Primo dialogo

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA IPER URANIUM
Via dei Banchi Nuovi, 58 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

tutti i giorni, anche lunedì ore 10-20

Vernissage
16/10/2012

ore 18.30

Contatti
Email: artepressroma@gmail.com/
Biglietti

ingresso libero

Curatori
Stefania Valente
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Al centro dell’evento due lavori site specific dedicati alle vittime del 16 ottobre del 1943, giorno in cui i nazisti deportarono gli ebrei romani.

Comunicato stampa

Roma, ottobre 2012
Noto come il “sabato nero”, il 16 ottobre del 1943 i nazisti portarono via con violenza e brutalità 1024 persone dal ghetto di Roma. Finita la guerra, da Auschwitz, campo di concentramento in cui erano state deportate, fecero ritorno solo 15 uomini e una donna.
Senz’altro uno degli avvenimenti più tragici avvenuto durante l’occupazione tedesca dell’Urbe, su cui si è concentrata l’attenzione di due scultrici romane - Mirella Bastelli e Patrizia Stracchi – che hanno dedicato due opere site specific alle vittime del rastrellamento nazista.
Lavori inediti svelati al pubblico nell’ambito di una più vasta mostra, Primo dialogo - a cura di Stefania Valente - che viene inaugurata proprio il 16 ottobre (giorno in cui annualmente si ricordano gli ebrei romani deportati dai nazisti) alla Galleria d’arte Iper Uranium, dove rimarrà visibile fino al 23 ottobre.
Con l’occasione vengono esposte anche altre opere delle due artiste - realizzate tra il 2009 e il 2012 - che hanno in comune, oltre alla medesima tecnica esecutiva – terracotta patinata a freddo - temi esistenziali legati alla caducità dell’esistenza terrena ma anche alla serena consapevolezza di poter affrontare le prove della vita con determinazione e coraggio, senza esitazioni.
La curatrice con il titolo dell’evento ha voluto sottolineare la funzione “iniziatica” di questa esposizione: la prima circostanza romana per le artiste di svelare, in un contesto esclusivo, il frutto del loro lavoro – all’acme di una evoluzione stilistica - essendo entrambe giunte a scegliere la scultura, quale forma privilegiata di espressione, in una fase matura della vita, dopo una lunga sperimentazione.
Il percorso espositivo che caratterizza l’allestimento presenta una struttura concentrica. Attorno ai lavori sul “16 ottobre 1943” – posti al centro della sala espositiva - ruotano altri 8 elementi scultorei.
Alcuni “moduli” ricorrenti – rotoli di memoria - rendono facilmente riconoscibile il progetto artistico di Patrizia: simili agli antichi volumen (fogli di papiro o di pergamena semi arrotolati) assumono, di volta in volta forme sempre diverse, come se fossero le lettere di un nuovo alfabeto. Rotoli che, pur evocando i primi testi scritti della storia, non sono la rimembranza di un’epoca arcaica, così come si potrebbe pensare in un primo momento, bensì emblema dell’epoca contemporanea: l’artista, infatti, quando li plasma, mira a trasformare la creta, una volta cotta, in un materiale apparentemente leggero e flessibile, come se fosse un pezzo di plastica.
Su di ognuno imprime poi, a seconda dei casi, segni più o meno regolari, rappresentativi del messaggio che vuole mandare.
Nell’installazione dedicata al 16 ottobre 1943 intitolata Per non dimenticare – frase che compare incisa sull’opera in ebraico –– alcuni rotoli “umanizzati”, avvolti da un filo spinato, descrivono drammaticamente il senso di abbandono che provarono gli ebrei deportati ad Auschwitz.
I lavori di Mirella sono invece dominati da una voluta e non casuale “discontinuità” stilistica, questo perché riflettono le problematiche esistenziali che affrontano: il conflitto interiore tra essere e apparire. Ogni sua scultura, diversa l’una dall’altra nella forma e nei colori, rispecchia precisamente l’andamento sinusoidale delle sue emozioni: un momento di passaggio dell’esistenza, una fase di chiusura o di risveglio, uno stato d’animo… Del resto per Mirella – come lei stessa dice - «la vita è mutamento, cambiamento, trasformazione… come l’acqua di un fiume che non è mai la stessa».
Nell’ultimo ciclo di opere però – in cui ricorrono volti anonimi come se fossero stati scavati dal tempo nella roccia – si avverte qualcosa di diverso, come se avesse raggiunto, dopo un lungo naufragar, un porto sicuro: esso rivela una certa consapevolezza interiore e creativa, che si manifesta nella spontaneità con cui si esprime, attraverso un linguaggio semplice ed essenziale, tipico delle culture arcaiche.
Nell’opera dedicata al “sabato nero” del ghetto di Roma - metafora universale anche di tutti quei crimini di guerra che ancora oggi si compiono nel mondo - sono sempre dei volti a esprimere come quell’immane dolore causato dall’eccidio nazista si sia trasformato nel tempo: abbracciate l’una all’altra, 5 figure, che formano insieme una leggera curva, manifestano diversi gradi di questa evoluzione: spavento, rassegnazione, rabbia, e, per ultima, la speranza…

CENNI BIOGRAFICI

Mirella Bastelli
L’amore per la scultura emerge dopo anni di ricerca personale nel campo musicale, psicologico, filosofico e spirituale. Inizialmente autodidatta, mette a punto la sua formazione seguendo diversi corsi di ceramica, pittura e scultura. Particolarmente significativo, nel suo iter formativo, è stato il suo ultimo percorso didattico, intrapreso con la scultrice Anna Maria Angelucci.
Ha partecipato a diverse mostre individuali e collettive in Italia e all’estero (Francoforte, Miami, Barcellona e Siviglia). Alcune sue opere sono al Museum Art di Miami in Florida e nel Museo di Scontrone (L’Aquila). Nel 2005, vince il 5° premio del Trofeo Medusa Aurea (organizzato dall’Accademia Int.le d’Arte Moderna di Roma) e, nel 2009, il concorso “Artisti in emersione” - Multimedia Art Promotion.

Patrizia Stracchi
Si forma artisticamente seguendo dal 2001 corsi di disegno, pittura, scultura, incisione (tra cui quelli tenuti dal maestro Luca Massenzio Palermo e della scultrice Anna Maria Angelucci).
Da sempre ricettiva alla plasticità dell’arte, trova nella pittura, nella terracotta e nell’incisione le espressioni più naturali della sua ricerca artistica. La sua ispirazione affonda nel quotidiano, nella fotografia, nella poesia e nella natura.
Ha partecipato a numerose mostre collettive a Roma, a Marino, Como. Alcune sue opere sono state acquisite dall'Università Popolare per la propria sede di Palazzo Engelfield, e altre da collezionisti esteri (Spagna, Svizzera, Lussemburgo).