Primo Pantoli – Azione e Contaminazione
È una significativa antologica dedicata al grande artista recentemente scomparso, a cura di Roberta Vanali.
Comunicato stampa
Riapre al pubblico, sabato 21 aprile alle ore 18, con la nuova direzione affidata allo storico dell’arte Efisio Carbone, il MACC – Museo d’Arte Contemporanea e Galleria di Mangiabarche di Calasetta.
Il Museo MACC, unico museo d’arte contemporanea della regione del Sulcis-Iglesiente, nato nel 2011 per volere dell’artista di origini calasettane Ermanno Leinardi, in collaborazione con l’Amministrazione comunale, raggruppa una collezione di 130 opere rappresentativa di tutte le tendenze dell’arte astratta, dagli anni trenta agli anni ’50 e oltre con firme importanti quali Albers, Radice, Badiali sino a Munari, Capogrossi, Fontana, passando per Soldati e Veronesi oltre all’astrattismo geometrico dello stesso Leinardi.
Efisio Carbone succede al critico d’arte e pittore Pino Mantovani, che ha diretto il MACC nel triennio precedente, e proseguendo il dialogo di collaborazione con l’Amministrazione comunale intende non solo proseguire il lavoro di valorizzazione della prestigiosa collezione permanente, ma approfondire e sviluppare una sinergia sempre più forte tra il Museo e il territorio sul quale risiede. “Il museo deve essere un motore che genera cultura nel luogo in cui si trova e deve ascoltarne il territorio, per poi poter creare reti con altre realtà”.
Nominato con un mandato di due anni da Maricarla Armeni, Presidente della Fondazione MACC che gestisce il Museo con la partecipazione del comune di Calasetta, il neo direttore, dichiara da subito la sua visione orizzontale nella gestione del Museo, che mira ad esaltare le sinergie, le collaborazioni, e le reti con la realtà artistiche e culturali del territorio e insieme spingersi sino a raggiungere i luoghi del contemporaneo delle altre province della Sardegna e oltremare.
Sono già in corso, le residenze d’artista, progetto biennale che Carbone, ha affidato alla cura di Claude Corongiu della Galleria Macca di Cagliari, con la presenza in paese dell’artista-designer-architetto cileno Paulina Herrera Letelier e la compositrice-musicista sarda Francesca Romana Motzo unite per l’occasione da un lavoro sulla trachite rossa calasettana.
Ma si entrerà nel vivo della programmazione proprio il prossimo sabato 21 aprile con l’inaugurazione della prima mostra in calendario: Primo Pantoli – Azione e Contaminazione. È una significativa antologica dedicata al grande artista recentemente scomparso, a cura di Roberta Vanali, curatrice anche della prossima mostra in programma per l’estate dedicata al tema del “genius loci” con i grandi artisti sardi quali Costantino Nivola, Maria Lai, Salvatore Fancello, Pinuccio Sciola dialogheranno con Antonello Ottonello, Lalla Lussu e il giovane di fama internazionale Ruben Montini.
La mostra Primo Pantoli – Azione e Contaminazione, in esposizione al MACC sino al 24 giugno, ripercorre i momenti più salienti della produzione dell’artista. La scelta della curatela punta il focus sulla produzione astratta di Pantoli, creando un ideale dialogo con la collezione permanente. Nelle luminose e alte pareti del MACC più di cinquant’anni di storia dell’arte contemporanea in Sardegna, che raccontano l’humus sociale e politico dell’artista tra i più rappresentativi dell’Isola pur non essendo sardo. Primo Pantoli partecipò alla nascita dei gruppi storici Studio 58, Gruppo di Iniziativa, Centro di Cultura Democratica, Centro Arti visive, inventando un nuovo, fresco, vitale linguaggio per tutta la produzione dei manifesti usati per la comunicazione politica e sociale del periodo. Il suo impegno civile e morale non gli impedì comunque di usare forme e colori anche per cantare l’amore, quello intimo, personalissimo e malinconico. Pochi altri come lui sono stati in grado di catturare la luce di Sardegna come ha fatto Pantoli, restituendo a questa terra antica un’immagine lontana dagli stereotipi ma forse per questo più vera e sincera. Nel periodo dell’esposizione della mostra saranno affidati a Carla Orrù e Lidia Pacchiarotti i laboratori didattici per le scuole e per i visitatori.
