Pittura-Percezione
Pittura-Percezione, una collettiva a cura di Andrea Daffra che mette in dialogo quattro artisti dell’astrazione italiana.
Comunicato stampa
Alla base della mostra si trova il lavoro di una generazione storica rappresentata da Antonio Calderara (Abbiategrasso 1903 – Vacciago 1978). “Vorrei che il colore perdesse la sua natura di materia per purificarsi in realtà di luce”,[1] scriveva l’artista. Se a causa dell’unicità propria del suo lavoro è difficile ricondurlo all’interno di una corrente, la sua ricerca sull’astrazione risente delle influenze che provengono da un lato dagli Spazialisti di Fontana, dall’altro dagli artisti tedeschi e svizzeri dell’area analitica. A partire dalla figurazione di base ottico-percettiva, la sua indagine dal 1959 approda all’astrazione, che consiste nell’uso di una luce vista nel tempo e nello spazio. Le geometrie di Marco Casentini trovano la loro origine dallo studio sul De Stijl. Come nell’ultimo Mondrian newyorchese, le astrazioni di Casentini sono influenzate dal ritmo delle metropoli. Come dichiara lui stesso, “le mie opere traggono origine dagli spazi urbani, dalle geometrie, dalle forme e dalle loro architetture. Quando vivi in una grande città ti relazioni con le sue geometrie”.[2] L’opera di Paolo Iacchetti, invece, vede un passaggio progressivo dal riduzionismo cromatico di carattere spaziale ad una poetica che si focalizza ormai sul segno. Come scrive di lui Matteo Galbiati, “Gesto, pigmento, colore, supporto, linea sono ingredienti per una risonante poetica mossa dal continuo loro rimpasto, accumulazione, sottrazione, alterazione.”[3]. Di una generazione più giovane è Luca Lombardi, la cui ricerca sul segno pittorico è influenzata dall’atto di scorrere le dita sullo schermo: Swipe trasforma questo gesto apparentemente banale che in un segno pittorico sinuoso, dematerializzato e sensuale. Come dichiara l’autore “All'interno dell'universo tecnologico che abitiamo, abile nel sintetizzare tutto ciò con cui entra in contatto, la (f)orma gestuale delle nostre azioni si è ridotta ad uno swipe.” I titoli delle sue opere richiamano invece ad una narrazione che vuole ancorare l’opera al contingente.