Peter Demetz – Looking Beyond
Prima personale di Peter Demetz a Capri. In mostra l’ultima produzione di sculture e light-boxes dell’artista.
Comunicato stampa
La White Room è lieta di annunciare la prima personale di Peter Demetz a Capri. In mostra l'ultima produzione di sculture e light-boxes dell'artista.
The White Room is pleased to announce the first solo exhibition by Peter Demetz in Capri. In the show: the latest production of sculptures and light-boxes by the artist.
**********
su Peter Demetz:
1969 nato a Bolzano (I), vive e lavora ad Ortisei (BZ)
1983-84 frequenza dell’istituto d’arte di Ortisei
1984-90 apprendistato nel laboratorio del maestro Heinrich Demetz
1993 diploma di maestro scultore
1993-09 partecipazione a mostre collettive ad Ortisei (UNIKA), Milano, Vail/Colorado, Lipsia, Lichtenstein (D), Gent (B), Vienna, Firenze, Bolzano, Lecce, Istanbul, Palma de Mallorca e Roma. Lavori su commissione in Italia, Austria, Germania, Islanda e negli USA.
1995-02 insegnante alle Scuole Professionali per Scultori di Ortisei e Selva nelle materie: disegno, storia dell’arte e scultura
1997-00 presidente dell’associazione „Artigianato Artistico Gardenese“ e coordinatore del gruppo UNIKA
1999-02 formazione in pedagogia, didattica, psicologia dell’apprendimento e dello sviluppo
dal 2001 ha tenuto dei seminari su temi inerenti la scultura, e corsi di scultura sul legno, modellare e disegno; fra altro per il Designcenter della ditta Swarovski a Wattens (A), la LKJ-Sachsen di Lipsia, il Daetz-Centrum a Lichtenstein (D) e l'Accademia delle Belle Arti di Carrara
2002-06 docente responsabile al corso di studi „arte della scultura lignea“ dell’università di Zwickau (Germania), facoltà d’arteapplicata di Schneeberg, presso il Daetz-Centrum a Lichtenstein (D)
Riconoscimenti:
2007 Premiato al concorso “Nova” della provincia di Bolzano, opera: “Dialogo”, 62 cm x 46 cm, (catalogo)
2007 1° Premio al concorso per il 60° anniversario della Fiera di Bolzano, opera: “Padiglione 1”, 310 cm x 260 cm, 2007
2008 Premiato al „Premio Arte“ della rivista Arte- Giorgio Mondadori, opera: „Lo Specchio“ 60 cm x 50 cm, 2008
2009 Premiato al concorso artistico “eroism – inier, ncuei, duman” dell’assessorato alla cultura ladina in collaborazione con il “Südtiroler Künstlerbund”, opera: “… hero …”, 70 cm x 60 cm, 2009
2010 Vincitore al concorso artistico "III Trienala Ladina" al museo ladino di San Martino in Badia
2010 1° Premio al "Premio Arciere" a Sant' Antioco in Sardegna, opera: "L'analfabeta", 45 x 37 cm, (catalogo)
2010 1° Premio al "XXXVII Premio Sulmona ", rassegna internazionale d'arte contemporanea a Sulmona (AQ), opera: "il Ricordo", 60 x 49 cm, (catalogo)
about Peter Demetz:
1969 Born in Bolzano ( Italy ), lives and works in Ortisei (BZ).
1983-84 Art school in Ortisei
1984-90 Apprenticeship at Heinrich Demetz’s workshop.
1993 Achievement of the diploma "maestro scultore“
1993-09 Participation at collective exhibitions in Ortisei (UNIKA), Milan, Vail/Colorado, Leipzig, Lichtenstein/Germany, Gent, Vienna, Florence, Lecce, Bolzano,Istanbul, Palma de Mallorca and Roma. Orders in Italy, Austria, Germany, USA and Iceland.
1995-02 Teacher at the vocational school in Ortisei and Selva Gardena. Subjects: drawing, history of art und sculpture.
1997-00 Chairman of the association „Artigianato Artistico Gardenese“ and of the UNIKA group.
1999-02 Courses in pedagogy, didactics, educational and developmental psychology.
sin. 2001 Lectures and seminars on wood sculpture as well as courses on working with wood and clay, drawing, design and anatomy; among others, for the design centre of the company Swarovski in Wattens (A), the LKJ-Sachsen in Leipzig, the Daetz-Centrum in Lichtenstein (Ger) and the Academy of Fine Arts in Carrara
2002-06 Leading teacher of the course on wood sculpture of the Westsächsische Hochschule Zwickau , Department of Applied Arts Schneeberg, at the Daetz-Centrum in Lichtenstein (Germany).
