Plinio Martelli – Omaggio a Plinio Martelli
A pochi mesi dalla sua scomparsa il MACIST Museum rende omaggio a Plinio Martelli, artista eclettico che nel corso delle sua ricerca ha adottato molteplici forme espressive.
Comunicato stampa
A pochi mesi dalla sua scomparsa il MACIST Museum rende omaggio a Plinio Martelli, artista eclettico che nel corso delle sua ricerca ha adottato molteplici forme espressive. In esposizione una trentina di opere dal 1968 al 2016: sculture evocative, oggetti eccentrici e esotici, tatuaggi dipinti, vanitas classiche e gotiche, emblemi patriottici, corpi misteriosi e sensuali.
Ad appena pochi mesi dalla sua scomparsa il MACIST Museum di Biella rende omaggio all’artista torinese Plinio Martelli, figura eclettica e ironica che nel corso delle sua lunga ricerca ha adottato molteplici forme espressive: dal design al cinema, dal disegno alla pittura, fino alla fotografia. In esposizione una trentina di opere che di per sé costituiscono un percorso interessante e peculiare che ben illustra le diversi fasi della variegata produzione di Martelli: sculture evocative, oggetti eccentrici e esotici, tatuaggi dipinti, vanitas classiche e gotiche, emblemi patriottici, corpi misteriosi e sensuali. Dal 1968 al 2016.
L’esposizione ha inizio con le opere prime di Plinio Martelli, oggetti in metallo e plexiglass, sculture luminose, opere spiazzanti e irriverenti, presentate per la prima volta nel 1969 alla galleria Christian Stein e esposte nel 1971 alla LP 220 di Franz Paludetto. In “Giudizio Universale” una tromba argentea si trova sospesa su un panno angelico color avorio. La scultura “Carretto” ci mostra un carrettino recante un blocco di corallo trafitto da un’asta di vetro; al posto delle ruote si vedono delle lampadine color smeraldo. L’opera “Frontespizio”, invece, riporta il fregio trasparente di un libro d’arte settecentesco, su cui oscilla debolmente un pendolo di Foucault.
La mostra prosegue con un doppio dipinto del 2011 che ci mostra il recto e il verso di un personaggio misterioso in bianco e nero, privo di occhi, dal corpo interamente rivestito di tatuaggi colorati. Nei “Tattoo Painting” Plinio, recuperando fotografie di individui ai margini della società, compieva un’indagine antropologica e psicologica. Poi, attraverso l’operazione pittorica, reinterpretava quei tatuaggi (perlopiù immagini di scene violente, di simboli esoterici e figure mitiche) ampliandone i significati. La metafora del tatuaggio, esplorata e utilizzata da Plinio già a partire dalla fine degli anni settanta, diverrà la perfetta sintesi di tutto il suo lavoro.
Nei “Golden Tattoo” il segno è diventato assoluto protagonista attraverso l’applicazione di simboli tribali dorati su corpi sensuali di modelle di cui non si scorge mai il volto. “Omaggio a Plinio Martelli” raccoglie sette di queste opere i cui tatuaggi sono stati realizzati con la foglia d’oro: “Gran Madre”, “Melancolia”, “Allegoria”, “Antonelliana”, “Donna Freccia”, “Liberty”, “Ossa”. Dal 2007 al 2010.
Nei lavori di Martelli l’essere umano e la vita rivestono un ruolo centrale, a partire dal corpo come «luogo di accadimento dell’anima». Plinio li osservava in modo meticoloso e dettagliato e – al tempo stesso – con una certa ironia. La ricerca della bellezza, in tutte le sue sfaccettature, sacre e profane, ha condotto l’artista alla rappresentazione della figura femminile. Icona che, a seconda dell’atmosfera dell’ambientazione, diventa ora dark lady ora bambina, ora angelo ora vanitas, ora Italia turrita ora toy.
Proprio la donna è l’assoluta protagonista delle restanti opere della mostra: set fotografici e ricostruzioni teatrali che richiamano atmosfere fantastiche e paradossali, anche di gusto estremo. Fra le “Vanitas”, degne di nota sono l’opera “Melograni” del 2006 e “Vanitas edera” del 2012.
Non mancano infine opere curiose e sculture molto recenti come “Sopravvissuta”, il busto di una madame de Pompadour con indosso una maschera antigas, del 2013, “Les Revenantes” (2016) e “Daenerys”, ispirata al personaggio della saga di George R. R. Martin.
La bellezza inseguita da Plinio Martelli era a tratti insolita e per certi versi barocca. Ma, pur nelle sue derive stilistiche più kitsch e dal sapore quasi trash, essa racchiudeva sempre un tono ironico e scanzonato in grado di smascherare una certa ipocrisia di parte della società contemporanea.