Comunicazione e media relation:
Elsa Pascalis mob.+39 328 1361 756
[email protected]
Programma Museo MACC 2018 a cura del direttore artistico Efisio Carbone
#IL MUSEO MACC è un presidio culturale nato nel 2000 dall’iniziativa spontanea di un artista, di fama internazionale, di origini calasettane, Ermanno Leinardi (Pontedera, 1933 – Calasetta, 2006), in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Calasetta. Il Museo documenta ed espone, una collezione di opere creata dall’artista che ne riflette gusti, intenti ma soprattutto una grande rete di amicizie consolidate nel mondo dell’arte dovuta a legami di stima concretizzatasi nelle opere oggi appartenenti al museo.
#LA COLLEZIONE Tutte le tendenze dell’arte astratta, dall’astrazione lirica e informale all’astrazione geometrica sono rappresentate da autori illustri che hanno segnato l’arte contemporanea nazionale e internazionale. Dai maestri degli anni Trenta (Josef Albers, Mario Radice, Carla Badiali), agli aderenti del Movimento Arte Concreta del decennio Cinquanta (Atanasio Soldati, Luigi Veronesi), dal ventaglio dei gruppi e dei collettivi coinvolti nel campo dell’arte Cine-Visuale degli anni Sessanta e Settanta (Bruno Munari, Giuseppe Capogrossi, Lucio Fontana, Ermanno Leinardi e molti altri), al gruppo degli sperimentatori sardi (Antonio Atza, Giovanni Campus, Rosanna Rossi, Vincenzo Satta, Italo Utzeri, Gaetano Brundu, Zaza Calzia).
#IL TERRITORIO Per la sua posizione geografica, per il valore della collezione permanente, per l’intensa attività svolta in questi anni possiamo intendere il Museo MACC come centro riconosciuto per lo studio e la ricerca dell’arte, in particolare quella aniconica del Novecento, oltre che presidio che innesca processi culturali attraverso progetti espositivi d’arte contemporanea, mostre, pubblicazioni e conferenze legate all’intero campo delle arti visive, tanto nella direzione della tradizione quanto della sperimentazione.
Il museo MACC è l’unico museo d’arte contemporanea che insiste sul vasto territorio sulcitano, ecco perché intende sostenere una rete con gli altri presidi culturali e i musei del territorio a partire dalla Giuseppe Frau Gallery collettivo iglesiente, che realizzerà un murale in un muro cieco sul fianco del museo e Cherimus di Perdaxius, tra le più importanti imprese culturali del Sulcis con i quali si intendono sviluppare progetti comuni.
#PROGRAMMA - AZIONI
la programmazione del museo, in accordo con le linee e gli obbiettivi della Fondazione MACC e dell’amministrazione comunale, intende tutelare e valorizzare la collezione permanente, promuovere l’arte contemporanea in rapporto col territorio, attivando un triplice sguardo dedicato:
1 alla collezione permanente e agli artisti in essa presenti nella forma di una esposizione permanente come introduzione ai percorsi delle mostre temporanee. Presenti, a rotazione, le opere scelte dagli oltre centotrenta pezzi secondo criteri tematici e storico-artistici. La collezione permanente sarà integralmente esposta nei mesi autunnali e invernali. È programmato un lavoro di approfondimento e valorizzazione delle opere con schede dedicate alle singole opere da mettere on-line sul sito del museo. È inoltre prevista una campagna di analisi e controllo dello stato di conservazione delle opere, la realizzazione dei codition reports, un laboratorio del restauro della carta. La pubblicazione di un nuovo catalogo aggiornato. L’implementazione della collezione con nuove acquisizioni.
2 alle mostre temporanee dedicate ad artisti locali, nazionali, internazionali messi in relazione alla collezione permanente. Approfondimenti storico-critici attraverso mostre antologiche o collettive sempre e comunque affini agli artisti in collezione e/o al territorio d’appartenenza. Agli spazi della Torre Sabauda si darà il compito di ospitare le mostre di giovani artisti, artisti locali, arti applicate, designer, installazioni site specific. In agosto la torre ospiterà una mostra ideata e curata dall’artista di origini calasettane Giuseppe Vigo insieme agli artisti nazionali e internazionali Marta Romani, Giuseppe Mongiello, Jessica Bribò, Karl Logge, Veruska Ibba.
