Piero Dorazio – 10 capolavori
Per questo importante omaggio milanese al Maestro romano, Roberto Casamonti ha personalmente scelto alcune tele che, come opportunamente recita il titolo della rassegna, sono altrettanti suoi capolavori.
Comunicato stampa
Tornabuoni Arte propone, dal 25 ottobre al 10 dicembre, nella sua sede milanese di via Fatebenefratelli 36/36, una attenta monografica di Piero Dorazio.
Per questo importante omaggio milanese al Maestro romano, Roberto Casamonti ha personalmente scelto alcune tele che, come opportunamente recita il titolo della rassegna, sono altrettanti suoi capolavori.
A cominciare da “Nel cuore verde”, opera del 1965, che nell’anno seguente partecipò alla Biennale di Venezia e che qui è stata scelta come immagine della mostra ed alcuni bellissimi reticoli degli anni ’60.
”Per me, afferma Casamonti, Dorazio è stato molto di più che un protagonista vero della pittura astratta europea e un
importante intellettuale che ha saputo contribuire a rafforzare legami tra il nostro Paese, l’Europa e gli Stati Uniti. E’ stato un amico caro.
Al di là di ogni dubbio, aggiunge Roberto Casamonti, Dorazio ha avuto un ruolo chiave nell’arte del suo momento, un avanguardista di primo piano della pittura astratta europea. E allo stesso tempo, scrittore, critico d’arte, colto polemista, docente per un decennio all’Università di Pennsylvenia, sperimentatore nell’ambito delle arti decorative e del design urbano, organizzatore di eventi, osservatore attento e avveduto commentatore della ricerca artistica contemporanea. Un artista e intellettuale che la ricchezza e la poliedricità dei suoi interessi rendono oggi difficilmente incasellabile in classificazioni rigide”.
Il nostro primo incontro – ricorda Casamonti – avvenne negli anni ottanta, quando la mia passione per l’arte contemporanea mi aveva appena spinto a fare il gran passo: da collezionista a gallerista.
In quegli anni avevo già frequentato Lucio Fontana e Alberto Burri, così come negli anni successivi avrei fatto con molti altri protagonisti della scena culturale italiana, da Vedova a Rotella, o Ceroli e Arnaldo Pomodoro.
Eppure, più di trent’anni dopo, non posso dimenticare che da quell’incontro sono nati un rapporto speciale, un’amicizia sincera, il legame di una vita, interrotto solo nel 2005, con la sua scomparsa. Dei nostri momenti insieme ricordo tutto e il ripensare a quell’amicizia ancora mi emoziona.
Anche perché Piero era come un libro aperto, ti sapeva avvolgere in una atmosfera armoniosa, coinvolgendoti nelle tante storie che amava condividere. Ho ascoltato e vissuto ciascuna sfumatura delle sue storie che, per la complicità che egli sapeva loro imprimere, sono diventate anche mie”.
Con queste opere, ho voluto rivivere quei momenti e quell’amicizia. Ciascuna di queste tele mi riporta a precisi episodi condivisi con lui.
Confermano la sua grandezza di maestro delle forme e di genio del colore, ma anche di uomo libero. Per me queste tele sono altrettanti racconti, generati da una eccezionale capacità calligrafica espressa meditando, nel profondo, il colore.
Concordo – conclude Casamonti – con quanto ha scritto Serge Lemoine nel catalogo di una recente, grande mostra parigina su Dorazio: “Grazie a Dorazio, l’arte italiana si è liberata dal provincialismo, è tornata all’altezza del suo passato e l’Italia ha scoperto nuovi orizzonti”.