Photosophies
Una mostra interdisciplinare, che senza tematizzare il mezzo fotografico, si propone di mostrarne alcuni possibili “usi” non convenzionali, e dunque “assennati”, nella convinzione che un rapporto infedele, libero e consapevole con qualsivoglia medium possa ambire ad ottenere risultati più interessanti che non il rispetto di ortodossie linguistiche ormai logore.
Comunicato stampa
PHOTOSOPHIES. A SENSIBLE USE OF PHOTOGRAPHIC MEDIA
curated by Roberto Ago
Roberto Ago, Michela Alquati, Alessia Contu, Flavio Favelli, Massimo Novaresi, Luca Rossi, Silvana Turzio
Si può essere d'accordo o meno sul fatto che oggi, alle soglie del nuovo millennio, la fotografia più interessante sia appannaggio dell'arte contemporanea e non più della fotografia comunemente intesa.
Ma è innegabile che artisti come Orozco, Ruff, Prince, Fischer, Horowitz, Arcangel, Lassry, Kelm e molti altri ancora, i quali solo utilizzano il mezzo fotografico senza potersi definire fotografi, abbiano proseguito quel lavoro difficile di sviluppo dei codici visivi con più forza e felicità di risultati di tanti fotografi pur apprezzabili. E occorre rilevare come, al pari di pittura e scultura, ciò si sia reso possibile in virtù di pratiche che hanno investito la fotografia di codici altri.
E' il caso dei fotografi, artisti, critici, designer, pubblicitari italiani chiamati a raccolta in questa piccola e calibrata mostra interdisciplinare, che senza tematizzare il mezzo fotografico si propone di mostrarne alcuni possibili "usi" non convenzionali, e dunque "assennati", nella convinzione che un rapporto infedele, libero e consapevole con qualsivoglia medium possa ambire ad ottenere risultati più interessanti che non il rispetto di ortodossie linguistiche ormai logore.
Nessun intervento indulge a un primato estetico fine a se stesso, ma ricerca innanzitutto quell'invenzione concettuale che necessariamente deve rintracciarsi nella bontà delle idee veicolate, le quali a loro volta non possono che fare riferimento a contesti antropologici massimamente condivisi. Se il primato è del logos il mezzo fotografico rappresenta, nelle intenzioni di questo denso excursus quasi programmatico, qualcosa di cui servirsi non tanto valorizzandolo, quanto dimenticandosene.
PHOTOSOPHIES. A SENSIBLE USE OF PHOTOGRAPHIC MEDIA
curated by Roberto Ago
Roberto Ago, Michela Alquati, Alessia Contu, Flavio Favelli, Massimo Novaresi, Luca Rossi, Silvana Turzio
The fact that today, on the threshold of the new millennium, the most interesting form of photography pertains to contemporary art and is no longer the prerogative of photography as is commonly understood, is an issue open to debate.
But it is undeniable that artists like Orozco, Ruff, Prince, Fischer, Horowitz, Arcangel, Lassry, Kelm and many others, who just use photography as a medium without pretending to call themselves photographers, have endeavoured in the difficult task of the development of visual codes with more strength and successful results than many respected photographers of recognized skill. It must be pointed out that, like in painting and sculpture, this could happen thanks to usages that have empowered photography with “foreign” codes.
This is the case with the Italian photographers, artists, critics, designers and admen who have been summoned in this small and calibrated interdisciplinary exhibition that, without thematizing the photographic medium, aims at showing some possible non-conventional, and therefore “judicious” usages, trusting that an infidel, free and well-aware relationship with any medium can aim at more interesting achievements than the flat respect of hackneyed linguistic orthodoxies.
The works exhibited do not indulge in a sterile race for aesthetical superiority, but they rather pursue new conceptual inventions that necessarily have to be sought in the soundness of the ideas conveyed, which - in turn - can only refer to widely shared anthropological contexts. If the primacy is that of the logos, the photographic medium represents, in the eye of this dense and almost programmatic excursus, something to be utilised, not by accentuating its value, but rather by forgetting it.