Awards:
2007 Honour award for the sculpture “dialogo” (dialogue) at the competition “Nova” held in the province of Bolzano
2007 1st prize at the competition for the 60th anniversary of the Bolzano fair for the work “padiglione 1” (hall 1)
2008 Honour award at the „Premio Arte“ of magazine "Arte"- Giorgio Mondadori, work: „the mirror“ 60 cm x 50 cm, 2008
2009 Honour award at the art competition “eroism – inier, ncuei, duman” held in the province of Bolzano, work: “… hero …”, 70 cm x 60 cm, 2009
2010 Winner at the art competition "III Trienala Ladina" on the Museum Ladin in San Martino in Badia (Italy)
2010 1st prize at the art prize "Premio Arciere" of Sant' Antioco in Sardegna (Italy) for the work: "L'analfabeta", 45 x 37 cm, (catalogue)
2010 1st prize at the international artprize "XXXVII Premio Sulmona ", in Sulmona (AQ), for the work: "Remember", 60 x 49 cm, (catalogue)
Peter Demetz
Looking Beyond
Ci sono due possibili strade per avvicinarsi al lavoro di Peter Demetz: uno è quella della tradizione - che rimanda alla storia della scultura italiana e alla trattatistica sulla prospettiva dal Rinascimento ad oggi - l'altra è quella della modernità - che vede le opere dell'artista inserirsi a pieno titolo tra le sculture più interessanti del panorama italiano contemporaneo.
In qualunque modo si vogliano interpretare le sculture di Peter Demetz, i diversi piani di lettura si intersecano e si sovrappongono, e, questa ricchezza interpretativa sembra riflettersi nella convergenza dei diversi livelli della superficie lignea in un unico punto di visione.
La via della tradizione
La tradizione artistica cui fa riferimento Peter Demetz non è soltanto l'antichissima usanza della lavorazione del legno, che da sempre si intaglia nella provincia dove l'artista vive. La sua capacità di intagliare il legno funziona nel suo caso come un alfabeto espressivo. A Ortisei, dove Demetz vive, i maestri intagliatori si tramandano di generazione in generazione i segreti della scelta e dell'uso di questo materiale. Ma questa conoscenza e la capacità che ne deriva non basta da sola a spiegare l'interesse che le opere dell'artista suscitano.
Demetz riesce a fondere nel "linguaggio del legno" secoli di ricerca sulla visione frontale, sulla prospettiva, sul teatro e sul rilievo scultoreo.
Le sue opere sono costruite secondo le regole della "prospettiva solida accelerata": con questa definizione si intende una costruzione geometrica che, imponendo studiate deformazioni agli elementi plastici dell'opera, permette di simulare illusoriamente profondità molto maggiori rispetto a quelle realmente utilizzate nel manufatto. In ambito architettonico l'uso di questo tipo di prospettiva illusoria ha conosciuto in Italia esempi di grande raffinatezza: nell’abside di Santa Maria presso San Satiro a Milano (1482) di Donato Bramante, nella galleria prospettica di Palazzo Spada (1640) del Borromini e nella Scala Regia in Vaticano (1666) di Gian Lorenzo Bernini.
Le regole per l'applicazione di questo tipo di prospettiva sono state descritte per la prima volta nei primi due libri di architettura di Sebastiano Serlio, pubblicati nel 1545; ma la pratica si è sviluppata principalmente nella scenografia teatrale più che nell'architettura (pochissimo in scultura). Architettura e scenografia hanno trovato una fusione magistrale, grazie all'uso della "prospettiva solida accelerata", nel Teatro Olimpico di Vicenza, opera di Andrea Palladio.
Il riferimento alla scenografia teatrale è molto importante per comprendere la scultura di Peter Demetz in quanto proprio al teatro rimanda un'altra caratteristica delle sue opere, la scomposizione di ogni singola scultura in livelli di superficie successivi. Nel corso dell'età barocca il teatro conobbe la canonizzazione nella forma a ferro di cavallo; fu abbandonato così l'uso delle scenografie di origine classica (che risaliva allo studio di Vitruvio) e si passò all'uso di scene più agili e intercambiabili, adottando pannelli a telaio, assolutamente piatti, in posizione frontale rispetto agli osservatori, e ripetuti in serie uno dietro l’altro. La scena ritratta venne dunque ad essere scomposta in una serie di immagini pittoriche e/o scultore successive disposte per lo più parallelamente al boccascena. Andrea Pozzo, nel suo trattato Perspectiva pictorum et architectorum, del 1693, propose chiare regole prospettiche per la costruzione di questo tipo di scene. Demetz usa la cornice delle sue sculture-quadro e tutti i vari livelli successivi di superfici lignee come fossero fondali di una scenografia teatrale all'interno della quale le sue figure umane si muovono come degli attori.
