del nostro presente. Il titolo ossimorico della serie ribalta la retorica del monumentalismo scultoreo. E quella stessa immagine dell’artista diventa l’icona che riflette con coerenza radicale e feroce, ma anche con molta ironia, la condizione esistenziale di ogni uomo che è piccolo e vulnerabile di fronte alla grande complessità del mondo.
Per Barclay (Oslo, 1955). Vive e lavora tra Torino e Oslo.
Ha studiato storia dell’Arte all’Università di Bergen, completando poi la sua formazione all’Istituto Statale d’Arte di Firenze, all’Accademia di Belle Arti di Bologna e infine all’Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 1990 partecipa al Padiglione dei Paesi Nordici alla XLIV Biennale di Venezia. Le sue opere sono state esposte in prestigiosi musei nazionali e internazionali, tra i quali: Henie-Onstad Art Centre di Oslo, Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain di Nizza, Museet for Samtidskunst di Oslo, CCC Centre de Création Contemporaine di Tours, Palacio de Cristal, Parque del Retiro, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, Fondazione Merz di Torino, CAC Málaga Centro de Arte Contemporáneo di Málaga.
Tra le mostre più recenti, nel 2014 ha preso parte alla seconda edizione di “Icastica”, ad Arezzo, creando una installazione d’olio nella Chiesa di San Domenico, sotto il crocifisso del Cimabue. Nello stesso anno espone a São Paulo, Brasile, in “Made by Brazilians…Creative Invasion”. Nel 2015 viene invitato a partecipare a “L’albero della cuccagna”, manifestazione ideata da Achille Bonito Oliva, realizzando una camera d’olio a Ca’ Pesaro, Venezia. Nel 2017, ha presentato una sua grande installazione all’inaugurazione del Centre de Création Contemporaine Olivier Debré a Tours, Francia. Nel 2018 ha partecipato a Manifesta 12, Palermo, con una oil room alla Cavallerizza di Palazzo Mazzarino e nel 2019 ha creato una camera d’olio alla Carpintarias São Lázaro, Lisbona. Nel 2023 l’Henie Onstad Kunstsenter di Oslo gli ha dedicato un’importante personale.
In occasione di ART CITY Bologna 2025 e Arte Fiera, apre al pubblico la ex Chiesa di San Barbaziano, per la quale realizza il progetto speciale “La Strage degli Innocenti”, a cura di Denise Tamborrino e Patrizia Cirino. La mostra, promossa dai Musei Nazionali di Bologna – Direzione Regionale Musei Nazionali Emilia-Romagna, è realizzata in collaborazione con AICS Bologna, OTTO Gallery e Galleria Giorgio Persano.
Urs Lüthi è nato a Kriens (Lucerna, Svizzera) nel 1947, vive e lavora a Monaco di Baviera.
Dalla fine degli anni sessanta a oggi innumerevoli musei gli hanno dedicato mostre personali, tra questi si rammentano: Kunstmuseum Luzern, Lucerna (Svizzera); Kunsthalle Göppingen (Germania); Viafarini DOCVA, Milano; Fondazione Brodbeck, Catania; MACRO, Roma; Sammlung Falckenberg, Hamburg-Harburg (Germania); Kunst Meran, Merano; Villa Giulia, Verbania; The National Museum of Contemporary Art, Bucharest (Romania); Swiss Institute, New York (USA); Städische Galerie im Lenbachhaus, Monaco (Germania); Galleria Civica, Modena; Freiburger Kunstverein, Friburgo (Germania); Bonner Kunstverein, Bonn (Germania); Kunstmuseum, Winterthur (Svizzera); Kunsthalle Basel, Basilea (Svizzera); Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, Verona; Museum im Bellpark, Kriens (Svizzera); Centre Culturel Suisse, Parigi (Francia).
Ha partecipato a collettive in istituzioni del calibro della Tate Modern, Londra (Regno Unito); Musée d`Orsay, Parigi (Francia); Ludwig Museum Budapest (Ungheria); Centre Georges Pompidou, Parigi (Francia); ZKM, Karlsruhe (Germania); Museum of Modern Art, Istanbul (Turchia); FRAC Montpellier (Francia); Hamburger Kunsthalle, Amburgo (Germania); Stedelijk Museum, Amsterdam (Paesi Bassi); Kunsthaus Zürich, Zurigo (Svizzera); The Scottsdale Museum of Contemporary Art, Scottsdale, Arizona (USA); The Bronx Museum of the Arts, Bronx, New York (USA); Hong Kong Museum of Art, Hong Kong; Museo de Arte Contemporaneo, Santiago de Chile (Cile); Museum Moderner Kunst, Vienna (Austria); Palais de Tokio, Parigi (Francia); Galleria d'Arte Moderna, Bologna; Palazzo Reale, Milano; Palais des Beaux-Arts, Bruxelles (Belgio); Hara Museum of Contemporay Art, Tokyo (Giappone); Museum of Contemporary Art, Chicago (USA); Institute of Contemporary Art, Philadelphia (USA); Contemporary Art Center, Cincinnati (USA); Biennale de São Paulo, San Paolo (Brasile); Museo des Artes Modernas, Rio de Janeiro (Brasile); MAMC, Saint-Étienne (Francia); MAMCO, Ginevra (Svizzera); The Parkview Museum, Singapore; MASI, Lugano (Svizzera); Palazzo Grassi, Punta della Dogana, Venezia; Helmut Newton Foundation, Berlino (Germania); MOCA, Toronto (Canada).
Nel 2001 ha rappresentato la Svizzera alla Biennale di Venezia.