Philippe Malouin / Orsina Sforza
In occasione del prossimo Salone del Mobile la galleria A Palazzo è lieta di presentare il lavoro di due designer contemporanei: Philippe Malouin e Orsina Sforza.
Comunicato stampa
In occasione del prossimo Salone del Mobile la galleria A Palazzo è lieta di presentare il lavoro di due designer contemporanei: Philippe Malouin e Orsina Sforza.
La galleria è un luogo dove cultura, percorsi artistici e ricerca si incontrano, dialogano e si contaminano. Il confine tra i linguaggi si assottiglia anche in occasione di questa mostra lasciando spazio alle creazioni di due artisti di bravura e fama internazionale.
Designer canadese, londinese d'adozione, classe '82, per Philippe Malouin al primo posto viene sempre la funzionalità dell'oggetto, molto più e molto prima dell'estetica: "Viviamo in un'epoca caratterizzata da nuove avvincenti sfide di ordine pratico per i designer; in primis, la mancanza di spazio".
I pezzi in mostra sono interamente assemblati a mano e fanno parte di una serie di oggetti (lampade, tavoli e mensole) in qualche modo “senza peso” – Gridlock – nata da assemblaggi di calcestruzzo e reticoli di ottone. Il richiamo alla tattilità e alla modularità è un chiaro riferimento a progettisti utopisti come Buckminster Fuller, Cedric Price e Yona Friedman e all’architettura degli anni ‘60 e ‘70. A tutto questo Malouin aggiunge riferimenti autobiografici alla sua città di origine (Montreal, Canada) e a quella di adozione, Londra: entrambe le città conservano infatti una collezione particolarmente importante di architettura modernista e brutalista ed è a questo patrimonio che il designer si riferisce.
La sfida alla sostenibilità di Malouin è chiaramente messa in opera nel tappeto Yachiyo, un pezzo praticamente indistruttibile e che coinvolge migliaia di ore di produzione a mano. Il tappeto metallico Yachiyo, presentato per la prima volta al salone del mobile 2011, e ora in mostra A Palazzo, è un tappeto pensato addirittura per durare in eterno ed è ottenuto intrecciando tre chilometri di filo galvanizzato per un totale di 3000 ore di lavoro manuale.
Orsina Sforza, milanese d’origine e romana d’adozione, disegna oggetti luminosi, né lampade né sculture: suntuose, imprevedibili, fiorite, infiammate, festose, pericolosamente in bilico tra pop e kitsch e allo stesso tempo di un effetto formale inaspettato e sorprendente.
Le sue lampade sono pezzi unici fatti a mano, di carta dipinta, stoffa cucita, stracci: contenitori di luce che dialogano con lo spazio circostante e trasformano la luce in decoro.
Saranno in mostra opere della serie: Marie Antoinette, Nijinsky, Bernini, e Sposa.