Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE ARNALDO POMODORO
via Vigevano 9 , Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

lunedì, martedì, mercoledì chiuso
giovedì, 11-19
venerdì, 11-19
sabato, chiuso
domenica, 11-19
(ultimo ingresso: 30 minuti prima della chiusura)

Vernissage
05/04/2023

ore 18

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Lito Kattou
Curatori
Chiara Nuzzi
Uffici stampa
LARA FACCO P&C
Generi
arte contemporanea, personale

Whisperers di Lito Kattou è il primo appuntamento di Corpo Celeste, nuovo ciclo espositivo di Project Room, il progetto “osservatorio” di Fondazione Arnaldo Pomodoro dedicato agli sviluppi del panorama artistico internazionale, che quest’anno viene affidato alla curatrice Chiara Nuzzi (Napoli, 1986).

Comunicato stampa

Primo appuntamento di Corpo Celeste, il nuovo ciclo espositivo di Project Room,
il progetto “osservatorio” della Fondazione sulle arti contemporanee,
affidato per questa edizione alla curatrice Chiara Nuzzi e incentrato sulle possibilità di ripensare e re-immaginare la realtà in un contesto di crisi.

6 aprile – 9 giugno 2023

Milano, 15 marzo 2023. Dal 6 aprile 2023, con la mostra Whisperers di Lito Kattou (Cipro, 1990), prende il via Corpo Celeste, nuovo ciclo espositivo di Project Room, il progetto “osservatorio” di Fondazione Arnaldo Pomodoro dedicato agli sviluppi del panorama artistico internazionale, che quest’anno viene affidato alla curatrice Chiara Nuzzi (Napoli, 1986).

Ispirato all'omonima raccolta di saggi della scrittrice Anna Maria Ortese e ai suoi tentativi di “restituire al reale il significato di appartenenza a un'altra realtà, più grande e inconoscibile” , Corpo Celeste si articola in due mostre personali, la prima dedicata a Lito Kattou e la successiva, prevista a settembre 2023, a Paul Maheke (Francia, 1985). In entrambe le mostre la scultura è uno strumento di costruzione di corpi altri, ibridati con la materia, la natura e il mondo animale, per abitare nuovi mondi. In questi possibili ultramondi, Kattou e Maheke esplorano le potenzialità̀ della materia scultorea costruendo ambienti e narrazioni che minano il presente e interrogano il futuro. Gli artisti sviluppano due progetti site-specific che mescolano media differenti per costruire installazioni ambientali immersive: lo spazio espositivo della Fondazione diventa così un paesaggio popolato da immagini e presenze quasi metafisiche.

Whisperers è la prima personale in una istituzione italiana di Lito Kattou, la cui ricerca è influenzata dal contesto naturale, sociale e politico dell’area mediterranea. Ispirata da mitologie, racconti, archeologie locali, l’artista ha inserito nella sua pratica temi come la riconciliazione tra vita e morte e l’accettazione della linearità e circolarità del tempo, attraverso cui riflette sulla coesistenza di realtà diverse. Le sue opere – corpi, creature ibride e astratte, antropomorfe o animali, al cui interno sono inglobati elementi naturali e cosmici - analizzano il processo di cambiamento della materia nel tempo, il tema dell’alterità e scenari spazio-temporali sconosciuti.
La serie Whisperers (coloro che sussurrano) del 2022, come la precedente Harvesters (coloro che raccolgono), si concentra sull’idea di comunità in un’ambientazione senza tempo che individua nuove strategie di coesistenza.

L’artista realizza per gli spazi della Fondazione Whisperer I, II, III e IV, quattro imponenti sculture in alluminio, acciaio, acrilico, rame nichelato e plastica biodegradabile, che rappresentano quattro componenti di una comunità – legati tra loro da simboli, segni, frammenti che compongono una grammatica familiare – connessi a Whisperer V, una quinta scultura allestita sulla facciata di Fondazione ICA Milano, intervento che funge da ponte tra le due istituzioni e che ne sancisce la collaborazione.

Nelle sculture, Kattou assimila elementi umani e non, figure derivate dalla natura e dal mondo animale, nel tentativo di immaginare una nuova forma di esistenza in costante adattabilità e trasformazione con le forze ambientali circostanti.
Dotate tutte del medesimo volto, in un paesaggio congelato al tramonto, le superfici nere dei corpi, disposti in modo da scandire lo spazio articolando il percorso del pubblico, sono interrotte da parti dipinte che ne evidenziano alcuni gesti e accompagnate da figure di animali, fiori e farfalle, canestri intrecciati che richiamano non solo le origini dell’artista, ma anche il periodo coloniale cipriota.

Il canestro è spunto per una riflessione più ampia sull’evoluzione culturale dell’umanità: come racconta la scrittrice Ursula K. Le Guin in The Carrier Bag Theory of Fiction (1986), “è probabile che il primo dispositivo culturale sia stato un recipiente […] e che le prime invenzioni culturali siano state un contenitore dove mettere i prodotti raccolti” . Una visione che depotenzia l’oggetto-arma come principale elemento dell’evoluzione e racconta invece una storia di sostegno e collaborazione, di intelligenza e pratica comune impiegate a beneficio della collettività.