Le mostre previste al Museo MACC già in programmazione sono due: la prima è dedicata al grande artista sardo recentemente scomparso Primo Pantoli. L’antologica si concentra, in particolare, sulla produzione astratta dell’artista senza trascurare la produzione pittorica figurativa, i disegni e la produzione incisoria. La seconda mostra affronterà il tema del “genius loci” in Sardegna e coprirà i mesi estivi di luglio e agosto, momento di maggiore presenza turistica sull’isola; grandi artisti storici quali Costantino Nivola, Maria Lai, Salvatore Fancello, Pinuccio Sciola dialogheranno con Antonello Ottonello, Lalla Lussu e il giovane di fama internazionale Ruben Montini.Passato, presente, futuro si incontreranno sul filo di una qualità artistica straordinaria.
Casa Falconieri, Centro di Sperimentazione e Ricerca attivo a livello internazionale nella promozione e valorizzazione delle arti grafiche, ha scelto il museo MACC come sede della rassegna internazionale ON PAPER, portando a Calasetta opere e artisti nei mesi di ottobre e novembre per un simposio sull’incisione contemporanea che “allungherà” la stagione espositiva anche in mesi notoriamente più difficili da destinare a un’ampia utenza.
3 alle residenze internazionali con un nutrito calendario di presenze di artisti, quasi tutti giovani ma dal curriculum già notevolmente delineato, che intendono, soprattutto nei mesi invernali, soggiornale nel paese attivando collaborazioni e reti di conoscenze con la comunità. Il tema delle residenze è di grande attualità, la comunità calasettana ha già avuto esperienze brillanti attivate dal museo negli anni passati. I contatti son già stati presi con artisti provenienti da Europa, America Latina, Stati Uniti. Il progetto è biennale. La prima residenza è già in corso e vede l’artista-designer-architetto cileno Paulina Herrera Letelier e la compositrice-musicista sarda Francesca Romana Motzo lavorare insieme sulla trachite rossa calasettana. Le due artiste hanno attivato già collaborazioni con gli artigiani locali e con la Cantina di Calasetta che fornirà loro la “madre” del vino Carignano per tingere le lane utilizzate in una installazione site-specific destinata alla Torre Sabauda, sede ultima della mostra di luglio che presenterà il lavoro di residenza.
I servizi educativi e i laboratori per piccoli e adulti sono elementi fondamentali delle strategie culturali del museo. Seguono sempre la programmazione delle mostre per intensificarsi nei mesi invernali e primaverili attraverso i rapporti con le scuole presenti sul territorio.
Territorio e cultura non sono solo arte visiva ecco perché un calendario di eventi che si arricchisce, in particolare nei mesi estivi, diversifica l’offerta museale con sinestesie d’eccellenza: musica, letteratura, cinema oltre che dei preziosi momenti dedicati all’enogastronomia con proposte quali visite guidate alle mostre e aperitivi al tramonto con degustazione di prodotti locali.
Collaborazioni e reti: il museo è in dialogo con le principali imprese culturali regionali; ha stretto rapporti di collaborazione con musei quali l’Archeologico di Sant’Antioco, i Musei Civici di Cagliari, il centro d’arte EXMA, la Pinacoteca Contini di Oristano, La Fondazione Bartoli-Felter, l’Archivio Maria Lai, la Fondazione Sciola, L’Università degli Studi di Cagliari e tanti altri.
Al costante vitale supporto del Comune di Calasetta, del suo sindaco e della Fondazione MACC con la presidentessa Maricarla Armeni, al qualificato staff della Cooperativa Millepiedi, entrano in campo nuove forze che credono nella mission, nella vision, nei progetti del Museo Macc e della nuova direzione.
Tra questi: la Critica d’arte Roberta Vanali dà il suo contributo d’eccellenza alla curatela delle mostre, la Storica dell’arte Silvia Ledda, già catalogatrice per conto di Ministero e Regione, approfondirà gli studi sulla collezione permanente, la gallerista Claude Corongiu, già proprietaria della Galleria Macca, offrirà la sua esperienza e la sua rete di conoscenze alle residenze internazionali, il fotografo Giorgio Dettori curerà parte dei cataloghi e degli allestimenti; Elsa Pascalis sarà alla guida della Comunicazione.
Non ultimo il grande supporto economico della Fondazione di Sardegna e degli altri sponsor, come la Cantina di Calasetta, che, a vario titolo, aiutano il museo a sviluppare la sua programmazione.