Ma non solo nelle scene delle sculture si possono cogliere i riferimenti antichi dell'opera di Demetz, anche le figure presenti sono costruite applicando un metodo scultoreo inventato da Donatello nel primo Rinascimento: lo "stiacciato". Si tratta di una tecnica scultorea che permette di realizzare rilievi con variazioni minime, che possono essere sia aggettanti che incavati rispetto al fondo. Per fornire all'osservatore un'illusione di profondità, lo spessore diminuisce in modo graduale dal primo piano allo sfondo. Questa tecnica è, per alcuni aspetti, più simile ad un'immagine che alla forma di una vera e propria scultura e per questa ragione si rivela adattissima all'applicazione della prospettiva. Le figure umane presenti nelle opere di Demetz sono estremamente realistiche e ricche di dettagli (tant'è che spesso bisogna avvicinarsi moltissimo per verificare che siano realizzate in materiale ligneo) tuttavia non sono a tutto tondo, ma a rilievo, e per di più un rilievo "stiacciato", che, come per il contesto architettonico in cui le figure sono immerse, simula una maggiore profondità rispetto a quella effettivamente utilizzata.
La grande capacità di Demetz non sta nel aver assimilato tutte queste tecniche illusorie antiche, ma nell'averle sapute fondere insieme in una modalità scultorea che si manifesta in tutta la sua modernità.
La via della modernità
In ogni sua scultura Demetz instaura un gioco raffinato con lo spettatore. Inizialmente l'artista forza lo spettatore a guardare ogni opera da un unico punto di vista, come fosse un dipinto in prospettiva; tuttavia lo spettatore, trovandosi comunque di fronte ad una scultura aggettante si muove attorno all'opera e spesso vi infila con curiosità anche le proprie mani all'interno. L'uso di tecniche illusorie sorprende lo spettatore che si trova spaesato dalla scoperta di una scena iperrealistica costruita in forme assolutamente schiacciate rispetto a come una simile scena apparirebbe nella realtà.
Gli elementi che Demetz ritrae sono pochissimi: una porzione di stanza (a volte ridotta ad una sola parete con pavimento), senza ulteriori dettagli che potrebbero essere presenti in una stanza, e una o più figure che si stagliano all'interno di essa.
Ogni particolare è in realtà completamente diverso da ciò che sembra: l'opera si presenta come un quadro dipinto, ma è in realtà una scultura; i personaggi sembrano scolpiti a tutto tondo e sono in realtà "stiacciati"; le zone di riflesso dell'immagine - come ad esempio gli specchi che Demetz ritrae spesso - sono zone di vuoto della superficie. L'osservatore rimane così sorpreso da questa non corrispondenza degli elementi a ciò che in realtà questi sembrano essere.
Ma il "gioco" con lo spettatore non si limita al coinvolgimento di questi all'interno della capacità dell'artista di organizzare in modo così sorprendente gli elementi delle scene ritratte; anche i soggetti, le figure umane, partecipano a questo coinvolgimento emotivo. Lo spettatore, trovandosi ad osservare la scena da un unico punto di vista, viene coinvolto dallo sguardo dei personaggi che osservano "oltre" lo spazio ritratto. La linea dello sguardo dello spettatore in direzione del personaggio viene deviata dallo sguardo del personaggio verso qualcosa d'altro: il personaggio assume su di se il ruolo di una superficie rifrangente. E quando vi sono più figure la rifrazione spazia in più direzioni.
Ma dove guardano i personaggi di Peter Demetz?
Il più delle volte guardano dove lo spettatore non può arrivare: oltre la scena ritratta, in lontananza (o oltre una soglia), oppure all'interno di essa, ma verso un dettaglio che è talmente piccolo che l'artista non ha bisogno nemmeno di ritrarlo, perché sarebbe comunque invisibile allo spettatore. Resta tuttavia viva, nell'osservatore, la curiosità della possibilità di scoprire all'interno della scena il particolare osservato così intensamente dai personaggi.
Meritano un accenno particolare quelle sculture nelle quali i personaggi si guardano reciprocamente. In questo caso lo sguardo dell'osservatore non viene riflesso oltre la scena, ma viene circoscritto entro lo sguardo tra due personaggi; gli occhi dello spettatore si tramutano così nei testimoni di un dialogo silenzioso. Spesso, però, le due figure ritratte sono parte di uno stesso personaggio: sono in realtà le due lati di una persona che si guarda allo specchio. Oltre ad essere un modo - utilizzato fin dal Rinascimento dai pittori - per poter ritrarre porzioni della scena non visibili dall'unico punto di vista scelto dall'artista, si tratta di una strategia per l'immedesimazione dello spettatore con il personaggio: piuttosto che guardare "oltre" (sé stesso), è un invito a guardare verso sé o a osservarsi "dentro".
Ma la verità ultima sulle opere di Peter Demetz è che esse hanno il pregio di non dover essere spiegate. Questo testo, che entra nel dettaglio delle caratteristiche tecniche e dei contenuti delle sculture dell'artista, rappresenta qualcosa di superfluo, un di più di cui le opere non hanno bisogno, perché basta osservarle perché chiunque sia in grado di comprenderne la complessità e la bellezza.
Marco Izzolino