Piotr Hanzelewicz – Opus fragile

Informazioni Evento

Luogo
ORATORIO DI SAN GIUSEPPE DEI MINIMI
Via Roio, L’Aquila, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dalle 15.30 alle 20.00

Vernissage
25/08/2013

ore 18

Contatti
Email: opusfragile@gmail.com
Biglietti

ingresso libero

Patrocini

la mostra è realizzata con il sostegno del Comitato Perdonanza – L’Aquila 2019 – , il patrocinio del Comune dell’Aquila e con il contributo di Le Petit Clos
si ringrazia Don Luigi Maria Epicoco per gli interventi realizzati dall’artista nell’Oratorio di San Giuseppe dei Minimi

Artisti
Piotr Hanzelewicz
Curatori
Antonella Muzi
Generi
arte contemporanea, personale

Le opere in mostra costituiscono una trama complessa di riferimenti alla storia remota e a quella più attuale della città – ancora senza forma – alle vicende personali dell’artista e a quelle dei visitatori.

Comunicato stampa

L’arte contemporanea torna in centro storico all’Aquila. Domenica 25 agosto alle ore 18.00 presso l’Oratorio di San Giuseppe dei Minimi in via Roio, il gioiello barocco riconsegnato alla città l’8 luglio scorso, e presso il Palazzetto dei Nobili alle ore 19.30, altro edificio restaurato e riaperto il 7 dicembre dello scorso anno dopo il sisma del 2009, sarà inaugurata la mostra OPUS FRAGILE, di Piotr Hanzelewicz a cura di Antonella Muzi e organizzata dall’Associazione Amici dei Musei d’Abruzzo, editore del trimestrale MU6. L’esposizione si inserisce nell’ambito della 719a edizione della Perdonanza Celestiniana e si chiude il 2 settembre.

Le opere in mostra costituiscono una trama complessa di riferimenti alla storia remota e a quella più attuale della città - ancora senza forma - alle vicende personali dell’artista e a quelle dei visitatori.
Nucleo concettuale di OPUS FRAGILE è la riflessione su quel processo – tanto individuale quanto collettivo, tanto privato quanto sociale – con il quale si tenta di dare ordine al disordine.
L’artista, in una conversazione con il curatore della mostra pubblicata sull’ultimo numero della rivista MU6, sostiene che “le costruzioni (o talvolta costrizioni) imposte dall’uomo sono cultura. È l’immagine del colonnato della Basilica di Collemaggio imbragato, imbrigliato, tenuto, a dispetto della fisica, da una serie di cinture gialle. La cultura impone di ordinare un disordine. Anche questo è Opus”. Lo sforzo di riconfigurare l’ordine, a seguito di un evento che lo ha alterato, è un processo proprio della vita di ciascuno: un meccanismo di controllo - sia che esso affiori alla coscienza sia che venga attivato inconsapevolmente – mediante il quale attribuire senso a eventi che sembrano non possederlo più dopo la rottura di un equilibrio che si credeva immutabile.

Elemento catalizzatore della mostra è l’incisione Melancolia I di Albrecht Dürer, realizzata dall’artista tedesco nel 1514 e assurta, nel tempo, a emblema del processo alchemico attraverso cui si sviluppa l’ambizione dell’uomo alla conoscenza e all’evoluzione, riproponendo l’atto creativo proprio dei processi di crescita e di sviluppo della natura.
Il poliedro irregolare, il quadrato magico e la misteriosa figura femminile al centro dell’incisione di Dürer sono rielaborati da Hanzelewicz che li usa come elementi di un lessico personale che suscita occasioni di riflessione sul rapporto tra NATURA e CULTURA e sulla tensione esistente tra questi poli.

Una mostra che combina, come sempre accade nel lavoro di Hanzelewicz, il rigore concettuale alla componente ludica e che coinvolge attivamente il visitatore, chiamandolo a scoprire paradossi e a interpretare corto circuiti e ambiguità.
Il rapporto che si crea tra le opere e il pubblico è oggetto di un’attenta riflessione da parte di Hanzelewicz che da due anni a questa parte ha avviato un progetto di ricerca che lo vede presente fisicamente nelle sedi delle sue mostre: l’artista infatti “fa gli onori di casa” e accoglie il pubblico, interagendo con i visitatori e negoziando significati e possibili interpretazioni.

La mostra è concepita come un percorso unico, tra installazioni e lavori site specific, che si snoda nella città in due sedi espositive: il Palazzetto dei Nobili e l’Oratorio di San Giuseppe dei Minimi entrambe danneggiati dal sisma e recentemente restituiti alla città. Due luoghi distanti fisicamente e diversi tra loro per caratteristiche estetiche e funzionali, che richiedono al pubblico di interagire con le opere ma anche – e soprattutto – con la città: il percorso più breve che collega i due spazi della mostra è compreso nella zona rossa, di qui la richiesta rivolta al pubblico a “servirsi” della città. L’intento dell’artista e del curatore è quello di costruire una mostra che sia un percorso espositivo in senso stretto ma che si apra a una dimensione cittadina e collettiva: i visitatori sono chiamati a interagire con le opere e ad “agire” la mostra nello spazio fisico della città.

OPUS FRAGILE
Piotr Hanzelewicz
a cura di Antonella Muzi
Vernissage
Domenica 25 agosto
18.00 Oratorio di San Giuseppe dei Minimi Via Roio – L’Aquila
19.30 Palazzetto dei Nobili Piazza Santa Margherita – L’Aquila
Apertura
dal 26 agosto al 2 settembre 2013
dalle 15.30 alle 20.00 ingresso gratuito
www.rivistamu6.it
piotrhanzelewicz.wordpress.com
[email protected]
Ufficio Stampa
Angela Ciano
[email protected]
mob. 348.4302130

la mostra è realizzata con il sostegno del Comitato Perdonanza – L’Aquila 2019 – , il patrocinio del Comune dell’Aquila e con il contributo di Le Petit Clos
si ringrazia Don Luigi Maria Epicoco per gli interventi realizzati dall’artista nell’Oratorio di San Giuseppe dei Minimi

Piotr Hanzelewicz (Lodz, Polonia, 1978, dal 1983 a L’Aquila) si laurea in musicoterapia all’Accademia di Musica di Lodz e nel 2007 in Grafica d’arte e Progettazione presso l’Accademia di Belle Arti di L’Aquila. Hanzelewicz lavora sul confine che separa la trasparenza dall’opacità sia sul piano estetico sia su quello semantico, le tematiche oggetto della sua ricerca sono le espressioni idiomatiche, le abitudini, le convenzioni. I materiali che utilizza sono il più delle volte effimeri e delicati: carte da lucido, acetati e carte calcografiche per tradurre opacità, trasparenza e serialità.
Da circa dieci anni espone in mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Del 2013 l’ultima sua mostra personale Laborioso laborioso laborioso ospitata dall’Istituto Polacco di Roma (a cura di Franco Speroni con interventi in catalogo di Alberto Abruzzese e Michela Becchis).