Photography Grant on industry and work

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE MAST
via Speranza, 42 40133 , Bologna , Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

anteprima stampa il 31 gennaio ore 12, dal 1° febbraio al 1° maggio con il consueto ingresso gratuito, da martedì a domenica dalle ore 10.00 alle ore 19.00.

Vernissage
02/02/2018

ore 19 solo su invito

Generi
fotografia, collettiva

Photography Grant on industry and work è un concorso giunto alla quinta edizione (prima si chiamava GD4PhotoArt).

Comunicato stampa

Le immagini dei quattro giovani fotografi internazionali selezionati saranno in mostra al MAST dal 1° febbraio al 1° maggio con il consueto ingresso gratuito, da martedì a domenica dalle ore 10.00 alle ore 19.00.
La mostra è curata da Urs Stahel, direttore della collezione di fotografia industriale di Fondazione MAST.

Mari Bastashevski (Danimarca-Russia), con il progetto Emergency Managers-State Business analizza la crisi idrica verificatasi a Flint (Michigan) nel 2014 che causò un avvelenamento massiccio della popolazione, soprattutto afroamericana. Con le sue immagini individua i meccanismi di funzionamento della macchina governativa quando questa opera danneggiando e sfruttando la parte più vulnerabile della società civile.

Sara Cwynar (Canada), in Colour Factory, che comprende un cortometraggio e diversi lavori fotografici, si serve di vari artefatti per esaminare in dettaglio i sistemi profondamente radicati che inconsciamente guidano i nostri comportamenti come consumatori di immagini e prodotti commerciali. Il suo maggior interesse è “il modo in cui le immagini con il tempo si trasformano, si accumulano, perdurano e cambiano di significato e valore”. Il suo lavoro riguarda le ingrate tradizioni della bellezza nei confronti delle donne e dei loro sforzi per migliorare o manipolare il proprio aspetto.

Sohei Nishino (Giappone) reduce da diversi viaggi in tutto il mondo di cui individua il fulcro nell’acqua, presenta un reportage sul fiume Po. Partendo dal Monviso, è sceso a Torino e ha viaggiato verso l’Adriatico, incontrando sul lungofiume gente e paesaggi molto vari: pescatori, bambini, donne, sì è confuso tra di loro ascoltandone le storie e scattando moltissime fotografie. Tornato in Giappone ha sviluppato centinaia di rullini, tagliandoli e incollandoli su una gigantesca tela. Ne ricava un paesaggio deformato, dove il Po serpeggia come se fosse vivo.

Cristobal Olivares (Cile) si avvicina alle storie degli emigranti domenicani arrivati in Cile: immagini di uomini e donne che non mostrano il volto perché clandestini e video che riprendo la realtà delle migrazioni, con al centro il deserto del grande Nord, frontiera con i paesi vicini. Un progetto che oscilla senza sosta tra finzione e realtà.