Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA GLAUCO CAVACIUTI
Via Vincenzo Monti 25, 27 20123, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

martedi - venerdi 10 - 13 / 14 - 18 (domenica e lunedi chiusura)

Vernissage
09/02/2023

ore 18,30 SOLO SU INVITO

Artisti
Pietro Terzini
Generi
arte contemporanea, personale

Scritte realizzate a mano libera nelle stories di Instagram vengo trasferite con acrilico e spray su packaging di brand, tele monocromatiche e neon, generando opere che fotografano attraverso gli occhi dell’artista il mondo contemporaneo delle nuove generazioni nell’era della rivoluzione social.

Comunicato stampa

PIETRO TERZINI

“SHOPPERS”

GALLERIA GLAUCO CAVACIUTI

Inaugurazione: giovedì 9 Febbraio dalle ore 18:30 SOLO SU INVITO
La mostra prosegue fino a sabato 11 Marzo 2023

Glauco Cavaciuti ha il piacere di inaugurare la stagione espositiva 2023 della galleria con “Shoppers”, il primo solo show dell’artista Pietro Terzini. Scritte realizzate a mano libera nelle stories di Instagram vengo trasferite con acrilico e spray su packaging di brand, tele monocromatiche e neon, generando opere che fotografano attraverso gli occhi dell’artista il mondo contemporaneo delle nuove generazioni nell’era della rivoluzione social.

Il concept del corpus dei lavori si genera dalla constatazione della perdita di punti di riferimento in un contesto globalizzato, consumistico e interconnesso. In questo panorama i brand sono diventati i nuovi generatori di universi valoriali, culturali e aspirazionali diventando vere e proprie cattedrali del culto materialista.

Terzini si appropria dei dogmi e dei simboli di queste “nuove religioni” che trovano nelle “shoppers” la loro massima riconoscibilità e li stravolge. Lo “status” rappresentato dai loghi e dai colori dei packaging diviene la tela su cui l’artista gioca con quotes e graffiti con il suo personale tone of voice.

Ogni opera è concepita per esistere nel mondo reale e se fotografata e condivisa anche in quello digitale come vero e proprio meme costituto dall’immagine dell’opera stessa.

Pietro Terzini, classe 1990 laureato in architettura, ha lavorato per diversi anni in ambito fashion - digital ed è l’esempio perfetto di una personalità e di un fenomeno artistico contemporaneo che parte dalla popolarità sui social per arrivare a grandi brand come Tiffany, Stella McCartney, Moncler e Palm Angels.
Eclettico, emblematicamente contemporaneo nell’approccio comunicativo digitale, Terzini vive i social come moderna agorà attraverso cui veicola la sua personale e originale poetica.

Conosciamolo meglio attraverso l’estratto da un’intervista di Artribune:

Quando hai iniziato a realizzare i tuoi contenuti artistici su materiali brandizzati?

Ho sempre voluto realizzare arte che potesse arrivare a un pubblico ampio e che potesse essere di immediata lettura, una sorta di Pop Art 2.0. L’intuizione di utilizzare i packaging dei brand è arrivata in modo naturale osservando la realtà in cui viviamo: un mondo globalizzato, consumista e interconnesso. Oggi le griffe, in virtù della pubblicità e grazie ai social media, sono sempre più presenti nella vita delle persone, non promuovono soltanto prodotti ma stili di vita. I brand hanno senz’altro un grande potere seduttivo e vengono

perlopiù percepiti come status symbol. Io mi approprio dell’involucro di questi moderni simulacri,
li decostruisco e li riattivo per descrivere in modo diretto e senza retorica la nostra contemporaneità.

Come sei riuscito a rendere l’idea seriale e trasformarla in progetto?

La serialità è insita nel ciclo produttivo degli stessi marchi, che lanciano di continuo nuovi prodotti e collezioni. Questo repentino avvicendamento offre costantemente spunti di riflessione e materiali per realizzare nuove opere.

