Pietro Ricchi – L’Inviolata e i suoi artefici
Le novità emerse sull’attività francese di Pietro Ricchi (Lucca 1606 – Udine 1675) hanno fornito l’occasione per riaprire gli studi sull’artista e sul suo capolavoro, la decorazione dell’Inviolata di Riva del Garda.
Comunicato stampa
Le novità emerse sull’attività francese di Pietro Ricchi (Lucca 1606 – Udine 1675) hanno fornito l’occasione per riaprire gli studi sull’artista e sul suo capolavoro, la decorazione dell’Inviolata di Riva del Garda.
L’iniziativa espositiva che il Museo intende realizzare, presentando al pubblico alcune opere poco note del Lucchese, documenta inoltre le fasi evolutive della fabbrica del santuario rivano, ponendo l’attenzione sull’origine del modello architettonico, che le fonti riferiscono inviato da Roma, e sugli artefici del cantiere.
Questo approfondimento su Pietro Ricchi inaugura un ciclo di esposizioni dal titolo In Pinacoteca. Ricerche di Storia dell’arte, che intende puntare l’attenzione su singole opere o temi della collezione permanente della Pinacoteca del MAG.
Pietro Ricchi a lume di candela
L'Inviolata e i suoi artefici
Riva del Garda | Museo
30 giugno - 15 settembre 2013
Inaugurazione 29 giugno 2013 | ore 18.30
A cura di Marina Botteri e Cinzia D'Agostino
In collaborazione con Castello del Buonconsiglio, monumenti e collezioni provinciali – Soprintendenza per i beni architettonici ed archeologici, Provincia autonoma di Trento
Dopo un intenso, seppur breve, soggiorno a Roma, all’età di 23 anni Pietro Ricchi (1606-1675), pittore di origine lucchese, matura la decisione di lasciare la patria, insieme al fratellino di nove anni e ad un compagno, per recarsi in Francia. La conoscenza della produzione del periodo francese, ancora poco nota e scarsamente documentata – se non per le due importanti decorazioni ad affresco recentemente riscoperte nei due castelli di Fléchères a Fareins e di Bagnols a Bagnols-en-Beaujolais – si arricchisce ora di un importante tassello: si tratta della tela raffigurante Ester che sviene davanti ad Assuero della Galerie Canesso di Parigi, collocata ab antiquo in una collezione privata di Lione, opera in cui il giovane pittore sfrutta brevi e densi tocchi di luce per restituirci la preziosità dell’abbigliamento della giovane ebrea.
Le novità emerse sull’attività francese hanno fornito l’occasione per riaprire gli studi sull’inquieto artista che, lasciata la Francia temendo un possibile ordine di carcerazione a seguito di un duello in cui viene coinvolto, riprende il suo peregrinare alla volta della Lombardia, per poi approdare a Riva del Garda, dove è chiamato a completare la decorazione dell’Inviolata di Riva del Garda, lasciata interrotta da Antonio Gandino e da Martino Teofilo Polacco. Altra opera capitale di Ricchi, legata al convento rivano dei Gerolimini, è la splendida Ultima cena del MAG, ambientata in una stanza buia rischiarata dalle candele sapientemente collocate sulla tavola imbandita. Da qui l’idea di valorizzare il tema della pittura ‘a lume di candela’ molto amata dal Lucchese, con un approfondimento che inaugura una serie di esposizioni dal titolo In Pinacoteca. Ricerche di Storia dell’arte, curata da Marina Botteri, che intende puntare l’attenzione su singole opere o temi della collezione permanente.
All’interno della nutrita serie di scene a lume di candela, di lontana derivazione caravaggesca, dipinte da Pietro Ricchi, sono stati scelti per la mostra alcuni pezzi esemplari sia per la tematica profana, tra cui i Giocatori di morra (Parigi, Galerie Canesso), che religiosa, quale la splendida Giuditta con la testa di Oloferne del Castello del Buonconsiglio. Esempi significativi della capacità di Ricchi di creare impalcature illuministiche a partire dal flebile chiarore di una candela si ritrovano pure nei dipinti dell’Inviolata, in particolare nella Flagellazione di Cristo e nell’Incoronazione di spine, che fiancheggiano l’altare del Crocifisso. Figureranno in Pinacoteca anche alcuni dipinti che, pur non rischiarati dal ‘lume di candela’, sono caratterizzati da un forte impianto luministico. Ciò è evidente ad esempio nel Riposo durante la fuga in Egitto del Castello del Buonconsiglio di Trento, delicata scena familiare ambientata in una notte buia, illuminata da un bagliore innaturale puntato, come fosse un riflettore, sul nodo emozionale più intenso.
L’iniziativa espositiva documenta inoltre le fasi evolutive della fabbrica del santuario rivano dell'Inviolata, uno degli esempi artistici postconciliari più significativi in Trentino, nato per volere della famiglia Madruzzo, che desiderava custodire, entro un edificio sfarzosamente decorato, l’immagine miracolosa della Madonna con il Bambino, divenuta meta di ardenti pellegrinaggi. Il modello della fabbrica viene riferito dalle fonti ad un misterioso «architectus lusitanus», dimorante a Roma. La struttura del tempio in realtà riprende antichi archetipi, essendo impostata sulla pianta centrale e sulle geometrie del quadrato e dell’ottagono, forme ampiamente sperimentate nelle architetture dei maestri rinascimentali. Appare quindi assai suggestiva l’ipotesi che il cardinale Carlo Gaudenzio Madruzzo, uno dei più convinti sostenitori del progetto rivano, e particolarmente legato al culto mariano, abbiamo subìto il fascino del modello della chiesa di Santa Maria di Loreto presso il Foro Traiano di Roma, eretta su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane nella prima metà del Cinquecento, ma ancora cantiere aperto agli inizi del secolo successivo. Per la realizzazione di quest’«archetipum» colto vengono però chiamati artisti e maestranze attivi nei cantieri bresciani che, in un tempo relativamente breve, saranno in grado di completare la costruzione dell’edificio sacro.