Biografia Efisio Carbone
Ha frequentato l’Università degli Studi di Cagliari laureandosi in Lettere Moderne con orientamento artistico con il massimo dei voti, si è specializzato in Storia dell’Arte Contemporanea presso la Scuola di Specializzazione della stessa università ottenendo la lode, con tesi sul patrimonio artistico contemporaneo di proprietà della Regione Sardegna. Ha frequentato successivamente due master, uno promosso dal MIBAC in ambito del progetto LC3 in “Esperto in Contenuti Culturali in Rete”, l’altro in Museologia, Museografia e gestione dei Beni Culturali presso l’Università Cattolica di Milano con tesi sulla valorizzazione del patrimonio artistico della Regione Lombardia. Ha collaborato con la Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Cagliari e Oristano e con la Regione Sardegna in ambito di progetti di catalogazione e valorizzazione. Ha portato a termine una borsa di ricerca biennale presso l’Università degli Studi di Cagliari, cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea, con la prof.ssa Maria Luisa Frongia. Alle spalle una lunga carriera curatoriale iniziata con il Centro Culturale Man Ray di Cagliari. Ha curato numerose mostre personali e collettive, in particolare a Cagliari, dove si è dedicato alla valorizzazione degli spazi Off dedicati alla cultura; Collabora con continuità con la Galleria Macca di Cagliari, lo Spazio (In)visibile, oltre che con Spazio e Movimento, dedicato alla produzione artistica di sole donne. Attualmente lavora come assistente alla direzione dei Musei Civici di Cagliari; insegna Fenomenologia delle Arti Contemporanee allo IED di Cagliari, terzo anno Interior Design.
La mostra
Primo Pantoli – Azione e Contaminazione 21 aprile – 24 giugno
A cura di Roberta Vanali ed Efisio Carbone
Dedicata a Primo Pantoli, artista purtroppo scomparso recentemente, la mostra intende approfondire connessioni e legami tra i maestri della Collezione permanente e gli artisti a loro più affini, sia sul territorio sardo che in campo nazionale e internazionale.
Primo Pantoli è assente nella Collezione Permanente del MACC ma la sua vita e il suo lavoro sono strettamente legati alla ricerca dei colleghi sardi “collezionati” da Leinardi. Nessuna meraviglia a riguardo poiché le collezioni riflettono sempre il gusto di chi le crea svincolandosi da una certa ortodossia a favore di un pensiero personale. Del resto, Leinardi, più interessato all’astrattismo nelle sue varie declinazioni, potrebbe aver giudicato il lirismo di Pantoli distante dalla sua ricerca, per quanto Pantoli avesse portato il suo lavoro all’astrazione tanto da essere presente nella Collezione Ugo Ugo dei Civici di Cagliari e accostato agli artisti legati alle correnti Optical. I due furono amici ed esposero insieme nella memorabile mostra del “portico di Sant’Antonio” nel 1960, che segnò l’apice e lo scioglimento di Studio ‘58. In quell’occasione, l’amico comune Gaetano Brundu espose i famosi “sacchi”.
La mostra intende indagare tutta la produzione di Pantoli riconoscendo quelli che furono i momenti salienti del suo percorso, con un focus particolare sulla produzione astratta. Più di cinquantanni di Storia dell’Arte Contemporanea in Sardegna strettamente intrecciati alla storia politica e sociale sono il lascito preziosissimo dell’artista. Egli fu tra i più attivi artisti sardi puro non essendo sardo; partecipo da protagonista alla nascita dei primi gruppi storici “Studio 58”, Gruppo di Iniziativa, Centro di Cultura Democratica, Centro Arti Visive, inventò un nuovo, fresco, vitale linguaggio per tutta la produzione dei manifesti usati per la comunicazione dal PCI e dalla CGL, ma seppe anche cantare l’amore, quello intimo, personalissimo, malinconico; catturò la luce di Sardegna come pochi riuscirono, amò questa terra come pochi fecero.