Whisperers rappresenta uno spazio in cui è possibile accettare la coesistenza con entità diverse e immaginare approcci e metodi alternativi per vivere insieme, in una prospettiva che mette al centro la comunità, e incrementa la consapevolezza delle necessità delle altre specie e della tutela del pianeta.

Il progetto curatoriale delle Project Room si riconnette alle ricerche condotte per la mostra del ciclo Open Studio, in corso nello studio di Arnaldo Pomodoro. La negazione della forma. Arnaldo Pomodoro tra minimalismo e controcultura (a cura di Federico Giani, visitabile tutte le domeniche fino al 28 maggio) indaga infatti la produzione artistica di Arnaldo Pomodoro tra 1966 e il 1970, gli “anni americani” dell’artista, contraddistinti dalla sperimentazione sui concetti di vuoto, spazio negativo, negazione della forma. Le riflessioni attorno a questi temi fungono perciò da trait d'union tra la ricerca artistica del Maestro e quella dei giovani artisti coinvolti nelle Project Room, riconfermando l’intento della Fondazione nello sviluppare un progetto culturale coerente, che evidenzi le assonanze tra temi e interessi di ricerca delle nuove generazioni con quelli che hanno caratterizzato il percorso artistico di Arnaldo Pomodoro, individuando un’affinità intergenerazionale che guardi con occhi nuovi al passato e al futuro dell'arte.

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BIOGRAFIE

Lito Kattou
Lito Kattou (Nicosia, Cipro, 1990) vive e lavora ad Atene. Si forma alla School of Fine Arts di Atene e al Royal College of Art di Londra, dove si laurea in Scultura.
Nel 2019 Kattou è vincitrice della prima edizione del Ducato Prize e nel 2018 riceve il New Positions Award per Art Cologne. È stata invitata e ha preso parte a residenze tra cui la Residenza della Fondation Thalie, Brussels 2021; ART HUB Copenhagen Residency 2020; la PCAI Residency 2019 e la residenza di Google 89plus nel 2017 curata da Hans Ulrich Obrist e Simone Castets. Di recente Kattou ha realizzato mostre personali presso: Tranen, Copenaghen; Galeria Duarte Sequeira, Braga; T293, Roma; Artothek, Colonia; Benaki Museum, Atene; Point Centre for Contemporary Art e ha partecipato a numerose mostre collettive in gallerie, musei e istituzioni artistiche tra cui: SAVVY Contemporary, 7° Biennale di Atene; Fidelidade Arte, Lisbona; Muzeum Ludwig, Budapest; Nottingham Contemporary, Nottingham; Kraupa-Tuskany Zeidler, Berlino; Komplot, Brussels; Benaki Museum e Deste Foundation, Atene. I suoi lavori sono inclusi in importanti collezioni private internazionali tra cui la Dakis Joannou Collection, la Collezione della National Bank of Greece, la National Contemporary Art Collection della Repubblica di Cipro, la Collezione della Deutsche Telekom. Kattou è rappresentata dalla galleria T293 di Roma e da Galeria Duarte Sequeira, di Braga e Seoul.
www.litokattou.com

Chiara Nuzzi
Curatrice e ricercatrice, Chiara Nuzzi (Napoli, 1986) vive e lavora a Milano. È laureata presso l’Università Cà Foscari e l’Università IUAV di Venezia. Nel 2012-13 ha partecipato alla prima edizione di CAMPO, programma per curatori italiani ideato dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, e nel 2014 al programma di ricerca per curatori internazionali CuratorLab dell’Università Konstfack di Stoccolma. Ha collaborato con diverse istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero, e dal 2018 è curatrice e manager editoriale di Fondazione ICA Milano, per la quale collabora al coordinamento del programma espositivo ed editoriale. Per la Fondazione ICA Milano ha curato le mostre: Chemutai Ng’ok. An impression that may possibly last forever (2023); Small Fixations (2022); Annette Kelm. DIE BÜCHER (2022), co-curata con Alberto Salvadori; Costanza Candeloro. My skin-care, my strength (2022). Ha inoltre co-curato con Alberto Salvadori la prima mostra personale in Italia dell’artista e danzatrice Simone Forti, Vicino al Cuore/Close to the Heart (2019-2020), e nel 2021 ha ideato e curato il programma digitale ICA COMMITTED dedicato al canale digitale della fondazione, ancora in corso. Nel 2018 ha co-curato con Luigi Fassi la mostra collettiva Sense and Sensibilia, progetto parallelo in occasione della Biennale Gherdëina. Tra il 2017 and 2018, in occasione della residenza curatoriale presso l’istituzione francese Thankyouforcomining a Nizza, ha curato il programma culturale ed espositivo What happens to people and what happens to the land is the same thing, realizzato con il supporto del Mibact, collaborando con artisti tra cui Ursula Biemann & Paulo Tavares, Melanie Bonajo, The Karrabing Film Collective e Uriel Orlow. Nel 2014 ha vinto il premio CXC (Call for Curators) promosso dal MART – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto per il progetto espositivo Afterimage. Immagini del Conflitto (co-curato con Valeria Mancinelli e Stefania Rispoli), realizzato nel 2014-2015 presso la Galleria Civica di Trento.
Nel 2015 ha co-fondato il festival fiorentino SONIC SOMATIC, incentrato sulle ricerche sonore e performative contemporanee, di cui è tutt’oggi co-curatrice.