[Post]INDUSTRIAL
Come dimenticare la Factory di Warhol, culla dell’arte dei multipli? Come non ricordare la Factory di Manchester, e la relativa Haçienda, da cui sono usciti Joy Division, New Order, Chemical Brothers, e il genio della grafica Peter Saville. [Post]INDUSTRIAL, una bi-personale dei fotografi Cecilia de Bassa e Franco Monari, si inserisce nella ricerca sulla tassonomia iconica delle fabbriche in disuso.
Comunicato stampa
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Gli antichi consideravano febbraio il mese della fine dell’inverno, il momento in cui si decideva chi sarebbe morto e chi invece era sopravvissuto alla stagione fredda. Quindi, febbraio era il mese della fine. Per la mostra di febbraio, Cayce’s Lab sceglie l’archeologia industriale come emblema escatologico.
I relitti dell’industria pesante e le loro architetture fatiscenti rappresentano la fine di un paradigma culturale, quello della modernità.
Tutto ciò che ora è archeologia è stato un tempo storia, e guardando alla storia della fabbrica emergono delle sorprendenti connessioni con l’arte. E questo nonostante le apparenze, per cui il lavoro hard-core del regime industriale sembra essere agli antipodi della ricerca artistica, concepita come intensità, gioco, festa. La prima fabbrica italiana nasce secoli prima della vera Rivoluzione Industriale. L’Arsenale di Venezia, sede dell’odierna Biennale, viene inaugurato nel 1104. Già ai tempi, ci lavorano sedicimila persone. Nei secoli successivi, “fabbrica” è la denominazione dei cantieri artistici dei signori, il modo in cui sono chiamati i loro palazzi nel momento in cui vengono costruiti o ristrutturati. Come dimenticare la Factory di Warhol, culla dell’arte dei multipli? Come non ricordare la Factory di Manchester, e la relativa Haçienda, da cui sono usciti Joy Division, New Order, Chemical Brothers, e il genio della grafica Peter Saville?
[Post]INDUSTRIAL, una bi-personale dei fotografi Cecilia de Bassa e Franco Monari, si inserisce nella ricerca sulla tassonomia iconica delle fabbriche in disuso.
I bianchi e neri caliginosi di Cecilia de Bassa sottolineano l’aspetto gotico di quest’estetica. De Bassa compie un’indagine radicale sull’iconografia dell’industria, risalendo alle sue origini tramite un sistema semiotico reticolare. A livello di grandiosità, il Gotico architettonico del XII secolo costituisce l’unico termine di paragone possibile rispetto alle architetture industriali. Franco Monari si focalizza sull’attualità, rendendo evidenti i processi di sgretolamento, crollo, disintegrazione. Ciò che si impone maggiormente agli occhi dell’osservatore sono i trionfi di fughe prospettiche, che vanno a comporre uno spazio razionale, costante ed omogeneo. Le architetture industriali fotografate da Monari dimostrano come la fabbrica possa essere considerata l’architettura più emblematica della Modernità, sia a livello ideologico, in quanto matrice di progresso, produzione, potere come segregazione, sia a livello visivo, per le sue prospettive infinite.
[Post]INDUSTRIAL è lo specchio della visione del mondo moderna, una visione totalizzante, economica, politica, simbolica. Ma, soprattutto, [Post]INDUSTRIAL è l’emblema della fine di quella visione.