Pierluigi Praturlon – La dolce vita
Lʼesposizione,oltre ad essere un omaggio alla celeberrima pellicola di Federico Fellini, che nel 2010 ha festeggiato i 50 anni dalla sua prima proiezione; vuole essere anche una occasione per ricordare il grande fotografo italiano Pierluigi, nome dʼarte con il quale Pierluigi Praturlon è meglio noto.
Comunicato stampa
La mostra, curata da Palazzetto Art Gallery, raccoglie, per la prima volta in un nucleo così consistente, 83 sue foto originali-vintage scattate sul set nel 1959.
Nel cubo bianco della galleria si potranno vedere, in un originale allestimento “a fotogrammi”, immagini inedite di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni, di Federico Fellini, della troupe e degli attori, unitamente ad altre che illustrano la storia articolata di questo capolavoro della cinematografia.
Si ringrazia Internozero Comunicazione per lʼamichevole collaborazione.
Pierluigi Praturlon nasce a Roma il 14 novembre del 1924, primo di tre fratelli. Suo nonno, Antonio Praturlon, era partito da Pordenone nella seconda metà dellʼ ʻ800 per fare il dirigente della Cucirini Cantoni Coats (CCC) in Lombardia.
Antonio Praturlon ebbe due mogli e ventiquattro figli equamente divisi; dodici con la prima moglie e dodici con la seconda. Da ciascuna ebbe, sempre equamente divisi, sei maschi e sei femmine. Gavino, che era nato dalla prima moglie di Antonio Praturlon, era ispettore dellʼInam e dalla
Lombardia scese fino a Roma dove conobbe e sposò Marcella Betti. Tra il 1924 e il 1929 vengono alla luce Pierluigi, Gianni (Gianvittore) ed Ezio. Pierluigi fin da piccolo dimostrò una vivace e pronta intelligenza, uno spirito irrequieto ed una grande facilità di apprendimento. A diciannove anni dovette interrompere gli studi (dopo aver terminato il liceo classico) per gli eventi bellici e venne arruolato nellʼesercito, in servizio di leva, alcuni giorni prima dellʼ 8 settembre 1943.
Pierluigi arrivò a Pordenone, con la famiglia sfollata da Roma, nel 1945. Soggiornarono quasi un anno in Friuli dove il fratello Gianni conobbe Gina che diventerà sua moglie. Nel 1946 Pierluigi è il primo a rientrare a Roma dove comincia ad occuparsi di vendita e acquisto di apparecchi fotografici per inglesi e americani e a scattare qualche foto. Nel 1947, alla Vespol si occupa in particolare di cronaca, sia nera che rosa. Passò poi allʼagenzia Poletto dove cominciò a fotografare per il cinema. Dopo un paio dʼanni, il passaggio allo studio di Ivo Meldolesi. Lʼattività di Pierluigi è rivolta soprattutto verso il cinema, senza però trascurare il teatro leggero e la rivista. Nel 1949 venne chiamato dal produttore Carlo Ponti come fotografo di scena per Lʼimperatore di Capri. Dopo una breve parentesi nello studio di Poletto, nel 1954 Pierluigi si mette in proprio.
Nel 1955 è sul set di Guerra e pace e, grazie alla sua conoscenza dellʼinglese, allaccia i primi contatti con gli attori e le produzioni americane che negli anni successivi scenderanno in massa a Roma per quella stagione poi chiamata "Hollywood sul Tevere".
Nel 1959 il lavoro sul set de La dolce vita e il clamore suscitato dal film gli danno fama planetaria. Tra i colleghi venne soprannominato “Lux”, perché, come le omonime
saponette pubblicizzate da Carosello (“Lux, il sapone di nove stelle su dieci”), lui era il fotografo di nove stelle su dieci. Nel momento di maggior espansione, nella sua agenzia lavoravano una trentina di persone, comprese quelle degli uffici di Londra e Parigi. Pierluigi effettuava soprattutto
degli special. Collaborò con quasi tutti i più importanti registi italiani e con diversi americani e inglesi. Sul finire degli anni ʻ60, con lʼabbandono delle produzioni americane, la sua attività fu costretta a ridimensionarsi. Colpito profondamente dalla morte del fratello Gianni (avvenuta nel 1969), chiuse lo studio di Lungotevere Mellini, e si spostò nel 1971 in via Muggia, appoggiandosi allʼagenzia B.B.C. (dei fotografi Bruni, Borni e Cagnazzo). Riprese il rapporto con Federico Fellini di cui documenta la lavorazione di quasi tutti i suoi ultimi film. Rimasto solo, minato nel fisico e senza più nessuna motivazione, si ritira dalla professione, cedendo il suo archivio allʼagenzia Reporters Associati di Roma. Muore
improvvisamente a Roma il 14 agosto del 1999.