Pino Pascali
La mostra vuole rendere omaggio all’artista scomparso, con l’esposizione di 45 opere per la pubblicita’, realizzate tra 1958 e il 1968, ancor oggi poco noti al grande pubblico.
Comunicato stampa
Pino Pascali ha attraversato la storia dell’arte italiana come una folgorante meteora. Nato a Bari nel 1935 e morto a soli trentatré anni in un incidente motociclistico, è ritenuto con Boetti e Manzoni uno degli artisti d’avanguardia più innovativi del dopoguerra italiano.
Malgrado la fulminea carriera, già in vita ottenne un consenso pressoché unanime per la dirompente originalità del suo talento. Nel 1968, pochi mesi prima della morte, La Biennale di Venezia gli dedica una sala personale e i riconoscimenti postumi non si fanno attendere: si susseguono premi internazionali e mostre nei più prestigiosi musei d’arte contemporanea.
Senza argini la sua immaginazione, pronta alle manipolazioni e alle trasformazioni con assemblaggi d’ogget! ti d’uso quotidiano, di cose che gli capitavano sotto mano. Da bricoleur aveva creato con i più diversi utensili quelle armi che espose a Torino presso la galleria Sperone nel gennaio 1966 e che non furono senza influenze sulla nascita dell’arte povera.
Dopo aver frequentato il liceo artistico di Napoli che per lui era stato un mero tirocinio accademico,fu con l’arrivo a Roma nel ’55-56 che Pascali, entrato all’Accademia nella scuola di scenografia tenuta da Toti Scialoja, cominciò a prendere coscienza di se stesso e della direzione in cui poteva avviare tutte le sue possibilità tecniche. Iniziò, come Warhol e altri artisti entrati nella storia dell’arte, nella scenografia pubblicitaria e cinema d’animazione, prima con la Incom, poi con la Saraceni –Lodolo Cinematografica, ed infine per quattro anni al Centro di produzione RAI-T! V, come aiuto scenografo di “Studio Uno”. Non volle passare direttamente nel campo artistico ma aspettare l’occasione favorevole. Per quanto infatti, nel suo studio, fossero già stati Ileana Sonnabend e Pierre Restany, condotti da Plinio De Martiis, solo nel 1965 fece la sua prima mostra alla galleria La Tartaruga con grandi pezzi plastici. Un anno dopo Pascali aveva trovato ne l’Attico di Fabio Sargentini la galleria che doveva decretarne la definitiva affermazione. Le grandi mostre realizzate all’Attico interessarono subito anche Alexandre Jolas: proprio alla viglilia della moste era stata fissata da Jolas una sua grande mostra a New York (dopo quelle di Milano e di Parigi).Da giugno a ottobre del 1968 fu invitato per una mostra personale alla XXXlV Biennale di Venezia presentata da Palma Bucarelli, direttrice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Era stato conosciuto direttamente nel centro ormai dell’arte moderna! Questo artista nuovo che, pur essendo chiamato a far parte delle tendenze più avanzate del momento, non assomigliava a nessuno.
Una parola va detta sul lavoro di Pascali riguardante la pubblicità in cui travasò tutti gli umori giocosi e allegri della sua immaginazione (e continuò a versare, perché non abbandonò mai il mondo dei “caroselli” e della pubblicità) invenzioni deliziose e anche autentici capolavori, ricchi di spunti che poi, in forme diverse, riemergono nella sua attività di artista espositore. Tanto che oggi le loro quotazioni critiche sono in continuo rialzo. Come ha scritto Claudia Lodolo, “i lavori per la pubblicità realizzati da Pino Pascali tra 1958 e il 1968 – purtroppo ancora poco noti al grande pubblico – hanno pian piano guadagnato un posto di alto interesse e larga considerazione nel mondo artistico, tanto da defin! irli, al pari delle altre sue opere pittoriche o scultoree, creazioni di indiscutibile gusto e capacità creativa”.