Pietas
La mostra Pietas, a cura di Alfonso Amendola e Costabile Guariglia, scaturisce dalla volontà di opporsi agli effetti perversi dell’amnesia collettiva provocata dall’adesione incondizionata della cultura “woke”, dove la difesa delle minoranze diventa portatrice di una ideologia intollerante per principio.
Comunicato stampa
Il Forum Austriaco di Cultura Roma presenta nella sua sede di Viale Buozzi 113 le opere degli artisti: Karin Pfeifer, Sula Zimmerberger, Gianni Grattacaso,
Costabile Guariglia, Maria D’Anna; opere recenti e inedite per il progetto Pietas.
Per la serata inaugurale sono previste le performance dell’artista Maria D’Anna (15 minuti) e dell’artista Costabile Guariglia (45 Minuti).
Pietas è parte di un progetto dell’Associazione Aequamente / C23homegalley di Lucca denominato Inclusione che trae ispirazione dalle riflessioni del filosofo
austriaco Paul Liessman sul come la Cancel Culture sta interessando la società contemporanea occidentale.
La mostra Pietas, a cura di Alfonso Amendola e Costabile Guariglia, scaturisce dalla volontà di opporsi agli effetti perversi dell’amnesia collettiva provocata
dall’adesione incondizionata della cultura “woke”, dove la difesa delle minoranze diventa portatrice di una ideologia intollerante per principio.
Una volta di più gli artisti si trovano a esprimere collettivamente, in opere di forte impatto visivo, la necessità di avere coscienza della storia culturale di cui
facciamo parte, sebbene ci sovrasti, e ne ripercorre il passato e il presente con la stratificazione fatta di esperienze e memoria, individuale e collettiva.
Gli artisti si trovano di fronte a questa storia tra polemiche e poetica e si permettono l’unico possibile, sublime riscatto: producono un linguaggio poliedrico
attraverso vari media che si trasforma in una continua riflessione sulla cultura da cancellare con l’idea del doloroso stratificarsi della memoria.
Karin Pfeifer nella sua serie di opere dal titolo "Time out" contamina media tra video e foto; osserva alcune dinamiche di trasformazione in un presunto
rallentamento dell'abbronzatura che si riduce all'assurdità quando, a un esame più attento, la sabbia si rivela neve. Il primo esempio di dolce far niente si
trasforma in un frenetico scenario di allarme.
Sula Zimmerberger nella sua opera "If I could fly I would live in the sky" ripercorre, attraverso l’osservazione delle nuvole, quelle sensazioni oniriche tra
sogno e realtà quando, come per magia, il significante mistero non è nient'altro che parte di particelle d'acqua che fluttuano liberamente nello spazio naturale
dell’atmosfera; esse vanno considerate veri e propri simboli ambivalenti nell'arte - per l'ozio senza tempo e per il cambiamento critico del tempo -, strutture
fantastiche che si muovono e continuano nel loro naturale mutamento senza che nessuna nuvola assomigli all'altra.
Gianni Grattacaso esplora il fenomeno della Cancel Culture attraverso l’avvicendarsi di fasi evolutive. In ogni singola opera fotografica l’artista rielabora un
singolo viaggio tramite quelle sensazioni che riportano a emozioni: fluttuanti, con le controindicazioni delle loro criticità, in un mondo sempre più plasmato da
processi culturali che procedono verso una deriva senza ritorno. Nell’opera iconica “Vento Sociale” nel mezzo della tempesta, tra gli alberi piegati che non
arrestano e non cedono spazio alla maestosa potenza della natura, l’artista incarna l’idea di conformismo indotto a un sistema lineare e organizzato della
nuova società.
Costabile Guariglia immerge gli ospiti in una mise en place-installazione e li accompagna alla sperimentazione di una cena-performance che restituisce loro
un’esperienza eccezionale sulle culture dei popoli e il loro cibarsi; un’esperienza fisica, sensoriale e sociale di “consumo” dell’arte. L’artista fa in modo che gli
ospiti diventino protagonisti della performance attraverso l’atto conviviale in cui vengono consumate le tre pietanze della cena preparata in tre movimenti:
piano, lento e adagio. Il performer si unisce ai commensali in una “co-azione” artistica che consiste nell’empatizzare con l’altro attraverso un percorso di
degustazione e di esplorazione dei linguaggi non verbali. La performance è accompagnata dal vivo da tre sonate per pianoforte eseguite dal Maestro Paolo
Zaumuner.
Maria D’Anna, con la performance dal titolo “La lingua batte dove il dente duole”, si proietta verso una condivisione di esperienze riguardanti la tematica
della Pietas; partendo dalla dimensione personale l'artista intercetta tra i propri ricordi, finanche la prima infanzia, rivelazioni della propria vita intima relative al
sentimento della Pietas e ne fa una confessione da sussurrare all'orecchio del singolo spettatore. La performance non è una messa in scena, bensì una
situazione in cui l'artista si confida realmente; il pathos nasce dall'esistenza umana e dalla possibilità di un discorso che ne esprima e ne comunichi la verità
tramite l'uso di un dispositivo di registrazione che l'artista aziona ogni qualvolta si confida con ciascuno spettatore e sul quale è stato precedentemente
registrato ciò che l'artista gli sussurra all'orecchio.
Con questa mostra il Forum Austriaco di Cultura Roma e l’Associazione Aequamente consolidano il loro rapporto di lavoro con gli artisti che
saranno presenti durante la serata di inaugurazione della mostra che durerà fino al 7 marzo 2024