Post-it – Paolo Gonzato – Cerca Trova
Una vetrina per l’arte contemporanea accesa 24 ore al giorno, un’opera concepita ad hoc, un artista ogni volta diverso e il locale più interessante del momento: da questo mix nasce Post-it, progetto curatoriale di Mariacristina Ferraioli per oTTo. Il primo racconto di Post-it è CERCA TROVA di Paolo Gonzato.
Comunicato stampa
Una vetrina per l’arte contemporanea accesa 24 ore al giorno, un’opera
concepita ad hoc, un artista ogni volta diverso e il locale più interessante
del momento: da questo mix nasce Post-it, progetto curatoriale di
Mariacristina Ferraioli per oTTo, nuovissimo spazio milanese in zona
Paolo Sarpi. Alla base del progetto (e della vetrina dedicata all’arte
contemporanea voluta dai fondatori) c’è l’idea di demolire il mito che
l’arte di ricerca e di qualità non possa essere fruita da tutti.
Il primo racconto di Post-it è CERCA TROVA di Paolo Gonzato. L’opera
di Gonzato prende il nome dal celebre aneddoto legato alla scritta,
appunto “Cerca Trova”, che il Vasari nascose in un punto del suo affresco
la “Battaglia di Marciano” - dipinto per la sala dei Cinquecento di
Palazzo Vecchio a Firenze - come indizio della presenza, al di sotto della
sua opera, della Battaglia di Anghiari di Leonardo di cui si sono perse le
tracce.
Con un’operazione simile, nell’installazione per la vetrina di oTTo,
Paolo Gonzato lavora su stratificazioni differenti ed apparentemente
antitetiche. Un wall-painting, modulato su svariate combinazioni di
rombi, occupa tutto lo spazio all’interno della vetrina. Con un gesto che
esclude ogni forma di autoreferenzialità e di processualità pianificata,
l’artista ha chiesto ai fondatori, al personale di oTTo, alla stessa curatrice
di suggerire un colore da abbinare ai rombi che formano il wall-panting,
attivando così un processo di partecipazione attiva alla sua opera. Il
CERCA TROVA del titolo diventa un segno formale e non solo letterale
per via di una scritta presa da un muro di Milano che Gonzato ha
nascosto all’interno della sua opera a mo’ di traccia impercettibile agli
occhi di chi guarda. Sta al pubblico giocare con gli elementi, muovere lo
sguardo all’interno dell’opera, cercare di coglierne le tracce. Un mash-up
in cui nessun elemento è assoluto e tutto contribuisce a rendere l’opera
avvolgente e sensuale, ma allo stesso tempo, straniante.