Piero Ardenghi – Tracce
Ardenghi con pennellate rapide e nervose, rivela l’essenza degli uomini, attento in maniera particolare all’elemento femminile e delle cose, che nella realtà sono celate sotto una “scorza” esterna.
Comunicato stampa
“TRACCE”
Per parlare della pittura di Piero Ardenghi occorre usare il termine neoespressionismo creato e sviluppato dai tedeschi e presentato nel 1911 dalla rivista “Der Sturm”. Ma se gli espressionisti tedeschi si caratterizzano attraverso una tavolozza dai colori forti e squillanti in contrapposizione con gli impressionisti francesi, non è detto che tale modo di concepire l’arte non abbia influenzato negli anni a seguire pure gli artisti del bel paese. Piero Ardenghi è uno di questi. Nato in un paese presso la val d’Orcia senese, ha assorbito nelle sue prime ricerche nel mondo dell’arte, quella influenza che in un territorio così vario e fatto di langhe, crete, alternate ad un verde improvviso e intenso, nel quale si specchiano chiese, abbazie e paesi da fantascienza, lo potevano prendere per mano e guidarlo sia graficamente che cromaticamente. Neoespressionismo o “espressivo” sono termini che hanno un riferimento preciso, tanto nel contenuto che nella forma ed indicano un’arte la cui sorgente è l’esperienza emozionale e spirituale della realtà ed i cui mezzi sono l’animazione cromatica e formale della rappresentazione. In senso più ristretto il termine espressionismo o neoespressionismo indica le varie correnti manifestatesi nell’arte tedesca fino al 1925, cui sono da aggiungere le tendenze artistiche contemporanee delle varie nazioni europee, compresa l’Italia. Nei temi colti da Ardenghi dalla vita quotidiana (paesaggi, ritratti di figure umane) il suo modo di dare vita alle sue opere si riallaccia alla tradizione, respingendo soggetti mitologici, saghe e temi storici. Quanto agli aspetti formali, è chiaro che il pittore, grossetano di adozione, rinunci alla intenzione puramente imitativa: la rappresentazione del vero si distacca dal suo aspetto affettivo attraverso l’accentuazione del colore, la semplificazione del disegno, la monumentalità della composizione. Infatti le alterazioni del reale sono fondate sul valore espressivo autonomo del colore e della forma, della linea e della impaginazione dell’immagini.
Ardenghi con pennellate rapide e nervose, rivela l’essenza degli uomini, attento in maniera particolare all’elemento femminile e delle cose, che nella realtà sono celate sotto una “scorza” esterna. La vicenda del pittore, è nel riconoscimento di questo carattere nascosto e nel renderlo visibile nei suoi quadri.
Questa penetrazione silente ma immediata, nello sfondo della realtà, rimane effettiva nell’opera e, a questo fine, la visione emozionale è più importante della comprensione analitica. Sia che si tratti di paesaggi che di figure umane compreso lo stesso autoritratto dell’artista.
Non si può parlare nel suo caso di uno stile unitario, comune a tutti gli espressionisti.
L’artista raggiunge una visione di questo suo nuovo linguaggio con un personale modo di essere di fronte alla realtà, veduta attraverso uno stesso trattamento della superficie, solcata da linee energiche con colori forti e pastosi. Comunque nelle sue opere più recenti il colore si fa più leggero, diventa più luminoso e trasparente. I ritratti femminili, non sono decisi e ficcanti come nell’opera i “Manifestanti” che ci richiama alla memoria certa grafica di Guttuso e di Cagli, dichiarando una irruenza giovanile dell’artista, mentre nelle figure femminili appare un sentimento forte, quasi di adorazione del soggetto impresso, come nel “Volto” e “Senti la luna” mentre nel “Casolare in Val d’Orcia” l’artista rischia quasi l’astratto. Comunque in tutte le sue interpretazioni regna un silenzio profondo. Nei ritratti Ardenghi si serve di gesti e mutamenti del soggetto come principale elemento espressivo, da cui scaturisce la sostanza spirituale della rappresentazione. Il disegno per l’artista grossetano, sia nei quadri acrilici, come nei tracciati ad inchiostro di china degli acquerelli, ha una funzione ottica effettiva, ma resta pur sempre nel complesso un mezzo ausiliario.
Credo che Grosseto possa oggi considerare Ardenghi fra i primi della classe anche per il suo carattere semplice che ne rivela un animo costruitosi fra le crete della Val d’Orcia e fra le terre aspre della Maremma.
Un vero modo di essere il suo, non nell’ambito esteriore ma nella linearità e schiettezza di pensiero.
Gilberto Madioni