Primo periodo: arrivo in Sardegna e costituzione di Studio 58
Correva l’anno 1957 quando un giovane romagnolo, fresco di diploma all’Istituto d’Arte di Lucca, solcò le calme acque del porto di Cagliari per approdare in terra sarda. L’amico Marcello Lucarelli, artista come lui, gli aveva consigliato di cercare lavoro come insegnante negli istituti isolani, al tempo carenti di un corpo docente qualificato nell’arte. Primo, questo il suo nome, portava con sé un temperamento sanguigno e importanti esperienze maturate nel mondo artistico fiorentino. Pochi mesi prima del suo arrivo in Sardegna c’erano state le elezioni regionali, all’incontrastata egemonia della Democrazia Cristiana si affiancava con il suo 17,6% il Partito Comunista. Il primo incarico lavorativo lo portò a San Gavino dove insegnò per due anni nella scuola privata vescovile. Uno dei primi artisti isolani che Pantoli conobbe fu Gaetano Brundu col quale costruì un sodalizio e un’amicizia che durò per tutta la vita. Lo studio di Pantoli a Cagliari era un porto aperto per artisti, intellettuali, o semplice gente di passaggio e fu un punto di riferimento fondamentale per costituire, insieme a un gruppo di giovani artisti, un circolo culturale che prese il nome di Studio 58 divenendo il primo importante cenacolo artistico del contemporaneo in Sardegna. Pantoli, insieme a Gaetano Brundu, cucì le maglie del gruppo. La reazione diffidente e respingente della cittadina (gli spazi culturali erano pochi e gestiti con altri interessi) venne superata dalla generosità e apertura dell’ottico Franz che offrì i locali del retrobottega del suo negozio sposando la causa di questi primi ribelli dell’arte. Il primo nucleo di Studio 58 era costituito, insieme a Primo Pantoli da Italo Agus, Antonio Atza, Gaetano Brundu, Biagio Civale, Mario Curreli, Giuliano Filomeni, Giovanni Fiori, Foiso Fois, Hoder Claro Grassi, Eros Kara, Marcello Lucarelli, Mirella Mibelli, Luigi Pascalis, Rosanna Rossi, Anna Cabras Brundo, Axel Schmidt Walguny. “Erano i tempi dello scontro frontale per il futuro assetto del mondo e della nostra stessa vita e noi volevamo legare l’opera a segnali non ambigui e i nuovi linguaggi a chiare indicazioni di natura politica. La domenica caricavamo in una vecchia macchina i nostri quadri e piombavamo nelle piazze dei paesi, dove spesso si rasentava la rissa con i notabili del luogo.”
Tra Gruppo d’’Iniziativa e Centro di cultura democratica: l’attivismo politico di Pantoli.
Dopo la celebre mostra del portico di Sant’Antonio del 1960, a cui partecipò anche Leinardi, che segnò vertici linguistici di estrema ricerca e sperimentazione, Studio 58 si sciolse ufficialmente per essere assorbito, in parte, nel Gruppo di Iniziativa per un impegno democratico e autonomistico della cultura in Sardegna che nella sede di via Grazia Deledda a Cagliari aveva cominciato la sua attività nel luglio del 1960, con una serie di dibattiti pubblici. (S. Naitza, 1977) È in questo momento che la pittura di Primo Pantoli e dei compagni si fece, per precisa volontà e teorizzazione, efficace portatrice di messaggi con l’ausilio spregiudicato di forme semplificate e poesia visiva. Il Centro di Cultura Democratica riunì gli intellettuali comunisti, socialisti e di estrazione cattolica. Suo primo presidente fu Sandro Maxia. Tra gli artisiti che aderirono subito al Centro, che ebbe la sua prima sede in via Donizzeti a Cagliari, ricordiamo: Pantoli, Brundu, Mele, Staccioli, Mazzarelli e i transazionisti Casula, Leinardi e Ugo. «Le mostre al Centro di Cultura Democratica furono comunque tra le più impegnative che i vari artisti avessero fatto» (S. Naitza, 1977). Dagli anni di denuncia sociale contraddistinti da Studio 58, Gruppo di Iniziativa e Centro di Cultura democratica, Primo Pantoli approda ad una sorta d’ideologia per immagini di matrice fauves e contaminazioni proprie della Die Bruke. La parentesi informale londinese anticipa la visionaria figurazione che dopo l’apparente periodo solare divisionista degli anni Novanta sfocerà in un linguaggio estetico dagli esiti crudamente espressionistici, delineando drammi esistenziali di una società al limite della sopravvivenza, che contraddistinguono il periodo più dissacrante di questo eclettico artista.
Il lirismo delle produzioni aniconiche.
