Per mesi arredare un nome
I dieci artisti in mostra raccontano storie diverse, ma nell’insieme ciascuno di loro declina il quotidiano in modo singolare.
Comunicato stampa
Il verso della poesia di Andrea Bajani, “per mesi arredare un nome”, ci conduce entro un percorso di intimità, di relazione, di spazi a cui noi dedichiamo del tempo, per dare un senso a quanto ci accade e per assegnare un nome nuovo alle cose. È un po' quanto ci è accaduto negli ultimi mesi, dove un isolamento forzato e indispensabile, ci ha costretti a rimodulare le nostre vite e anche i rapporti con gli altri, con il lavoro, con il mondo, ma soprattutto a guardare un po' di più dentro noi stessi.
I dieci artisti in mostra raccontano storie diverse, ma nell'insieme ciascuno di loro declina il quotidiano in modo singolare: chi fa una analisi intima del sé e si interroga come Alessandra Maio; chi cerca di lanciare messaggi ad un altro sperando che colga il segno e lo decodifichi come Marta Pujades; chi si affida al caso come motore primo della vita e delle scelte come Vincenzo Merola, chi riconosce la possibilità dell'errore, perché “siamo umani” come Marco La Rocca; GEC + BR1 escono allo scoperto nelle città vuote del Covid per dirci che unici protagonisti delle vie, delle piazze sono i giovani rider che consegnano il cibo nelle nostre case protette e blindate, correndo senza fiato da un punto all'altro della città; Rosita D'Agrosa scrive invece messaggi positivi per rafforzare la relazione con l'altro in un discorso amoroso imprigionato entro una griglia elegante; Anna Miroshnichenko indaga sull'essere donna in uno sguardo solitario che non coincide con quanto l'essere stereotipato del femminile oggi ci rinvia: non sono donne trasformate da interventi chirurgici, ma cui bastano sotto-spalle per avere un corpo più modellato; David Cesaria con un linguaggio pop e molto ironico ridisegna un logo disneyano ricordando il disagio umano, di distanziamento fisico e sociale e che ora si sta trasformando in un ampio disagio economico; chiudiamo con le nuvole di Jacopo Ferrarese, che per lunghi giorni abbiamo visto dalle nostre finestre, chiusi nel nostro privato a rincorrere la leggerezza di quel biancore in cieli senza tracce del passaggio di aerei.
Nella conclusione del suo pamphlet “Nel contagio” Paolo Giordano, uscito durante il periodo di quarantena, ricorda il Salmo 90: “Insegnaci a contare i nostri giorni / e acquisteremo un cuore saggio”. L'idea è proprio che imparare a contare i nostri giorni significhi dare valore ai nostri giorni e “per mesi arredare un nome”, in modo da pensare alla normalità con occhi e cuore nuovo, più saggio e compassionevole.