Informazioni Evento

Luogo
TWENTY14CONTEMPORARY
Via Luigi Mangiagalli 5, Milano , Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
20/04/2017
Generi
arte contemporanea, collettiva

Il periodo ipotetico è un periodo attraverso il quale si esprime un’ipotesi da cui può derivare una conseguenza. Allo stesso tempo questa non è una mostra, ma un’ipotesi di mostra, nata da una delle tante possibilità che questi artisti pongono in essere.

Comunicato stampa

Il periodo ipotetico è un periodo attraverso il quale si esprime un’ipotesi da cui può derivare una conseguenza. Allo stesso tempo questa non è una mostra, ma un’ipotesi di mostra, nata da una delle tante possibilità che questi artisti pongono in essere.
Mettendo in discussione l’atto espositivo, quindi il principio di selezione che ne è intrinseco, viene interrogato il processo fotografico stesso.

Allontanandosi dall’idea che uno scatto possa determinare un soggetto, viene posta una lente d’ingrandimento sull’insufficienza dell’immagine, ma nello stesso tempo sulle innumerevoli possibilità che essa può produrre. Quello che si vede non è sufficiente ed è forse proprio la sua insufficienza che permette di generare nuovi interrogativi.

Possiamo dire che ciò che accomuna il lavoro di Cesare Ballardini, Achille Filipponi, Massimiliano Rezza, è proprio il vivere la fotografia come un’eterna peregrinazione, in cui la meta non vuole e non deve essere aprioristicamente stabilita.
Apparentemente tre metodi diversi, o non metodi, che indagano sulla fotografia stessa.
Partendo da un’atteggiamento che potremmo definire con il termine di “scetticismo fotografico”, i tre autori giocano con la vista, tra palindromi, finti multipli e immagini che si proliferano come cellule.

Apparentemente tre metodi diversi, o non metodi che indagano sulla fotografia stessa.
Partendo da un’atteggiamento che potremmo definire con il termine “Scetticismo fotografico”, i tre autori giocano con la vista, tra palindromi, finti multipli e immagini che si proliferano come cellule.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo auto prodotto in tiratura limitata con un saggio di Daniel Blight.
L’ allestimento della mostra è curato da T14 in collaborazione con l’ architetto Marco Gabriele
Lorusso.

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ENG.

The hypothetical period is a construction used to express a hypothesis from which a consequence can derive. In parallel, this is not an exhibition, but rather the hypothesis of an exhibition, born from one of the many possibilities that these artists bring to light.
Raising questions about the act of exposition, and consequently its intrinsic principle of selection, it challenges the photographic process itself.

As we recede from the idea that a single shot could ever be conclusive, what slides into focus is the overall limitedness of images, and, simultaneously, the infinite possibilities that they create.
That which is shown is never conclusive and, perhaps, the ambiguous magnetism of works of art radiates precisely from their relativity.

We could say that the common factor between the works of Cesare Ballardini, Achille Filipponi and Massimo Rezza is the sense of photography seen as a boundless peregrination, where the
destination can't be, nor should to be, set beforehand.
Three apparently diverse methods, or non-methods, of inquiring around photography itself.
Setting out with an attitude which could be defined as "photographic skepticism", these three authors play with the sense of sight, between palindromes, fake multiples and imagery that proliferates like cells.
The exhibition’s catalog, self published and produced in a limited edition with an essay by Daniel Blight.
The exhibition's setup is curated in collaboration with the interior designer Marco Gabriele Lorusso.

Cesare Ballardini, Achille Filipponi, Massimiliano Rezza