Sullo sviluppo di questa nuova vena creativa inquadrabile negli anni ‘70 è lo stesso Pantoli a darcene descrizione in una intervista: “Ho preso le forme più semplici legate al segno del pennello, le ho affiancate e sovrapposte in infinite, aperte possibilità di consonanze e dissonanze, tal volta chiaramente legate a memorie naturalistiche, talvolta più libere in una autonoma musicalità”. L’artista inizia una produzione importante di quell’estetica naturalista che raggiunge il suo culmine negli anni Novanta. La figura umana quasi scompare per lasciare spazio a luminosi e vibranti paesaggi mediterranei restituiti con piccoli tocchi di colore che consentono la fusione tra oggetto e spazio, modus operandi di derivazione impressionista/divisionista che l’artista fa suo per due decenni ma che al contempo risente di proprietà gestaltiche, teorie transazionali ed optical. Il risultato sono paesaggi ipertrofici dati dall’accostamento e dalla sovrapposizione di segni incalzanti e brulicanti dove la contemplazione della natura avviene in maniera analitica e, in questo frangente, si pone al servizio della sua vita privata: nascono capolavori come Vivere a Poggio - un vero e proprio inno alla natura con al margine una figura in contemplazione - e il kleeiano dalle tinte africane La nascita di Eleonora. “Fu un periodo di grande serenità vissuto a contatto con la natura. Ho dipinto questi grandi pannelli colorati dal ’74 al ’91, quando la Guerra del Golfo mi riportò alla realtà e alle orribili esperienze dei bombardamenti e della sopraffazione.” Non era più l’epoca per continuare a guardare il cielo e il mare, alla meditazione l’artista sostituisce rabbia e denuncia sociale. Il ritorno alla figura umana distorta e inquietante è imminente.
L’arte dell’incisione.
La formazione di Primo Pantoli come maestro incisore ebbe un’importanza fondamentale per sviluppare un livello di libertà espressiva tale da porlo, fin da subito, come il più adatto a praticare una forma di linguaggio così complessa come quella del manifesto. L’esordio avviene nel 1966 quando Ciusa Romagna presenta una cartella di linoleografie realizzate nel 1962. Il suo il volume Incidere e stampare da soli del 1999 giunge a coronamento di un lungo percorso parallelo all’attività pittorica che affronta con una varietà di tecniche. L’acquaforte, l’acquatinta, la xilografia, la puntasecca ma anche la cera molle e la linoleografia, sono congeniali a delineare una condizione esistenziale disincantata che attinge a quella forma di espressionismo violento e diretto, graffiante e dalle forme spigolose, che solo le tecniche calcografiche riescono a restituire. A questa si aggiunga il mondo del teatro, altro settore rilevante nell’attività del maestro che gli permise non solo di realizzare manifesti ma anche scenografie per manifestazioni e comizi di piazza. Un chiaro impegno politico che l’artista dimostra fin dal principio della sua carriera e dove alla forte valenza espressionista coniuga l’ideologia marxista e la filosofia sartriana di formazione. Negli anni Ottanta la produzione di manifesti s’intensifica sino ad arrivare alla sua massima espressione contribuendo notevolmente allo svecchiamento della produzione grafica dell’epoca.
L’intimità nei disegni.
“Li avevo dimenticati sul fondo di un cassetto”, rispose Primo Pantoli quando gli si chiese da dove provenissero quei 200 disegni inediti realizzati tra il 1957 e il 1960, dove compaiono i primi esempi di poesia visiva. Disegni, chine, pennarelli e acquerelli, che ricordano Chagall e il Picasso monumentale dei primi Anni Venti, sono spesso caratterizzati da frasi o brevi poesie che nel tempo daranno un apporto fondamentale alla sua ricerca. Non a caso sottolineava la pittura mi serve per gridare. Il lungo tour nell’isola dov’era appena approdato è stato il pretesto per immergersi nella vita, nei costumi e nelle tradizioni locali senza mai cadere nel folclorismo di genere che traboccava nella Sardegna dell’epoca. Il carattere è quello di una rappresentazione documentaria dove i personaggi, spesso sorpresi in faccende domestiche o in momenti intimi di vita quotidiana, immersi in luoghi sempre riconoscibili, sono abbozzati con sintesi progettuale, mano ferma e veloce e rifiniti con accensioni cromatiche improvvise. A primo Primo Pantoli interessano soprattutto i rapporti sociali e l’introspezione analitica della collettività, ne sono esempio opere come In corriera, realizzato durante un viaggio sul bus, dove pare stringe l’occhio alle esperienze di Bernardino Palazzi, e la china acquerellata Le Prefiche che piangono il morto, cerimoniale funebre all’epoca imprescindibile.
