Petra Feriancová – Personale
La Galleria Gilda Lavia inaugura la prima mostra personale dell’artista Petra Feriancová negli spazi della sua sede del quartiere San Lorenzo a Roma. L’esposizione sarà accompagnata da un testo critico di Manuela Valentini.
Comunicato stampa
La Galleria Gilda Lavia inaugura la prima mostra personale dell’artista Petra Feriancová negli spazi della sua sede del quartiere San Lorenzo a Roma. L'esposizione sarà accompagnata da un testo critico di Manuela Valentini.
Per la mostra, dal titolo “Personale”, l’artista interviene nello spazio della galleria ricreandone l’architettura, dando così vita ad un ambiente composto da diversi elementi che restituiscono allo spettatore la straniante sensazione di un qualcosa “fuori misura”; le pareti espositive vengono coperte da una struttura da lei ideata, un elemento dominante che riflette la sua esperienza personale di sei anni trascorsi a Roma, anni seguiti da un periodo di isolamento volontario.
Il lavoro di Petra Feriancová si basa sulla concettualizzazione dei processi emotivi relativi alla percezione, preparazione e memoria, e alle circostanze in cui questi vengono condivisi.
Una pratica della sua ricerca contrappone l’immaginario proveniente dalla sua esperienza vissuta, alla conoscenza bidimensionale proveniente da giornali, libri, enciclopedie. Perde e riacquista la sua identità lavorando con la postproduzione, con l’archeologia di materiali suoi e altrui, appropriandosi così di metodi e concetti storici, antichi. Lo scopo principale di questa forma di manipolazione è fornire allo spettatore una reazione affettiva originale e, nel corpus di opere create per “Personale”, Feriancová giunge a tematizzare il tempo in cui è mancata da Roma e il tempo in cui vi è presente.
L’installazione degli scatti analogici Antigone’s eye (2009-2018), a cui l’artista dedica una sala della galleria, ben rappresenta questo concetto di relazione tra tempo, visione personale e oggettivazione della realtà. Le fotografie, realizzate con l’unico scopo di “comunicare” idealmente le immagini al padre scomparso, sono il risultato di un lungo percorso in cui l’artista misura il tempo senza cercare alcun soggetto in particolare.
L’artista ringrazia: Jan Studeny e Tereza Kaburkova.