Project Room
L’associazione culturale Spazio Pedraglio ha il piacere di presentare Project Room, spazio espositivo sperimentale che ha come obiettivo la promozione di artisti che l’associazione segue in modo costante.
Comunicato stampa
L’associazione culturale Spazio Pedraglio ha il piacere di presentare Project Room, spazio espositivo sperimentale che ha come obiettivo la promozione di artisti che l’associazione segue in modo costante. Il concetto di Project Room rimanda alla progettualità e presentazione di lavori inediti o lavori particolarmente significativi per la carriera degli artisti trattati. Alle mostre monografiche o collettive, che l’associazione promuove costantemente, si alterneranno performance e opere alle quali gli artisti stanno dedicando le loro energie.
Uno spazio in fieri dunque e la possibilità al pubblico di osservare più da vicino la ricerca artistica in atto entrando in diretto contatto con il processo artistico.
I primi tre artisti che presentano i nuovi lavori sono Andrea Greco e i membri della B-house, gruppo fondato da Pablo Bermudez, Marlo J. Montoya e Daniel Davila.
Estratto dal testo “Oltre il tondo”, di Francesca Lucioni
Osservando le opere di Andrea Greco si ha la sensazione che sprigionino una sorta di energia vitale, una forza insita che si manifesta attraverso pulsioni del segno e della materia. Ogni suo lavoro è caratterizzato dall’alternanza di punti di condensazione, dove i segni si fanno più fitti, a zone di maggior respiro e quiete; questi due momenti convivono nell’opera rafforzandosi reciprocamente e generando un continuo andirivieni, uno scambio, talvolta irrequieto e nervoso, altre volte più meditato, che detta il “ritmo” dell’opera.
Caratteristica principale della serie “Aggregazioni”, di cui “Serendipity” è uno sviluppo, è l’utilizzo della forma circolare dei supporti; il cerchio non è una forma statica ma attrae a sé lo spazio, creando all’interno della parete dove sono disseminati i lavori, punti nevralgici che mantengono viva, senza mai dissiparla, la loro pulsione energetica. Il movimento circolare unito all’interesse verso l’interiorità dell’individuo, elemento costante nella ricerca di Greco, crea inevitabilmente una connessione con l’esistenza dell’essere, ed in particolare con il flusso vitale che regola e scandisce la vita di ognuno. Tale flusso, formato dal susseguirsi ininterrotto di istanti, viene visualizzato attraverso molteplici elementi collocati lungo lo spazio murale che costituiscono un insieme ma possono anche essere intesi come parti a sé stanti; ogni tondo, infatti, conserva la sua autonomia anche una volta separato dall’insieme. In Serendipity ciascun lavoro è un’istantanea, una sintesi del poco che ci è dato conoscere dell’universo. Una visione dall’alto, come lo sguardo onnisciente di un cartografo, che incornicia per un attimo un determinato brano naturale.
Estratto dal testo “Una partecipazione inconsapevole”, di Francesca Lucioni
Daniel Davila e Marlo J. Montoya fanno parte di un gruppo fondato nel 2013 da Pablo Bermudez, la B-House Art Company, che basa il suo operato su un modello economico-aziendale ed assume i meccanismi di marketing e le strategie aziendali come tecnica di produzione artistica. In questo scenario, il modello economico, entra nei processi artistici trasformando l’arte in un fattore di immagine. Davila e Montoya, per questa occasione, rielaborano fotografie prese dai media, immagini come tali e dunque simulacri; il materiale manipolato, dunque, non è più primario, ma si basa su elementi già in circolazione. Le immagini sono prese da Istagram, social network attivo dal 2010, che ha la peculiarità di scattare fotografie, rielaborarle attraverso filtri e condividerle su altri social network. A livello visivo tali istantanee rimandano alle più antiche polaroid, il formato quadrato, infatti, ed i margini bianchi superiori ed inferiori richiamano le vecchie fotografie, anche se l’unicità di queste ultime è in netto contrasto con la capacità di diffusione di quelle attuali.
Gli artisti si inseriscono in una zona d’attività che ha lo scopo di generare ulteriori relazioni e sviluppi nella produzione di immagini. Un’”estetica relazionale” che ribadisce l’aspetto interattivo di quest’ultima rivoluzione mediatica. L’opera si identifica con il processo atto a rielaborare una rete di segni e gli artisti entrano all’interno di questi flussi di produzione esaltando forme pre-esistenti.