Hai avuto un periodo analogico prima di diventare “Pietro Terzini” su Instagram e online. In questa fase quanto hanno influito i social e in che modo ti sei mosso?

Sì, certo, ho avuto un periodo analogico molto lungo! Arrivo dal mondo del design e dell’architettura, mi sono formato soprattutto attraverso reference analogiche. Per molti anni ho realizzato quadri e oggetti astratti ispirandomi ai grandi maestri. Tuttavia, queste mie opere avevano un carattere manieristico e non riuscivano a descrivere appieno la contemporaneità. L’avvento di Instagram ha cambiato tutto. Non solo, ha determinato uno switch radicale nel mio linguaggio visivo e concettuale.

Perché hai scelto proprio questo modo di comunicare?

Per me l’arte deve raccontare il presente, esserne una fotografia. Viviamo un’epoca di rivoluzioni tecnologiche, fra tutte, quella di internet e dei social media, a mio parere, è quella che ha e avrà in futuro la maggiore portata storica. La rivoluzione social non solo ha cambiato il nostro modo di acquistare e consumare prodotti, ma ha cambiato il nostro modo di relazionarci come esseri umani. La mia arte parla di questo. Utilizzo le piattaforme digitali per renderla accessibile, condividerla, a volte crearla. Attingo al linguaggio formale dei social adottandone sintesi estetica e immediatezza narrativa.

Arte è un concetto astratto, che racchiude moltissime aree. Cosa definisci arte oggi?

Io penso che tutto ciò che sia in grado di emozionarci o farci riflettere debba essere considerato arte. Mi piace tantissimo e mi ritrovo nella definizione che ne dà Banksy: “Art should comfort the disturbed and disturb the comfortable”.

Il pubblico dei Millennials si identifica più attraverso gli account social che con la realtà. Come può impattare questo fenomeno sulla storia dell’arte?

Penso che il tema del linguaggio e quello del corretto utilizzo dei canali di comunicazione
sia centrale. L’unico modo per innescare curiosità, che si tratti di Millennials o nuove
generazioni, è quello di utilizzare la loro stessa lingua e di essere presenti sulle piattaforme dove si informano: Instagram, TikTok, Youtube e Twich.

I mondi della moda, del design, dell’arte, così come quello dei creativi e del web, si stanno sempre più intersecando e la tua espressione artistica ne è prova vivente. Cosa si potrebbe fare per rendere più sinergici questi ambiti e per comunicare il valore dell’arte e della storia dell’arte?
Credo che ogni disciplina creativa per crescere debba attingere e relazionarsi ad altre affini. Questo processo lo ritengo fondamentale per produrre un nuovo linguaggio espressivo. Mixing sinergici tra moda, design, arte sono senz’altro da considerarsi arricchenti, e l’arte, in tutte le sue forme e declinazioni, ne beneficia, potendo così essere fruita da un pubblico molto più ampio rispetto al passato. Penso che al momento non ci sia una formula perfetta, è un processo in divenire.

Cosa pensi erediteremo da questo periodo storico?

La consapevolezza che, utilizzando la tecnologia e i canali di comunicazioni appropriati, chiunque può avere una chance di far sentire la propria voce.

Cosa ne pensi degli NFT?

Saranno il futuro, ma non per forza dell’arte, avranno applicazioni trasversali in vari campi.

Qual è il tuo consiglio per i ragazzi che hanno un progetto artistico da realizzare ma hanno paura di lanciarsi oppure non sanno con che mezzi realizzarlo effettivamente?

Consiglierei di usare i social e internet, e poi direi loro di buttarsi e non avere paura di sbagliare.

Fonti di ispirazione?

In ordine sparso: Kanye West, Kaws, Damien Hirst, Takashi Murakami, Andy Warhol. Detto ciò, credo che le contaminazioni tra differenti forme espressive siano imprescindibili soprattutto se si vuole provare a raccontare artisticamente il mondo.