Premio Internazionale di Grafica Do Forni – Livio Seguso
A Livio Seguso il premio “Do Forni”. Il riconoscimento della edizione 2015 all’artista muranese.
Comunicato stampa
L’ormai storico Premio Internazionale di Grafica Do Forni è giunto al traguardo dell’edizione 2015, confermando ancora una volta la continuità della grande tradizione dei “Ristoranti dell’Arte” a Venezia. L’apposita commissione, coordinata da Enzo Di Martino, ha deciso di attribuire il Premio all’artista Livio Seguso; la cerimonia conclusiva avrà luogo nel pomeriggio del 14 dicembre, dalle ore 17,00 alle ore 19,00, nei locali dello storico ristorante veneziano da cui il premio prende il nome. Nato a Murano nel 1930, Seguso vive e lavora a Murano e Venezia. Autodidatta, ha iniziato a lavorare giovanissimo nelle fornaci di Murano conseguendo presto il prestigio di grande ed innovativo maestro vetraio, giungendo a considerare il vetro la materia più congeniale alla realizzazione delle sue opere pastiche. Attivo come scultore già alla fine degli anni Sessanta si è formato con esperienze condotte accanto ad importanti personalità italiane e straniere. Inizia la sua attività espositiva nel 1973 con una mostra personale allestita nella Galleria d’arte Il Traghetto a Venezia, esponendo l’anno successivo nella Galerie d’art Credit Comunal a Namur in Belgio, nel 1978 nella Takashimaya Gallery di Tokyo e due anni dopo alla Nordiska Gallery a Stoccolma. Decisiva appare storicamente la grande mostra personale curata dal direttore Guido Perocco nel 1980 al Museo d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia. Ha successivamente allestito mostre personali in numerose gallerie private in Italia e all’estero e in sedi museali prestigiose in Italia e nel mondo; della sua opera hanno scritto, tra gli altri, Guido Perocco, Paolo Rizzi, Rosa Barovier Mentasti, Giuseppe Marchiori, Toni Toniato, Luigina Bortolatto, Raffaele De Grada, H. Ricke, Enrico Crispolti, Jiri Kotalik, Marco Valsecchi, Luigi Fraccalini, Tsuneo Yoshimizu, Franco Batacchi, Virginia Baradel. Nel 1997 l’Editoriale Giorgio Mondadori ha pubblicato una sua ampia monografia a cura di Enzo Di Martino e Pierre Restany.
I suoi esordi – come ricorda Enzo Di Martino, da sempre curatore ed animatore dell’iniziativa – “sono caratterizzati dall’ingresso, già in giovanissima età, nel duro, difficile ed affascinante ambiente delle fornaci di Murano; un mondo nel quale egli ha tratto grandi soddisfazioni professionali ma da cui si è progressivamente distanziato, specie a partire dagli anni Settanta, fino a giungere alla clamorosa affermazione di voler essere solo e soltanto un artista, soprattutto uno scultore.
Restando tuttavia sempre particolarmente legato alla materia-vetro, in un riconoscimento riflettuto ed istintivo ad un tempo, si potrebbe perfino dire inevitabile, considerate le sue origini, ma che però, fin dall’inizio, egli ha concepito in modi tecnici, procedurali e formali inediti ed innovativi rispetto all’esperienza storica di Murano. E, come spesso accade nella storia di ogni artista, vi è allora un momento nel quale il suo percorso si definisce compiutamente, come a significare un ineludibile punto di arrivo temporaneo ma ormai di non ritorno”.
Nel caso di Seguso questo momento è certamente quello scandito dalla grande mostra delle sue sculture allestita nel 1980, a cura di Guido Perocco, nel Museo d’Arte Moderna di Ca’Pesaro. Configurando un evento nel quale si è manifestata la piena e compiuta maturità espressiva di uno scultore in grado di realizzare forme plastiche formalmente nuove ed autonome, capaci di vivere nella luce e occupare concretamente e armoniosamente lo spazio. Nell’opera scultorea di Livio Seguso il vetro, in particolare il cristallo trasparente e luminoso, continua ancora oggi ad avere una centralità prevalente, anche se ormai spesso accostato a diversi materiali come il marmo e il legno. Inoltre, aggiunge Di Martino, “avviene peraltro anche nella sua meno nota e raffinata espressività pittorica, estremamente coerente con quella scultorea, fatta com’è, prevalentemente, di variazioni appena percettibili della luce del colore bianco mosso a volte solo da delicati rilievi materici. In una strategia formale che si ritrova anche nella più recente attività incisoria di Livio Seguso che ha perfino apportato in questa disciplina un contributo di importante sperimentazione di materiali nuovi, specie nella concezione e realizzazione delle matrici. Con una sorprendente assonanza processuale e formale che, che pur nella bidimensionalità dell’opera, ha nuovamente a che fare con la scultura, cioè nello “scolpire-incidere gli spazi”, e nella ricerca del rigore compositivo derivante della geometria, con evidenza ritenuta la madre di tutte le forme”.
Promuovendo il Premio Internazionale Forni per la Grafica, nell’ormai
lontano 1986, il ristorante Do Forni havoluto tenere viva una tradizione molto veneziana, quella che viene chiamata dei “ristoranti dell’arte”. Locali che non si limitano semplicemente ad accogliere gli ospiti ma che promuovono invece anche un’attività culturale che, essendo a Venezia, è sempre storicamente preminente negli aspetti artistici. Con una visione aperta alle nuove tendenze espressive e naturalmente
internazionale, come si conviene ad una città che ha inventato La Biennale già nel 1895. Confermando dunque lo spirito di accoglienza che Venezia ha sempre
avuto per l’arte e gli artisti. Essere arrivati oggi alla XXX edizione del Premio, la scadenza è per i promotori un vero motivo di orgoglio perché l’anniversario configura ormai una sorta “tradizione del nuovo” nella vita culturale della città. Sarebbero molti, un elenco forse troppo lungo, i ringraziamenti da esprimere in questa occasione, ricordando tutti coloro che – Istituzioni pubbliche, privati cittadini, aziende e amici – a vario titolo hanno contribuito alla continuità del Premio.
La manifestazione è patrocinata dalla Città di Venezia, dalla Regione Veneto e dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, e con il contributo della ditta Bellussi di Valdobbiadene.