Biografia Primo Pantoli
Nasce nel 1932 a Cesena, si diploma presso l'Istituto d'Arte di Lucca e nel 1950 si trasferisce a Firenze, dove alterna gli studi di architettura alla passione per la pittura e per gli studi classici.
Nel 1957 approda in Sardegna, terra dalla quale rimane profondamente affascinato.
Sono gli anni in cui il pennello dell'artista romagnolo è intriso di impetuoso espressionismo alternato da suggestioni materiche provenienti dalla corrente Informale.
Costantemente fomentato dal suo instancabile fervore politico e ideologico, si inserisce, da subito, all'interno del vivace dibattito culturale sardo, partecipando alla fondazione del gruppo di artisti impegnati "Studio 58". Nel 1960 aderisce al Gruppo di Iniziativa. Le opere di questo periodo sono caratterizzate dall'accostamento di immagini e parole che danno voce a messaggi forti gridati dal profondo del suo animo ribollente e combattivo: ricorrono tematiche politiche, quali la Resistenza, il sostegno alla liberazione dell'Algeria e la protesta contro la guerra in Vietnam.
Nel 1967 Pantoli è tra i fondatori del Centro di Cultura Democratica e continua costantemente a collaborare come critico con i periodici L'Unità e Il Tempo e come disegnatore satirico con le riviste Rinascita Sarda e Sardegna Oggi.
Dal 1968 al 1990 insegna discipline pittoriche presso il Liceo Artistico di Cagliari.
Durante tutti questi anni la sua impetuosa indole poliedrica si consolida nella produzione di manifesti, copertine di libri, locandine per il teatro, convegni, manifestazioni culturali, sindacali e politiche, scenografie teatrali e televisive.
Dalla metà degli anni Settanta la sua ricerca pittorica, imperniata sulla triade spazio-luce-colore, inizia a indagare con attenzione sul paesaggio mediterraneo e sulle sue sfumature, facendo prevalere reminiscenze impressioniste, date dall’uso di piccole e rapide macchie di colore. Agli inizi degli anni Ottanta la materia cromatica si inspessisce fino a divenire un pigmento corposo che si immerge nella costruzione di paesaggi distesi e imperturbabili, resi luminosi e languidamente meditativi.
Nei primi anni Novanta l'istinto di denuncia e protesta si risveglia nell'animo dell'artista: sono gli anni segnati dal ritorno al figurativo, profondamente condizionati dagli avvenimenti della prima guerra del Golfo. In queste opere le figure umane, realizzate attraverso l'uso preponderante del colore, rappresentano la testimonianza del malessere e della tensione che attraversa la storia politica internazionale in quel momento storico.
A partire dai primi anni 2000, Pantoli si dedica con particolare dedizione alla scultura, sperimentando la lavorazione di diversi materiali: argento, ferro, gesso, rete metallica.
E' il periodo in cui l'artista si è trasferito nella sua nuova casa a Poggio dei Pini, arroccata su costoni rocciosi e avvolta da un fitto bosco, luogo nel quale si abbandona a una vita più isolata, distaccata dalle efferatezze della società, manifestando la volontà di estraniarsi dalla modernità che corre veloce, fino a rifiutare la dottrina unica della globalizzazione.
Pantoli muore il 18 dicembre 2017, all'età di 85 anni, nella terra che lo ha accolto e amato.
Credits: Primo Pantoli – Azione e Contemplazione
Ideazione, curatela e allestimento / curated - exhibition design by: Efisio Carbone, Roberta Vanali
testi di sala / exhibition sheets: Efisio Carbone, Roberta Vanali, Cecilia Legnino
segreteria organizzativa e tecnica / organisation offices: Fondazione MACC
realizzazione allestimento / set-up installation: La San Giorgio
grafica / graphic design: Alberto Marci
traduzioni / translation: Silvia Baita
comunicazione / comunication: Elsa Pascalis
laboratori / workshops: Carla Orrù, Lidia Pacchiarotti
accoglienza, bookshop e servizi educativi / reception, bookshop and educational services: Sara Scopelliti, Eletta Armeni- Fondazione Macc
materiali a stampa / printed materials: Arti Grafiche Pisano
Si ringraziano i Servizi del Comune di Calasetta, la Fondazione di Sardegna, La Cantina di Calasetta e quanti hanno contribuito alla realizzazione della mostra