Project Room #9 – Roberto Fanari
La Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano ospita il progetto di Roberto Fanari (Cagliari, 1984), dal titolo Galerie des glaces.
Comunicato stampa
Dal 21 novembre al 21 dicembre 2018, la Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano ospita il progetto di Roberto Fanari (Cagliari, 1984), dal titolo Galerie des glaces.
La mostra è il terzo e ultimo appuntamento con il nuovo ciclo delle Project Room della Fondazione, che mette a disposizione di giovani curatori e artisti il proprio spazio e le proprie competenze, per raccontare al pubblico le ultime tendenze della scultura contemporanea.
La curatela delle Project Room 2018 è stata affidata a Flavio Arensi, che ha costruito un progetto in tre atti, La stanza di Proust, pretesto per guardare gli accadimenti della società e dell’uomo attraverso i suoni, le assenze e le presenze, del passato come del futuro. I tre momenti che si susseguiranno in questa stanza formeranno un'unica riflessione sul ruolo della scultura in questo momento storico. Come afferma Arensi, "con i tre artisti coinvolti nelle Project Room 2018 intendiamo recuperare, attraverso il loro lavoro, l’idea di una coscienza allargata che non usa i mezzi più tradizionali della scultura ma ne ricerca i concetti più profondi attraverso la tecnologia e lo spazio".
Dopo l’indagine sulla tecnologia e le incidenze esistenziali di Donato Piccolo e lo sguardo di Roberto Pugliese su un luogo in cui la materia della scultura può diventare intangibile perché musicale, ecco l’ultimo momento con Roberto Fanari che, creando una stanza vuota, costringe il pubblico a relazionarsi con la propria immagine.
Per la Fondazione Arnaldo Pomodoro, Roberto Fanari ha infatti pensato a una vera e propria galleria degli specchi, riducendo le linee minimali che delimitano lo spazio della Project Room per fare della sua scultura-architettura un luogo rarefatto in cui il visitatore è solo con se stesso.
Roberto Fanari ricostruisce un "salone delle feste" tipico degli antichi palazzi reali, intervenendo sul perimetro della stanza vuota, spogliando le pareti di tutte le necessità decorative e lasciando solo agli specchi il compito di interagire con il visitatore. L’immagine riflessa obbliga la persona a confrontarsi con il proprio io profondo. Stare davanti a uno specchio significa cercare un punto di mediazione tra i diversi livelli della psiche.
In questo modo l’osservatore si osserva, è testimone della propria storia. Fanari, che di norma illustra le relazioni attraverso figure-modelli in filo di ferro saldato, qui abdica alla partecipazione dei suoi manichini-attori per svincolare chi entra da qualsiasi legame e da ogni forma di condivisione, giacché la scena può svolgersi solo nell’intimità estrema.
Come osserva il curatore, Flavio Arensi, “Spogliare la scena di presenze fittizie, di scultore dalle sembianze umane, permette all’artista di pretendere un cambio nell’azione del pubblico, da osservatore a osservante, da terzo chiamato in causa a meditare sull’opera a individuo che si relaziona con i propri turbamenti. Il luogo della scultura diventa così palcoscenico dell’esperienza individuale”.
In questo ambiente risuoneranno musiche composte da Francesco Fugazza. Alla base della composizione si avverte il progetto di campionamento del suono dei principali materiali di lavoro dello scultore, che è stato poi rielaborato in post produzione al fine di creare una successione di fotografie sonore ispirate a Gymnopédie n°3 di Erik Satie.
Milano, ottobre 2018
Note biografiche
Roberto Fanarinasce a Cagliari nel 1984. Nel 1999 si iscrive all’istituto statale d’arte Carlo Contini di Oristano. Dopo aver conseguito il diploma nel 2003, si trasferisce a Sassari e prosegue gli studi all’Accademia di Belle Arti, ottenendo nel 2009 il diploma accademico in scultura. Dal 2011 vive e lavora a Milano.
Ha esposto in vari spazi istituzionali e gallerie tra le quali si menzionano: museo MAN di Nuoro, Palazzo della Regione di Cagliari, Studio d'Arte Cannaviello a Milano, galleria M&K di Linz, Esentai gallery di Almati. Nel 2013 è finalista al Premio Michetti. Nel 2014 espone a Roma nella Casa dell'Architettura per il premio Talent Prize di cui è finalista. Nel 2017 partecipa a “Ecce Homo - Da Marino Marini a Mimmo Paladino. La scultura di figura nell'arte italiana dal secondo dopoguerra ad oggi” mostra curata da Flavio Arensi negli spazi della Mole di Ancona.