Post Pop Mix

Informazioni Evento

Luogo
PIAZZA 4 NOVEMBRE
Piazza 4 Novembre , Trinità d’Agultu, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
03/08/2013

ore 21.30

Catalogo
Catalogo: Agave edizioni, Sassari
Patrocini

Mostra promossa dal Comune di Trinità d’Agultu in collaborazione con l’Università degli Studi di Sassari, Dipartimento di Scienze Umanistiche e sociali

Curatori
Antonella Camarda, Giuliana Altea
Generi
arte contemporanea, collettiva

Le opere in mostra evocano la situazione di straordinaria effervescenza creativa che caratterizzava la scena artistica di New York tra gli anni Sessanta e i primi Settanta, e sono frutto di una fitta rete di rapporti che lega tra loro personaggi cruciali del panorama artistico internazionale.

Comunicato stampa

Si inaugura il 3 Agosto a Trinità d’Agultu (Piazza 4 Novembre, h. 21.30) la mostra POST POP MIX. GRAFICA AMERICANA DEGLI ANNI SESSANTA, a cura di Giuliana Altea e Antonella Camarda. L’evento si inserisce nella rassegna Orfeo cinto di Mirto che ogni anno porta nel comune gallurese preziose opere della collezione Paolo Dal Bosco, grazie all’organizzazione dell'associazione culturale “Agostino Muretti” e il patrocinio del Comune di Trinità d'Agultu e dell'Università degli Studi di Sassari.

La mostra

Robert Rauschenberg Andy Warhol, Claes Oldenburg, Roy Lichtenstein, Donald Judd, Dan Flavin e ancora Sol LeWitt, Kenneth Noland, Ellsworth Kelly, Hans Haacke, Walter De Maria... l'elenco degli autori compresi nella cartella New York Collection for Stockholm suona come una impressionante lista di star mondiali dell'arte del secondo dopoguerra.

Dal Neo Dada alla pop-art, dal Minimalismo al Concettuale, dall'astrazione post-pittorica alla video-arte, i maggiori protagonisti dell'arte americana della generazione successiva a quella degli Espressionisti astratti si cimentano nella stampa originale alla ricerca di nuovi mezzi espressivi o canali di diffusione e promozione della propria opera.

Il portfolio in mostra - trenta opere grafiche pubblicate nel 1973 da E.A.T. (Experiments in Art & Technology) per sostenere l'acquisto di una collezione di arte newyorkese da parte del Moderna Museet di Stoccolma - non è soltanto una brillante antologia di opere grafiche: è anche il documento di una tappa del processo di espansione in Europa dell’arte statunitense, e insieme dell’assunzione di questa al centro della strategia di affermazione del Moderna Museet. Quest’ultimo, nato nel 1958, fece leva infatti sui rapporti con l’America per trasformarsi da istituzione periferica in museo di respiro internazionale.

Le opere in mostra evocano la situazione di straordinaria effervescenza creativa che caratterizzava la scena artistica di New York tra gli anni Sessanta e i primi Settanta, e sono frutto di una fitta rete di rapporti che lega tra loro personaggi cruciali del panorama artistico internazionale: Pontus Hultén, il direttore del museo svedese, Robert Rauschenberg e la sua cerchia, due galleristi leggendari come Leo Castelli e Ileana Sonnabend, e naturalmente gli stessi autori delle opere grafiche contenute nel portfolio.

“Ripercorrerne la vicenda – afferma Giuliana Altea - significa andare indietro nel tempo a una situazione ancora ben lontana dall’odierno contesto globalizzato dell’arte contemporanea: a un momento in cui il sistema dell’arte era più fluido, meno rigidamente strutturato, e nel quale alla difficoltà e rarità dei viaggi e al relativo isolamento reciproco in cui vivevano i centri artistici sulle due sponde dell’Atlantico faceva riscontro l’entusiasmo di artisti, critici e curatori nell’intessere scambi, incontri e rapporti che diventavano spesso stimolanti occasioni creative.”

New York Collection for Stockholm nasce sotto il segno di Experiments in Art and Technology, associazione, fondata da Rauschenberg e l'ingegnere dei Bell Laboratories Billy Klüver, che dalla seconda metà degli anni Sessanta coltiva il sogno - tra le inquietudini generate dalla Guerra Fredda e dalla corsa agli armamenti - di coniugare arte e scienza, in un tentativo destinato allo scacco – racconta Antonella Camarda - di umanizzare la tecnologia: una riflessione autocritica sull’idea di progresso che porta a trovare per essa usi alternativi, non nella creazione di macchine disfunzionali e inutile, ma al contrario funzionali a processi creativi e non distruttivi, in una coesistenza dinamica e feconda fra uomo e macchina.”

Oltre a portare all'attenzione del pubblico opere grafiche di qualità assoluta, la mostra racconta, attraverso la storia di E.A.T., entusiasmi e disillusioni degli artisti in cerca di una collaborazione fra arte e scienza nell'utopia di una sperimentazione senza confini. Sullo sfondo, la rivoluzione culturale degli anni Sessanta, l'assassinio di J.F.K., la guerra nel Vietnam, l'ascesa delle grandi corporations e lo sviluppo della società del controllo.