Pittura Anima Italiana
La mostra, attraverso un’attenta selezione di opere di medio e grande formato, di alcuni dei maestri dell’arte italiana vuole fornire un’interpretazione inedita del mezzo pittorico.
Comunicato stampa
PITTURA ANIMA ITALIANA
Carla Accardi, Franco Angeli, Sandro Chia, Nicola De Maria, Piero Dorazio, Tano Festa, Mimmo Paladino, Mario Schifano, Giulio Turcato, Mario Vespasiani.
Lunedi 19 dicembre alle 17,30 presso la galleria Maloni Arte Contemporanea si terrà l'inaugurazione della mostra Pittura Anima Italiana, che attraverso un'attenta selezione di opere di medio e grande formato, di alcuni dei maestri dell'arte italiana vuole fornire un'interpretazione inedita del mezzo pittorico che - passando dall'astratto al figurativo, dalla pratica gestuale a quella meditativa in un arco di tempo che va dalla fine degli anni '40 ai giorni nostri - evidenzia come sia possibile ricondurre in diversi autori una sola anima, che ne determina il gene.
Se l'uomo è l'unico essere vivente capace di manifestare un sapere che viene da altre forme, le quali portano oltre la loro stessa immagine, l'arte, specie nei luoghi dove è radicata da sempre, può diventare esperienza di un infinito e di una fine che chiede ad ogni pittore di darne compimento, di rappresentare ciò che lo circonda mentre gli si rivela così com'è.
La figura non perde potenza nell'astrazione, come l'immaginazione non viene meno se guidata da precisi elementi descrittivi, dato che in ognuna c'è una componente dell'altra, che decide l'equilibrio tra il vero e l'astratto. L'arte, che in non pochi casi riesce a condurre fino alla commozione, si presenta come esperienza dello stupore, proprio perché rende partecipe di questo confine, che da un gesto, un respiro o un'azione porta l'individuo a sospendere il naturale ritmo quotidiano del tempo.
Quando il corpo dell'immagine va ad imprimersi su quello dell'osservatore, ancor più in profondità di quello che di solito impiega la retina a trattenerlo, si ha la "persistenza" ossia quel solco che scava l'attenzione nel registrare l'esperienza. Persistere vuol dire allora fermare fino in fondo, collocare in un'area familiare un'immagine che presenta un lato sconosciuto, non perfettamente in luce ma che attrae spingendo ad addentrarsi in esso.
L'anima svolge qui la funzione di promemoria, mette in contatto coi sentimenti di unicità, sia dell'autore dell'opera che gli artisti tra di loro, i quali sono guidati da un daimon, che da esuli del presente, vivono una condizione alterata, di nostalgia per ciò che di questo mondo è oltre la superficie.
In ognuno dei dieci autori è presente la necessità di un movimento che trasforma la materia, in ciò che essa è: apertura di infinite possibilità, necessità di un atto creativo ineliminabile, presenza e potenza. La compresenza di visibile e invisibile è, anche nella mostra, ciò che alimenta la vita e la modalità per percepire tale soglia è l'intuizione. Le intuizioni arrivano senza che ci siano passaggi logici coscienti, o processi di pensiero riflessivi, si espandono istantaneamente e come i miti prescindono dal tempo. La pittura ha dunque un rapporto con lo spirito e come gli antenati, dai quali si ereditano i tessuti, mantiene vivo il rapporto con la comunità, in una continua rinascita di informazioni, accessibili a tutti. Si tratta di allenare la sensibilità del nostro occhio, dato che perfino le scienze ci insegnano che si può conoscere qualcosa soltanto se abbiamo avuto in precedenza un'indicazione su come guardare. Complice il progresso è venuto meno l'interesse verso il mistico e il magico e ciò ha comportato una cesura tra ciò che si vede e ciò che invece quell'immagine rimanda. La mostra spinge su questo canale che può definirsi di "estetica nello stupore", perché restituisce una valenza visionaria funzionale alla vita stessa, perché incide sul modo di guardare, mettendo in stretta comunicazione sia lo spettatore con gli artisti, che le varie generazioni, le scuole e gli stili propri, tra di loro.