Project Room – Cristina Treppo
All’interno del Palasport “Giobatta Gianquinto” (Palasport Arsenale), raro esempio di architettura brutalista nel cuore di Venezia, a pochi passi dall’ingresso della Biennale, l’Associazione Culturale YARC – Yvonneartecontemporanea presenta l’intervento site-specific di Cristina Treppo, terzo appuntamento di “Project Room”, a cura di Maria Yvonne Pugliese e Riccardo Caldura.
Comunicato stampa
CRISTINA TREPPO
Concrete
Terzo appuntamento di:
Project Room
Un contenitore che propone inedite relazioni fra arte, spazio e pubblico. Un modo diverso di concepire l’occasione espositiva, con lavori appositamente sviluppati insieme agli artisti a seconda delle caratteristiche dei luoghi che li ospitano
A cura di Maria Yvonne Pugliese e Riccardo Caldura
Apertura:
Giovedì 11 luglio 2019, ore 11.00
Special days:
Sabato 13 e 20 luglio 2019, ore 11.00
Visita alla mostra Concrete
Ingresso gratuito alla Biennale di Venezia
Visita all’opera permanente di Cristina Treppo allo Spazio Thetis
Dialogo con artista, curatori e rinfresco
All’interno del Palasport “Giobatta Gianquinto” (Palasport Arsenale), raro esempio di architettura brutalista nel cuore di Venezia, a pochi passi dall’ingresso della Biennale, l’Associazione Culturale YARC - Yvonneartecontemporanea presenta, dall’11 al 21 luglio 2019, l’intervento site-specific di Cristina Treppo, terzo appuntamento di “Project Room”, a cura di Maria Yvonne Pugliese e Riccardo Caldura. L’esposizione, intitolata “Concrete”, sarà aperta al pubblico giovedì 11 luglio 2019, alle ore 11.00.
Fra i materiali utilizzati da Cristina Treppo per il suo lavoro una grande rilevanza è data al calcestruzzo (“concrete” in inglese), materiale edilizio dal quale l’artista da tempo ricava una serie di forme, oggetti ed installazioni che oscillano fra la quotidianità e lo scavo archeologico, come è esemplarmente avvenuto in occasione della mostra “Residui” al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia nel 2013. A quell’appuntamento si collega idealmente la nuova proposta, dedicata ad uno spazio che non ha però alcun carattere espositivo, essendo stato concepito e costruito per tutt’altra funzione, ovvero un Palasport, intitolato all’ex-sindaco di Venezia Giobatta Gianquinto, avvocato e figura storica dell’antifascismo non solo cittadino. Come nel caso del progetto al Museo Archeologico, anche l’attuale proposta, la terza di “Project Room”, fa della particolarità del contenitore l’elemento qualificante dell’intervento di Cristina Treppo.
Progettato e realizzato nel 1977 dall’architetto Enrico Capuzzo e dall’ingegnere Giandomenico Cocco, il Palasport è ascrivibile al Brutalismo, corrente architettonica di cui è in corso una generale rivalutazione (www.sosbrutalism.org), che ha fatto dell’utilizzo di forme accentuatamente plastiche e del béton brut (Le Corbusier) la sua chiave di riconoscibilità internazionale. Un grande volume quasi celato nel fitto tessuto edilizio della città a seguito della demolizione di alcune pertinenze ottocentesche dell’area dell’Arsenale.
Il progetto di Cristina Treppo nasce dalla rilettura delle caratteristiche scabre, essenziali, e allo stesso tempo non prive di una loro tonalità emotiva, dello spazio architettonico veneziano, e si articola, anche dal punto di vista dell’allestimento, in diretto contatto con le pareti e le superfici di cemento grezzo. Le opere della Treppo sono forme che possono ricordare dei vasi, o comunque dei contenitori, dall’aspetto senza tempo, proprio grazie al particolare uso del materiale, quasi dei reperti, o dei ritrovamenti affiorati durante la fase di demolizione del sito antico per far posto alla nuova struttura e finora mai esposti. Suggestioni che collidono e collimano, grazie alla ruvidezza del materiale utilizzato architettonicamente e alla delicatezza con cui invece viene trattato dall’artista, generando un sottile dialogo fra struttura e forme, l’una funzionalmente estranea alle altre, ma la cui estraneità apre ad una complessiva rilettura, non solo funzionale, dell’edifico stesso.
