Portus Lunae
La mostra presenta una settantina di opere di otto artisti impegnati sul tema “Portus Lunae” che, con i loro diversi stili e soggetti, hanno saputo ben rappresentare i resti dell’antica città romana e la bellezza dei suoi dintorni.
Comunicato stampa
Alla Vallardi Galleria d’Arte di Sarzana verrà inaugurata il 3 agosto la mostra collettiva Portus Lunae.
La mostra, che si protrarrà fino a domenica 1 settembre, presenta una settantina di opere di otto artisti impegnati sul tema “Portus Lunae” che, con i loro diversi stili e soggetti, hanno saputo ben rappresentare i resti dell’antica città romana e la bellezza dei suoi dintorni.
Gli artisti partecipanti sono Barrani Antonio, Cacciarini Gianni, Cancogni Agostino, Faccincani Athos, Luchini Riccardo, Moggia Silvio, Possenti Antonio e Possenti Giovanni.
Antonio Barrani: “… E questi sfondi, questi materiali che tornano a galla dal passato, queste tracce labili di ricordi, affetti e pensieri sono appunto l'intelaiatura ideale e insieme l'innesco più consono a sviluppare le sue fantasticazioni immaginifiche. Solo che si tratta di una memoria trasfigurata, metaforizzata, liricizzata, come solo può accadere per un poeta istintivo come lui; un tipo di memoria che, facendosi pittura e colore, proprio non gli consente una rappresentazione convenzionale, veristica o naturalistica, delle cose, ma che anzi ne induce la più sospinta dilatazione, la più lieta trasgressione …”.
Gianni Cacciarini: “Dopo gli oggetti fuori dal tempo colti nel vivo della loro realtà e i ritratti con espressioni e bellezza che trasmettono emozioni ben più forti di quelle che avrebbero potuto dare delle semplici rappresentazioni “fotografiche”, ci presenta oggi, con la sua nuova tecnica, delle figure antiche che sono a metà tra statue e soggetti reali, con un velo di malinconia nelle loro espressioni che ci fanno rivivere in un solo attimo tutti i drammi e tutta la gloria hanno accompagnato per più di 2000 la storia della provincia romana di Luni”.
Agostino Cancogni: “artista poliedrico, ha ben rappresentato sia i paesaggi all’interno del perimetro degli scavi archeologici che spiagge disseminate di reperti e conchiglie”. “… I soggetti sgorgano dalla memoria, che agisce come filtro attraverso sovrimpressioni o riflessi in un recupero dell'immagine reale meditato però dal ricordo …”.
Athos Faccincani: “… è sicuramente uno dei pochi artisti che riesce a rendere la lussureggiante bellezza delle coste del mediterraneo, senza tingerla di malinconia o di tristezza. Infatti, i paesaggi di Faccincani non lasciano spazio alla nostalgia o al rimpianto per i luoghi rappresentati, perché i colori vivaci e brillanti riescono ad appagare completamente lo spettatore, senza fargli desiderare di trovarsi lì”.
Riccardo Luchini: “… Si tratta di una pittura autonoma in un linguaggio figurativo che rifugge dalle follie mimetiche nelle quali è coinvolta per buona parte l'arte figurale di oggi.
… E utilizza l'incertezza della penombra per costruire i suoi ambienti che vanno articolandosi fra sogno e realtà...".
Silvio Moggia: “… in questi anni si è dedicato, anche attraverso espressioni di pittura astratta, allo studio e all'accostamento dei colori nella ricerca di una perfetta armonia che gli ha permesso di ottenere risultati sempre più vicini a quelli che nel suo inconscio rappresentano la perfezione delle forme, dei colori, delle ombre e delle luci. Ora, dopo oltre un decennio di studio e meditazione, ha deciso di rimettersi in gioco con le sue nuove opere”.
Antonio Possenti: “… Le sue occasioni formative sono state ideali ed elettive, frutto della curiosità intellettuali e della cultura letteraria e artistica che aveva respirato sin da bambino nella famiglia, spaziando dalla classicità greco-romana all’epoca moderna e contemporanea e con una predilezione particolare per le esperienze di più vivace e coinvolgente taglio fantastico …”.
Giovanni Possenti: “… Qui, i canoni della realtà passano in secondo piano a favore di una lettura onirica del mondo, dove lo sguardo di chi osserva è quasi obbligato ad un costante movimento ottico che lo porta a cogliere l’insistente presenza di una serie di piani che sfidano la prospettiva euclidea e il senso di terrena gravità …”.