Pierpaolo Curti – White dream
La pittura di Pierpaolo Curti ci conduce ad un Ritorno all’Ordine e a due diverse chiavi di lettura. A livello formale i suoi paesaggi appaiono statici, come immortalati. Deserti e desolanti senza alcuna traccia di essere umano.
Comunicato stampa
La pittura di Pierpaolo Curti ci conduce ad un Ritorno all’Ordine e a due diverse chiavi di lettura. A livello formale i suoi paesaggi appaiono statici, come immortalati. Deserti e desolanti senza alcuna traccia di essere umano. A livello mentale, invece, l’apparente aridità paesaggistica stimola il nostro pensiero verso un significato da ricercare oltre la rappresentazione concreta. Ciò che vediamo sono delle campiture piatte, pochi elementi geometrici ed un opprimente semplicità. Razionale, ma al tempo stesso meditativo, quelli di Curti non è altro che un modo per riappropriasi di una matrice primordiale dell’Essere. Attraverso un lavoro estremamente simbolico ci mette di fronte ad una stasi apparente. Ma perché mai dovrebbe accadere qualcosa?
Pierpaolo è affascinato dal vuoto. Nella non-azione e nella freddezza trova modo di varcare i limiti conosciuti, e reputati àncora di salvezza, per poi abbandonarci nella comprensione di quei pochi elementi figurativi di cui si serve. Tutto per guidarci verso una quiete ormai dimenticata perché soppiantata dal superfluo. Il logorio della parola e delle azioni sembra quasi deteriorare lo stesso Pierpaolo tanto da condurlo a voler trovare una sensazione d’incanto, ormai rara da sperimentare.
L’incanto è uno stato di meraviglia di cui si dovrebbe far spesso l’esperienza. Un modo per cogliere sempre in ciò che si vede lo stupore, lo stesso che si provava quando non si possedeva una piena consapevolezza del Mondo. È proprio da questa condizione che inizia il percorso di White Dream.
Nel video ci troviamo di fronte ad un orizzonte naturale, un paesaggio ricercato dall’artista e successivamente immortalato. Una sinfonia di suoni ricavati dalla natura fanno da sottofondo ad una mediazione dell’anima e al conseguente stato di quiete. Il bianco, colore della purezza, è un chiaro rimando al sogno che ora prende le sembianze di una visione o di un’apparizione.
La somma dei lavori in mostra hanno in sé la valenza di Viaggio verso noi stessi e verso i luoghi in cui lo stesso Pierpaolo si è imbattuto. La Natura viene raccontata come un fenomeno da preservare perchè in grado di contenere tutte le risposte che ricerchiamo. Ipnotizzante come un mantra, seducente come un’amante è la Natura, quella raccontata da Curti, che è viva e tenta in ogni modo di unirsi all’Uomo così da non renderlo più soggetto all’angoscia e alla dimenticanza di Sé.
Martina Colajanni
“Staccandomi dalla muraglia, mi inoltrai un po' di più nel bosco.
Mi trovai in un mondo stranamente quieto e silenzioso.
Tutt'intorno si sentiva il fresco respiro della natura incontaminata,
che mi tranquillizzò e mi allargò il cuore.
Era dunque quello il luogo pieno di pericoli dal quale mi aveva messo in guardia il Colonnello?
Ai miei occhi non appariva così”.
Murakami Haruki, La fine del mondo e il paese delle meraviglie.
White dream, la visione perfetta. Una scena apparentemente onirica accompagnata dai rumori e dall'eco della natura si dispiega nella sequenza ciclica di un evento eccezionale. La panoramica apre dall'alto con la caduta e la dispersione dei semi dai pioppi, l'inquadratura si abbassa lentamente verso la terra mostrandocene i particolari, per poi rivolgersi nuovamente al cielo dove tutto si confonde e si dissolve nei riflessi di luce. Il bianco è una presenza spettacolare rappresentata da tanti “fiocchi di neve” che soavemente discendono al suolo formando un manto soffice e al contempo effimero, mentre le riprese si fanno più strette e ravvicinate per cogliere nel dettaglio il microsistema che si nasconde nel sottobosco. La videocamera è la lente che orienta lo sguardo, quasi un monito con cui l'artista ci chiede continuamente di osservare per vedere. Il nostro occhio ha bisogno di essere vigile, solerte, scrupoloso. Ci troviamo di fronte a un sogno ad occhi aperti che accade in un istante magico, e lo si può afferrare solo se accorti, prima che svanisca senza più ripresentarsi come la nevicata estiva di White dream. Il bianco è la diegesi, il filo conduttore della narrazione, il veicolo primario, la linea che sottende e indica un momento di passaggio proteso al superamento come nei dipinti Red hole#2 e Crazy Line#2 (2013). Gli elementi bianchi si inseriscono in una natura deserta fatta di ambienti rocciosi, crepacci, dirupi, precipizi, ed è in quella desolazione che si è chiamati a un'azione, lì avviene l'attraversamento e l'accettazione del vuoto come raggiungimento della propria consapevolezza e delle proprie possibilità. Le opere di Curti sono delle aperture sensibili, degli esercizi in difetto che implicano un camminamento rigoroso in grado di condurci a realtà inesplorate e dimenticate, per ripensare il tempo e ridisegnare lo spazio.
Arianna Baldoni