Piero Cicoli – La retrospettiva 1955-2015
La figura di Piero Cicoli (1939-2016) è protagonista di una retrospettiva allestita al Civico Museo d’Arte Moderna del Castello di Masnago a Varese.
Comunicato stampa
La figura di Piero Cicoli (1939-2016) è protagonista dal 17 novembre 2017 al 7 gennaio 2018 di una retrospettiva allestita al Civico Museo d’Arte Moderna del Castello di Masnago a Varese. L’esposizione è realizzata dal Comune di Varese, in collaborazione con la famiglia dell’artista e la partnership del Liceo Artistico “A. Frattini”, dove Piero Cicoli è stato a lungo un punto di riferimento per colleghi e studenti. Il progetto vanta il sostegno dell’Associazione Liberi Artisti della Provincia di Varese, voluta da Silvio Zanella, oggi presieduta da Marcello Morandini, cui Cicoli ha partecipato come socio fondatore e che festeggia il suo 40° anniversario. L’esposizione è patrocinata dalla Provincia di Varese e dal Comune di Urbania, luogo di nascita dell’artista marchigiano.
La curatrice Chiara Gatti, con il contributo di Matteo Cicoli, ha selezionato sessantasette opere tra le più significative del maestro: cinquantaquattro dipinti e tredici maioliche che raccontano sessant'anni anni di attività. Il percorso cronologico parte dalla metà degli anni cinquanta, ovvero dal naturalismo di piccoli paesaggi dal tratto istintivo, e approda, nel decennio successivo, a uno studio delle forme dai caratteri più astratti e geometrici, sintomo di una esigenza di pura analisi della visione. La stagione degli anni Settanta si concentra sull'impegno sociale e politico, la denuncia di un'inquietudine che, sullo sfondo degli anni di piombo, delinea figure dai profili taglienti, colori cupi, ombre lugubri. Più intimo è l'omaggio al mondo dei diseredati e degli afflitti, un'umanità segnata dalla fatica di vivere che si allinea, nei modi, alla stagione del realismo esistenziale milanese. Una scelta di nature morte che tradiscono l'interesse dell'artista per una realtà dai riflessi inconsci, dove gli oggetti sono alibi di una dimensione “altra”, precede il grande ritorno a una natura che esplode nei colori della terra e del vento, fra ricordi marchigiani e soggiorni sardi. Colorista audace, in grado di calibrare toni elettrici coi bianchi opalescenti degli sfondi spaziali, Cicoli affronta cicli tematici, gli aquiloni o i melograni, diventati un motivo distintivo delle sua produzione matura. Una sezione della mostra è riservata alle maioliche monumentali, piatti e ciotole frutto di una esperienza tecnica e di una sfida alla materia che, giocando con patine e smalti, esalta il suo talento nell'orchestrare segni e campiture.
Dal testo a catalogo di Chiara Gatti: «Avvicinarsi all'opera di Piero Cicoli è un atto di fiducia. Chiede di fidarsi dei suoi occhi capaci di vedere meglio dei nostri. A questo punto la prospettiva si apre ancora sul paesaggio. Che non è più quello della formazione, citazione lirica dei primitivi giotteschi, e neppure la disamina delle componenti strutturali di un panorama geometrico. Cicoli ha succhiato il midollo della terra per distillare una realtà che si è nutrita di esperienze private: la sua discendenza urbinate, il suo viaggiare in altre geografie mediterranee, il suo avvicinarsi a cogliere la linfa della cultura lombarda antica, di quel naturalismo terrigno che proprio Longhi teorizzò passando in rassegna, da Foppa a Bergognone, schiere di madonne contadine e santi imperfetti».
Il catalogo conterrà le riproduzioni a colori di tutte le opere in mostra, il testo scientifico di Chiara Gatti, una serie di contributi di personaggi che hanno operato al suo fianco e un'antologia critica con i maggiori scritti dedicati al suo lavoro.
Biografia PIERO CICOLI (1939-2016)
Piero Cicoli, pittore, incisore e ceramista, nasce a Urbania, nelle Marche, il 09 novembre 1939. Inizia la sua attività giovanissimo, guidato da Federico Melis, grande ceramista, docente alla Scuola di ceramica annessa all'Istituto di belle arti di Urbino. Proprio qui Cicoli, nel 1961, consegue il diploma di Maestro d’arte in litografia, avendo per maestro l'incisore Carlo Ceci. Dal 1968 al 1971, compie esperienze in Sardegna, insegnando materie artistiche nelle scuole statali e dedicandosi a una continua ricerca pittorica. Alla fine del 1971, Cicoli si trasferisce a Varese dove insegna, fino al 1994, Discipline pittoriche presso il Liceo artistico statale “A. Frattini” e dove, assieme ad alcuni amici artisti conterranei, fonda il Gruppo Montefeltro, un collettivo di autori uniti da una comune origine e da una condivisa riflessione sul linguaggio stesso della pittura. Nel 1985 l'opera di Piero Cicoli viene raccolta in un importante volume monografico, a cura di Egidio Fiorin, con la prefazione di Roberto Sanesi e un'antologia critica che contempla testi di Corrado Leonardi, Carlo Munari, Giorgio Segato e Domenico Cara. Il libro è pubblicato dalle Edizioni d’arte Antico Torchio di Genova. Nel 1989 è invitato dal Comune di Varese, in occasione di uno scambio culturale con l'Unione Sovietica, a partecipare a una mostra di artisti varesini allestita ai Musei civici di Varese e, successivamente, itinerante in diverse città dell'URSS. Dal 1995, Cicoli è titolare di una cattedra di Pittura presso l’Accademia di belle arti “Aldo Galli” di Como, che conserva fino al termine dell’anno accademico 1999.
Dal 1965 Piero Cicoli espone in numerose rassegne personali e collettive nelle maggiori città italiane e su invito a Mosca, Casa Centrale dell’Arte; Museo di Baku ( Azerbaigian); Museo di Tblisi (Georgia). Ha inoltre esposto a Tokyo, Osaka, Ginevra, Detroit, Los Angeles, Miami. Tra i tanti critici che si sono occupati del suo lavoro: Silvio Zanella, Raffaele De Grada, Roberto Sanesi, Silvia Cuppini, Giorgio Seveso, Marco Rosci, Renè Terrier, Giuseppe Rosato, Domenico Cara, Ettore Ceriani, Riccardo Prina, Stefania Barile.
Piero Cicoli scompare l'11 aprile del 2016 a Varese. L'archivio, custodito dalla famiglia, si occupa di conservare, valorizzare e promuovere la sua vastissima ricerca.