Pierre Casè – Dalla Laguna a Castelgrande
Mostra di Pierre Casè, artista svizzero, che nel suo lavoro sviluppa una sottile, ma qualificata elaborazione della grande arte internazionale del ‘900, in una riedizione della mostra che nel 2011 fu presentata a Venezia presso la Scuola Grande della Misericordia con un significativo riscontro di critica e di pubblico.
Comunicato stampa
Nell’autunno del 2011 Pierre Casè - artista svizzero, che nel suo lavoro sviluppa una sottile, ma qualificata elaborazione della grande arte internazionale del ‘900 - presentò nell’ampio spazio della Scuola Grande della Misericordia una intrigante proposta artistica con una serie di opere dedicate a Venezia e ai suoi “sotoporteghi”, quei passaggi coperti che si aprono sotto edifici privati permettendo di accorciare i tragitti tra le calli della città lagunare. In quella occasione l’artista coinvolse nella riflessione su quei luoghi caratteristici lo scrittore veneziano Alberto Toso Fei che ha immaginato, attingendo alla storia, alle tradizioni e alla fantasia, dieci racconti-aneddoti che ben si accom-pagnano ai grandi dipinti.
Ora quella rassegna approda in Ticino, nella Sala principale del Castelgrande di Bellinzona, la fortezza fatta ampliare e rinforzare negli ultimi decenni del Quattrocento su ben più antiche mura, che si erano dimostrate inefficaci, da Ludovico il Moro, fortezza che dialoga con altri due castelli che sovrastano due altre alture che circondano la città (Montebello e Sasso Corbaro) da cui prendono il nome.
A Bellinzona Casè presenta 12 grandi lavori, ciascuno di cm 200x310, che definire semplicemente “dipinti” sarebbe quanto mai riduttivo. Essi infatti, raccontano uno dei “sotoporteghi” - quelli de la comare, del diavolo, del boter (il bottaio), del remer (il rematore), de l’anzolo (l’angelo) e così via – che animano la Venezia che tutti conosciamo mediante una composizione che si sviluppa alla maniera di un trittico. Così ne scrive l’artista: «Le parti laterali sono composte da lamiere di metallo ossidato in modo che ognuna sia differente di colorazione. La parte centrale dell’opera tratta il tema scelto. Le tre parti sono percorse da un architrave modulare che le sostiene visivamente. La composizione dell’architrave è a ritmo sinuoso, a onda, quale riferimento all’acqua. Nella parte centrale, oltre alla ricerca di forma e colore, c’è, ed è una novità nel mio ire artistico, l’inserimento di un oggetto realistico che, iconograficamente, fa pensare al soggetto del sotoportego. Ogni sotoportego comprende pure un simbolo religioso in omaggio al pensiero vigente in quell’epoca a Venezia. Un altro simbolo, questa volta personale, è il filo di ferro spinato, emblema problematico delle tragedie quotidiane della nostra società.»
Ognuna di queste opere è da considerare attentamente, per trarne le suggestioni e gli spunti di cui l’artista ha voluto permeare ogni sua narrazione, che sente sì il fascino di Venezia, ma è traversata
dalle esperienze e dai luoghi, dalle memorie e dalle frequentazioni che hanno condizionato e condizionano la sua “avventura” di uomo e di artista.
Ai grandi lavori si accompagna, nel foyer della Sala Arsenale, una teoria di 60 Atmosfere veneziane, di piccole dimensioni (ciascuna cm 15x23) suggestioni derivanti dalla contemplazione dei tramonti e dei loro riflessi sul canale della Giudecca, in cui - scrive il critico Luciano Caprile - Casè «è riuscito a catturare la luce del sole, i riverberi dell’acqua e del cielo e a riversarli in racconti da scandire in piccoli capitoli che trattengono la preziosa presenza dei “sotoporteghi” (vi si rinviene la base sostanziale di catrame e di ferro e la conseguente rugginosa palpabilità della consunzione degli anni e dei secoli) con l’aggiunta di quelle folgorazioni gestuali e coloristiche tipiche degli appunti di taccuino. Così si conserva la memoria e la suggestione dell’attimo…».
L’artista parla di ciò come di «una sorta di diario emozionale» di quelle sensazioni che nei soggiorni veneziani lo hanno segnato nel profondo.
Le atmosfere racchiuse in queste opere - le più grandi decisamente intense, ma anche le piccole pure dense di sollecitazioni - associano le lontane visioni lagunari con le più concrete esperienze della Valle Maggia che l’artista si porta dentro da sempre. Quindi questo viaggio “dalla Laguna a Castelgrande” condensa realtà e sogno, acqua e terra, pensiero e desiderio e una storia che appare molto diversa pur in presenza di relazioni multiple che hanno legato e legano Venezia e il Ticino.
Un importante catalogo pubblicato da Bellinzona Turismo presenta tutte le opere esposte, introdotte dai testi di Werner Meyer, Patricia Cavadini-Bielander, Luciano Caprile, Pierre Casè e accompagnate dalle dieci “storie” di Alberto Toso Fei.
Sarà pure disponibile il catalogo pubblicato da Skira editore per la mostra a Venezia, con i testi di Luciano Caprile, Maurizio Ferraris, Graziano Martignoni, Michele Fazioli, Paola Piffaretti e Alberto Toso Fei.
La mostra, che si inaugura venerdì 13 settembre alle ore 18.00, resterà aperta al pubblico fino al
4 marzo 2014.
Pierre Casè
Nato a Locarno nel 1944, l’artista vive e lavora a Maggia nel Canton Ticino. Per dieci anni, dal 1990 al 2000, è stato il direttore artistico della Pinacoteca casa Rusca di Locarno per cui ha curato l’organizzazione di importanti rassegne dedicate all’arte europea del Novecento. Da sempre, però, Casè è pittore e lungo è l’elenco delle esposizioni tenute in spazi pubblici e privati. Tra le rassegne più recenti, vanno ricordate quelle proposte nel 1998 al Museo Russo di San Pietroburgo e al Manège di Mosca, nel 1999 alla Galleria SPSAS di Locarno, nel 2001 alla Galleria del Credito Valtellinese (Palazzo Sertoli) di Sondrio, nel 2002 alla Kunstgarten Galerie Hedy Ernst di Mühlehof e presso il Design Center di Langenthal, nel 2003 alla Galleria San Carlo di Milano, alla Galleria Rotta di Genova e al Museo Civico Floriano Bodini di Gemonio, nel 2004 l’antologica alla Pinacoteca Casa Rusca di Locarno, nel 2007 la mostra Mnemosine per Venezia nella chiesa di San Stae a Venezia, nel 2011 Misteri del Sotoportego negli spazi della Scuola Grande della Misericordia a Venezia.