Perìpatos. Camminare come pratica artistica
Tutti gli artisti in mostra si esprimono attraverso il cammino in modo diverso e con esiti differenti ma con uno sguardo che si fa costruttore di spazi.
Comunicato stampa
È dentro di noi che i paesaggi divengono paesaggio.
Ed è per questo che se li immagino, li creo; se li creo esistono; e se esistono li vedo.
La vita è quel che noi decidiamo di farne.
I viaggi sono i viaggiatori.
Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma quello che noi siamo.
Fernando Pessoa - Il libro dell’inquietudine
Parafrasando Walter Benjamin nel capitolo dedicato al flanêur nei Passagenwerk, possiamo dire che noi camminiamo per conoscere la nostra geografia.
Camminare è una attitudine topologica biogeografica: in tempi storici ha rappresentato la forma simbolica di trasformazione dello spazio, l’atto creativo primario; in tempi moderni, svincolato da religione e letteratura, assume lo statuto di puro atto estetico.
Cammino e sguardo sono elementi simpoietici: secondo Gilles Clément la nozione di paesaggio è “ciò che si trova alla portata del nostro sguardo […] ciò che conserviamo nella memoria dopo aver smesso di esercitare i nostri sensi all’interno di uno spazio investito dal corpo”. Gli sguardi diventano costruttori di spazi, fattori concreti di modificazione del contesto.
“Dall’attività di camminare attraverso il paesaggio per controllare il gregge deriva una prima mappatura dello spazio, nonché quella attribuzione dei valori simbolici ed estetici del territorio, che porterà alla nascita dell’architettura e del territorio” ci dice Francesco Careri in Walkscapes.
Nello stesso modo possiamo interpretare i percorsi dei pellegrini medioevali come atti performativi in azioni spazializzanti (Viviana Garavano - Paesaggi attivi): già solo attraversando uno spazio con lo sguardo, posso modificare l’ambiente, trasformare il mondo percependolo, quindi comunicandolo.
Nietzsche camminava molto attraverso i boschi e aveva “fantastici colloqui con se stesso” ma non lo faceva per ritrovarsi, per conquistare un sé autentico, ma come corpo che cammina in un flusso di vita immemorabile senza nome e senza storia.
Possiamo riconoscere nel ‘900 due tendenze nell’idea di cammino: vagare come valore perturbante che porta verso la coscienza e vagare come perdita, come negazione di presenza; da queste due matrici si sviluppano azioni estetiche differenti all’interno delle avanguardie storiche.
Le escursioni nei luoghi banali dei dadaisti nella consapevolezza dell’azione, con la coscienza di “non fare nulla”, i percorsi erratici in territori naturali dei surrealisti in una “esplorazione ai confini tra la vita cosciente e la vita da sogno”, la deriva dei situazionisti che intende investigare gli effetti psichici che il contesto urbano agisce sull’individuo, si muovono tra questi due poli di presenza e assenza nell’azione del camminare.
Attraversando storicamente: il percorso come rito della religione, il percorso come narrazione delle forme letterarie, il percorso sacro come forma di redenzione, il pellegrinaggio come remissione dei peccati, la processione come forma di esaltazione, concettualmente il cammino arriva nella contemporaneità come atto estetico essenziale, declinato da più artisti di diverse generazioni, la cui pratica di incorporazione del pensiero nel cammino ha raggiunto punti di sofisticazione e rarefazione estetica molto alti.
Da questo nasce l’idea di questa mostra che vuole raccogliere le diverse esperienze di pratica estetica dell’atto di deambulare nelle diverse interpretazioni che questa pratica genera anche a livello materiale. Produrre un lavoro artistico legato al cammino può sostanziarsi in una azione, un ricordo, un disegno, un dipinto, una foto, un video, una raccolta di materiali o addirittura in una mancanza.
Tutti gli artisti in mostra si esprimono attraverso il cammino in modo diverso e con esiti differenti ma con uno sguardo che si fa costruttore di spazi: lo sguardo diviene progettista in un percorso di trasformazione permanente, all’interno del superamento della dicotomia tra naturale e artificiale, ma con la certezza che umani, animali, vegetali, minerali ed esistenze immateriali “siamo una unica forma di vita” che evolve in modo interdipendente e aperto.
ARTISTI IN MOSTRA
Pippa Bacca
Alessandro Cimmino
Pierpaolo Curti
Hamish Fulton
Daniele Girardi
Michael Höpfner
Francesco Jodice
Giuliano Mauri
Antonio Rovaldi
Mariateresa Sartori
David Tremlett
A cura di Carlo Orsini
In collaborazione con GalleriaMichelaRizzo
Cover: Hamish Fulton, installation view, courtesy the artist and Galleria Michela Rizzo