Posseduti dall’amore
Gli artisti ed i collettivi selezionati, sono così chiamati tanto ad attingere all’amore che li possiede primariamente per trasformarlo in linguaggio, quanto ad attivare le sue possibilità di divenire espressione d’amore in tutte le sue tipologie.
Comunicato stampa
Motel b
Posseduti dall’amore – rassegna di videoarte
Sabato 9 Giugno 2012, inizio proiezioni ore 19.00
presso Progetto Tangram, Contrada del Carmine 21 A/B, Brescia
A cura di Stefano Taccone
Artisti:
Emanuela Ascari ⁄ Leone Contini ⁄ Tiziana Contino ⁄ Cinzia Delne¬vo ⁄ Rosaria Iazzetta/Valentina Lapolla ⁄ Liuba ⁄ Salvatore Manzi ⁄ MaraM ⁄ NoiSeGrUp ⁄ Moira Ricci ⁄ Fabrizio Sartori ⁄ Ur5o ⁄ Claudia Ventola ⁄ Ciro Vitale
Leggendo il recente saggio di Michael Hardt e Toni Negri, Comune (2009), col quale si conclude la trilogia aperta da Impero (2000) e proseguita con Moltitudine (2004), ci si imbatte, ad un tratto, in un vero e proprio inno all’amore, fondato sulla necessità della sua rivalutazione concettuale nell’ambito della teoria politica, del discorso filosofico e persino della scienza economica e ciò malgrado i due autori sappiano «ormai bene che questo termine mette a disagio molti lettori», alcuni dei quali «si rigirano nervosamente sulle loro sedie», mentre «altri alzano le spalle con aria di superiorità» e che gli stessi filosofi, teorici politici ed economisti che spesso, pur senza accantonare «il loro algido rigore intellettuale», parlano d’amore sono così inibiti da precludersi la possibilità di fornirci importanti insegnamenti. «L’amore», si spingono persino a dichiarare, quasi riecheggiando il San Paolo della Prima lettera ai Corinzi, «è il cuore pulsante del programma che abbiamo sviluppato fino a questo punto senza il quale il resto sarebbe un ammasso senza vita».
L’amore, ci avvertono insomma Hardt e Negri sulla scorta del «misterioso libro V dell’Etica di Spinoza», è «ontologicamente costitutivo», è « un processo di produzione del comune e di produzione di soggettività», è concatenazione con una causa esterna «per cercare di ripetere e di espandere la gioia e dunque per formare dei corpi e delle menti ancora più potenti». Ma se tale assunto è vero per la filosofia, la politica e l’economia quanto più esso, con buona pace di Roland Barthes, che, ricordando il Werther di Goethe «che prima disegnava molto e bene», ma «è ora incapace di fare il ritratto di Carlotta», addita le problematicità del legame tra amore e creazione artistica (va tenuto però conto Barthes egli intende qui l’amore nella accezione più ristretta di innamoramento), sarà vero per l’arte, territorio della creazione per antonomasia?
Posseduti dall’amore, il cui titolo si ispira proprio al capitolo di Comune dal quale ho tratto i pensieri che ho citato, intende costituire un primo passo in vista di un’esplorazione plurilinguistica e pluridisciplinare del legame esistente tra potenza dell’amore e prodursi dell’arte; sull’amore come principio costituente della creazione artistica, così come sull’arte costituita dalla pratica amorosa. Gli artisti ed i collettivi selezionati, sono così chiamati tanto ad attingere all’amore che li possiede primariamente per trasformarlo in linguaggio, quanto ad attivare le sue possibilità di divenire espressione d’amore in tutte le sue tipologie. L’amore che nutre il rapporto di coppia, dalle sue declinazioni più platoniche a quelle più carnali; l’amore per i propri familiari; l’amore come amicizia; l’amore come volontà di palingenesi per l’intera umanità; l’amore verso Dio, l’amore per la natura, per gli altri esseri che, oltre all’uomo, vivono su questo pianeta e, naturalmente, l’amore come piacere di fare qualcosa, quello che i greci antichi indicavano con il termine thelema, ovvero la declinazione più prossima al processo della creazione artistica.
La scelta del video, ovvero di quello che forse risulta ancora il medium più rappresentativo della democratizzazione dell’arte, dati i suoi bassi costi di produzione e di fruizione, oggi più che mai abbattuti dall’evoluzione della tecnologia, di uno strumento, come e più ancora della fotografia, connesso fin dall’inizio ad un uso amatoriale, e quindi ad una destinazione prossima alla dimensione dell’ordinario, del consueto, del familiare, o meglio, come spesso avveniva ed avviene, dei “piccoli straordinari dell’ordinario”, ma anche di un linguaggio in grado di trascendere la visione tipicamente umana, acquista in tal modo un particolare significato. Il video diviene cioè emblema della possibilità concessa ad ognuno di perseguire quello stato di particolare grazia e potenza, ai limiti delle facoltà umane, che chiamiamo “amore”.