(Marco Bertazzoli, 2017)
Biografia:
Plinio Martelli, nato a Torino nel 1945, si può considerare figlio d’Arte: il padre pittore milanese trasferitosi poi a Torino, dove lavorò a fianco di Menzio, Quaglino, Fico e altri noti artisti di quel periodo; il nonno pittore ferrarese fu compagno a Milano di Carrà, Malerba, Bonzaghi… e del poeta Corrado Govoni, con cui fece un libro.
Dopo studi scientifici si è diplomato all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino con maestri quali Enrico Paolucci e Mario Calandri.
Nel 1969 dopo varie mostre di “giovani artisti” allestisce la sua prima personale nella galleria d’arte contemporanea Christian Stein, con la quale ha avuto per molti anni una intensa collaborazione.
Già da quei primi lavori si nota la direzione della sua ricerca, improntata sopratutto sulla trasformazione del linguaggio artistico usando ad esempio dei materiali e delle tecniche specifiche, atte ad esaltare il contenuto dell’opera stessa, come testimoniavano in modo preciso le sculture a carattere evocativo esposte negli anni ‘70 nella galleria LP 220 di Franz Paludetto.
Oltre alla Scultura e al Disegno, un altro mezzo di ricerca è stato il Cinema d’Artista, per il quale è stato invitato alla Biennale di Venezia nel 1978, e poi la Fotografia che usa come metafora della “Pittura” seguendo un suo preciso metodo di costruzione tecnica ed espressiva. Il suo interesse si concentra sempre di più verso la “Condizione Umana” con riferimenti ad una “Identità Differente” con citazioni sulla sua continua trasformazione antropologica estetica e comportamentale.
Si susseguono negli anni innumerevoli mostre personali e di gruppo in Gallerie e Musei Internazionali: Torino, Milano, Roma, Parigi, Graz, Colonia , Sidney, Bologna, Bolzano, Londra, New York, Barcellona, Palma di Maiorca, Brusseles, ecc… fino alle recenti personali al Castello di Rivara, al Museo Internazionale Arti Applicate di Torino…
Ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia.
“Il Tatuaggio come Arte”
«Colui che opera su di sé con un tatuaggio esegue un’ operazione estetica diretta, inoltre opera sempre spinto da esperienza che lascia un segno a livello emozionale, per cui il tatuaggio diventa la rappresentazione visibile e indelebile di stati emotivi accaduti o desiderabili, con i quali il soggetto vuole essere sempre a contatto. Questa operazione viene fatta dall’uomo sull’uomo, considerando il proprio corpo come un supporto che entra in simbiosi totale e permanente con le immagini sopra tatuate, anzi avviene in più un’ identificazione reciproca…».
(Plinio Martelli, 1980)
M.A.C.I.S.T. Museum
Via Costa di Riva 11, Biella (13900)
www.macist.it
[email protected]; +39 393 352 6412 – [email protected]; +39 3388772385
Il “Museo d’Arte Contemporanea Internazionale Senza Tendenze” nasce da un’idea di Omar Ronda, dalla sensibilità di alcuni collezionisti e molti artisti di fama internazionale che hanno deciso di donare e di mettere a disposizione le proprie opere con il fine di sostenere le attività di prevenzione, cura e ricerca della Fondazione Edo ed Elvo Tempia, da ben 35 anni impegnata nella lotta contro i tumori.
Per questo motivo il M.A.C.I.S.T. – essendo stato realizzato a beneficio di un ente morale di eccellenza sul territorio – si definisce come museo “etico e democratico”. La sfida etica che si pone il M.A.C.I.S.T. è quella di valorizzare e far conoscere l’arte contemporanea mondiale, senza tendenze e nelle sue migliori espressioni qualitative, sostenendo al contempo le attività di ricerca oncologica. In tal senso i visitatori del Museo rivestono il ruolo di destinatari di cultura e allo stesso tempo di protagonisti attivi nella lotta contro il cancro.
Lo spazio museale, inaugurato il 14 marzo 2015, è accessibile, liberamente e gratuitamente, nei giorni di sabato e domenica dalle ore 15,00 alle 19,30, esclusi luglio e agosto.
Il Museo presenta una superficie superiore ai 600 m2 e si trova all’interno dell’antica “Prima fabbrica dell’Oro” (1901) di Giuseppe Gualino – padre del più noto Riccardo -, vero esempio di archeologia industriale. Gli spazi si compongono di un’esposizione permanente, che raccoglie opere e installazioni di circa 120 artisti italiani e internazionali, di una sala per proiezioni video e di una parte destinata esclusivamente a mostre temporanee. Dall’apertura a oggi sono state realizzate sei mostre, tutte di grande successo: “Andy Warhol & Company” (marzo-giugno 2015); “Plastica italiana” (settembre-ottobre 2015); “Michelangelo Pistoletto – Opere storiche dal 1959” (novembre-dicembre 2015); “Umberto Mariani – Prima del Piombo” (gennaio-marzo 2016); “Luca Alinari – Sconosciuti Anni Settanta” (aprile-giugno 2016); “Bertozzi & Casoni – Grandi Ceramiche” (settembre-dicembre 2016).