“Concrete” è un percorso espositivo che, come ha scritto l’artista, «si sviluppa in alcune delle pareti di fondo della tribuna (utilizzando i fori già presenti), proponendo delle forme in cemento leggero, che rimandano all’idea di vaso, di organo, di parte simbolica di un corpo. L’allestimento, che si articola fra superfici vuote e piene, entra in relazione con l’architettura in modo pervasivo e non invasivo».
L'esposizione, promossa dall’Associazione Culturale YARC - Yvonneartecontemporanea con il sostegno di Painting srl, On Art srl e UNICO spa, sarà aperta al pubblico da giovedì a domenica con orario 11.00-19.00. Ingresso libero.
Nell’ambito della mostra, sabato 13 e 20 luglio 2019, alle ore 11.00, si terranno due “Special days” con visita alla mostra “Concrete” e ingresso gratuito alla Biennale di Venezia con biglietto Plus (valido per 3 giorni) per accedere agevolmente all’opera permanente di Cristina Treppo allo Spazio Thetis, accompagnati dall’artista e dai curatori. A seguire, rinfresco. Per partecipare è necessario iscriversi all’Associazione Culturale YARC entro giovedì 11 o 18 luglio 2019.
Per informazioni e iscrizioni: T. +39 339 1986674, [email protected], www.mariayvonnepugliese.it.
“Project Room” è un contenitore che propone inedite relazioni fra arte, spazio e pubblico. Un modo diverso di concepire l’occasione espositiva, con lavori appositamente sviluppati insieme agli artisti a seconda delle caratteristiche dei luoghi che li ospitano. “Project Room”, alla sua terza edizione, nasce da un’idea di Riccardo Caldura e Maria Yvonne Pugliese. Le precedenti edizioni di “Project Room” sono state dedicate a Iler Melioli con “Res Extensa” a Palazzo Barbaran da Porto (architetto Andrea Palladio), Vicenza, 2017 e a Elena Pugliese con “Hai lasciato la luce accesa” a Casa Bossi (architetto Alessandro Antonelli), Novara, 2018.
Cristina Treppo nasce a Udine nel 1968. La sua ricerca attraversa la scultura, l’installazione, il disegno e la fotografia. Vive e lavora a Udine e attualmente insegna all’Accademia di Belle Arti di Firenze. La sua carriera artistica inizia con la partecipazione ad una mostra curata da Luciano Fabro nel 2000. Nel 2004 e 2005 è finalista al premio Arte Mondadori (curato allora da Maurizio Sciaccaluga). L’anno successivo, 2006, è finalista al prestigioso Premio Arnaldo Pomodoro. Partecipa quindi a molte importanti esposizioni di cui ricordiamo nel 2004 alla Fondazione Bevilacqua La Masa, nel 2005 l’evento collaterale della Biennale di Venezia, nel 2007 “Open 10”, Venezia e nel 2013 Museo Revoltella, Trieste. Recentemente è stata invitata alla Biennale dello Xinjiang (2014) e a due edizioni di “Flow”, mostra di arte italiana e cinese allestita in Basilica Palladiana nel 2015 e nel 2017. Nel 2013 ha realizzato un intervento profondo e diffuso al Museo Archeologico di Aquileia, una personale di ampio respiro intitolata “Residui”. Del 2017 è la personale al museo di Arte Moderna e Contemporanea di Udine e del 2018 la selezione al Premio Michetti, presieduto da Renato Barilli. Nel 2019 ha realizzato l’opera “Depositi” che rimarrà in modo permanente nella collezione del giardino dello Spazio Thetis.