Project Room #3 – Andrea Kvas
L’Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck presenta la Project Room #3.
Comunicato stampa
L’Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck presenta la Project Room #3.
L’artista invitato è Andrea Kvas che ha selezionato alcune opere di Pharaildis Van den Broeck per le quali realizzerà dei dispositivi espositivi.
Il progetto si inserisce in una serie di Project Room che dal febbraio 2019 mira a far conoscere l’opera e la figura dell'artista italo-belga, a sperimentare nuove metodologie di ricerca e valorizzazione dell'archivio d’artista e a promuovere la produzione artistica contemporanea.
La ricerca di Andrea Kvas nell’archivio si focalizza su alcuni disegni, appunti e maquette di cornici che Phara ha progettato nel corso della sua attività artistica ma che non ha mai ultimato.
Come risulta da una lettera del 2 ottobre 2006, inviata in risposta a Phara dalla azienda Schleiper di Bruxelles, le cornici che lei aveva in mente per i suoi lavori erano talmente speciali che non potevano essere realizzate da un mero esecutore: “Queste realizzazioni richiedono molte ricerche e prove, e noi non abbiamo modo di presentarvi un modello. […] Ci chiedete di realizzare un’opera d’arte, ma l’artista siete voi. Voi siete l’unica persona in grado di assistere e guidare la mano di un esecutore.”
Il progetto vede quindi coinvolto, non un tecnico, ma un altro artista, Andrea Kvas che, studiando i materiali dell’archivio, darà forma concreta ad alcuni di questi progetti che per Phara sarebbero stati la reale finalizzazione di alcuni dipinti.
La visione a tutto tondo della pittura è un elemento di forte affinità nella pratica di entrambi: appena Kvas ha iniziato a sfogliare i faldoni con la dicitura “cornie” - cornice - che riguardano la progettazione di questi dispositivi, oltre a un’analoga concezione di pittura come oggetto scultoreo ne ha individuato il valore totemico e rituale, in linea con alcune sue ricerche.
Con la Project Room #3 si vuole quindi dare forma a un oggetto che non sia una semplice ricostruzione filologica di un prototipo, ma che miri a riattualizzare un metodo e una concezione della pittura molto specifica, ossia quella che intende l’opera non come semplice immagine ma come oggetto pensato e costruito in ogni minimo dettaglio, dal telaio alla finitura della cornice fino al suo allestimento nello spazio espositivo.
In occasione della Project Room #3 sarà pubblicato il terzo numero del poster-pieghevole a cura di Emiliano Biondelli, una pubblicazione autonoma e complementare alla Project Room.
Pharaildis Van den Broeck (Opwijk, 1952 - Milano, 2014).
Si è diplomata presso il Dipartimento Moda della Royal Academy of Fine Arts di Anversa. È stata la prima stilista belga a collaborare con una casa di moda italiana, nel 1978 con Versace. Da quel momento fino all'inizio degli anni Novanta ha lavorato come stilista (in alcuni casi con lo pseudonimo di Phara Vanden) sia per conto proprio che per importanti firme italiane (oltre a Versace, Trussardi e Missoni). Nel 1994 ha smesso di lavorare nel campo della moda e si è dedicata alla pittura, sebbene nella sua produzione arte e moda siano sempre state integrate.
Dal 1994 al maggio 2014 ha realizzato più di duemila opere e altrettanti disegni e schizzi. Il suo lavoro di artista si sviluppa su temi e soggetti specifici e ricorrenti durante l'intero periodo. L'insieme di opere - mai mostrato prima al pubblico - è un corpus unico in continua trasformazione che prende forma al di fuori del sistema dell'arte. Pharaildis Van den Broeck è una vera outsider, ma la sua arte non è affatto naif, le opere sono il risultato di una grande padronanza del mezzo pittorico e l'archivio è testimone di una cultura visiva molto ricca che spazia dalla haute couture all'etnoantropologia, dalle arti applicate antiche all'arte contemporanea. Nella sua pittura, segni e simboli sono composti e ricomposti nella narrazione profondamente intima di un immaginario onirico, psicologico, affettivo e, in alcuni casi, trascendentale. Osservare l'intera collezione equivale a sfogliare le pagine di un diario privato in cui stati d'animo, pensieri e visioni sono registrati giorno per giorno.
L’evoluzione della sua ricerca nel corso dei venti anni di produzione segue delle traiettorie molto precise, la costanza e l’esuberanza con cui alcuni elementi sono ripetuti, la serialità e la velocità d'esecuzione lasciano intendere una pulsione espressiva totalizzante.
Andrea Kvas (Trieste, 1986) vive e lavora a Milano.
Il lavoro di Andrea Kvas fonde un approccio giocoso e istintivo alla pittura con un’analisi e riconsiderazione dei codici che contraddistinguono questa disciplina. La sua ricerca pittorica richiede diversi schemi di fruizione che l’hanno portato a trovare diverse intersezioni con pratiche scultoree, relazionali e curatoriali. Nel 2014 cura la prima mostra collettiva “parassita” Dopapine a San Giovanni Valdarno. Tra le principali mostre personali si ricordano quella al Museo Marino Marini di Firenze (2012) e alla Galleria Ermes-Ermes di Vienna (2015), tra le collettive recenti That’s IT! al Mambo di Bologna (2018), Performativity a Centrale Fies di Dro (2019) e Supervulcanos da Tarsia a Napoli (2019).