Prologue
Prologue è il primo progetto espositivo sotto la direzione artistica di Emanuele Guidi presso ar/ge kunst Galerie Museum. Prologue è immaginato come momento che anticipa e prepara l’attività futura della Galleria Museo.
Comunicato stampa
PROLOGUE
Part One: References, Paperclips and the Cha Cha Cha
Stephen Willats, Curandi Katz, Gareth Kennedy, Hope Tucker, Lorenzo Sandoval & S.T.I.F.F.
6. Settembre – 31. Ottobre 2013
Inaugurazione, Venerdì, 6 Settembre alle ore 19
Folk Fiction & Critical Anachronisms
Presentazione di Gareth Kennedy
24 Settembre alle ore 19
Part Two: La Mia Scuola di Architettura ¬¬
Gianni Pettena, Pedro Barateiro, Otobong Nkanga, Lorenzo Sandoval & S.T.I.F.F.
15. Novembre 2013 – 10. Gennaio 2014
A cura di Emanuele Guidi
Prologue
Prologue è il primo progetto espositivo sotto la direzione artistica di Emanuele Guidi presso ar/ge kunst Galerie Museum.
Prologue è immaginato come momento che anticipa e prepara l’attività futura della Galleria Museo.
Prologue è un inizio in due parti strutturate intorno alla volontà di porsi in linea di continuità con la storia di ar/ge kunst e al contempo di ricercare una modalità per proseguirne la narrazione.
I titoli Part One: References, Paperclips and the Cha Cha Cha e Part Two: La Mia Scuola di Architettura, composti da parole-chiave, concetti o titoli di opere in mostra, sono volti a delineare una costellazione di fonti, temi, pratiche artistiche e metodologie di racconto che saranno al centro della prossima linea di ricerca di ar/ge kunst. Conseguentemente, le due parti rispondono alla necessità di iniziare la progressiva costruzione di un framework, concettuale ed installativo, di supporto ai progetti espositivi e programmi discorsivi, che si svilupperanno seguendo temporalità e strategie differenti.
Part One: References, Paperclips and the Cha Cha Cha
Stephen Willats , Curandi Katz, Gareth Kennedy, Hope Tucker, Lorenzo Sandoval & S.T.I.F.F.,
Nel 1982 l’artista Stephen Willats pubblica Cha Cha Cha (Coracle / Lisson, Londra). Il libro racconta la storia del Cha Cha Club, uno dei più famosi club della scena post-punk londinese ed è il risultato di un lungo processo collaborativo tra Willats ed i fondatori, Michael e Scarlett. Immagini di ambienti ed oggetti dalla loro vita diurna sono contrapposte a ritratti in notturna ed estratti di interviste con i membri del club che descrivono come questa “capsula” auto-organizzata rappresentasse per loro una possibilità di resistenza, reinvenzione o fuga dalla “normale” società. Nell’Inghilterra governata dalle politiche liberal-conservatrici di Margaret Thatcher ed in una Londra segnata da fortissime tensioni sociali e rivolte, Willats descrive la scelta di fondare un club come un’azione in cui “Money is definitely not the prime motive, much more important is providing a context for the group to become a community and for the manifestation of something very extreme through creative forms of self-identity, clothing, make-up hairstyles, etc… .” Il Cha Cha Club in particolare “captured the spirit of this new generation’s attitude perhaps more than any other, where everything was possible if your attitude was right”.
Il workbook Cha Cha Cha sarà presentato in forma di display negli spazi di ar/ge kunst - in dialogo con l’installazione audio Inside the Night (1982) – come riflessione sulla nozione di comunità auto-organizzata che Willats ha sviluppato nel corso della sua carriera e le possibili forme di scambio, collaborazione e rappresentazione che con essa possono essere generate. Allo stesso tempo Cha Cha Cha, che fu pubblicato in concomitanza con la realizzazione della più nota opera Are you Good Enough for the Cha Cha Cha?, diventa esemplare di una pratica che riconosce nel libro d’artista e, più in genere nell’attività editoriale, una parallela ed autonoma possibilità di espressione. Infine la definizione di opera d’arte formulata da Willats già negli anni 60, come “model of human relationships”, “open-ended process” e “learning system” che può operare come “its own institution and as such is independent of art institutions” , è terreno di confronto ed indagine per ar/ge kunst stessa come istituzione per l’arte contemporanea.
Lorenzo Sandoval & S.T.I.F.F, Hope Tucker, Curandi Katz e Gareth Kennedy espandono e rendono più complesso questo scenario con interventi ed opere pensate o riadattate appositamente per questo primo progetto. Mutant Matters (2013) nato dalla collaborazione dell’artista e curatore Lorenzo Sandoval insieme al collettivo di architetti tedesco S.T.I.F.F., è una struttura adattabile e flessibile di cui la sedia è il modulo-base dal quale possono crearsi una libreria, un archivio, una parete, una serie di sedute, o più in genere, strutture di supporto per altre opere. Il primo set-up di Mutant Matters, sarà uno scaffale/ libreria in cui il pubblico avrà accesso per la prima volta all’archivio di ar/ge kunst attraverso una selezione tematica di pubblicazioni. Successivamente la struttura diventerà parte integrante dell’architettura di ar/ge kunst e, in dialogo con Sandoval e S.T.I.F.F., si riconfigurerà intorno a presentazioni e progetti che andrà ad ospitare.
In questo contesto, il duo Curandi Katz (Valentina Curandi e Nathaniel Katz) presenta una versione stampata e rilegata di ventotto traduzioni del libro From Dictatorship to Democracy di Gene Sharp, tutte scaricabili gratuitamente dal sito http://www.aeinstein.org/organizationsde07.html (Biblioteca pacifista Azione #5: Dispersione 2013). L'intellettuale americano negli ultimi vent'anni è stato considerato, per la sua opera di ricerca e divulgazione sulle pratiche di resistenza e non violenza, uno dei maggiori punti di riferimento per i dissidenti di tutto il mondo, dalla Birmania all'ex Jugoslavia e all'Egitto.
In passato, Sharp ha dichiarato più volte di essere stato influenzato dalla stampa clandestina, prodotta e distribuita dagli insegnanti norvegesi nelle scuole al tempo dell’ occupazione nazista. Proprio la possibilità di reinventare il ruolo di un’istituzione attraverso il “contrabbando” ha portato Curandi Katz ad aprire una stazione editoriale auto-gestita all’interno di ar/ge kunst. Il pubblico è, infatti, invitato ad appropriarsi del materiale dall’archivio messo a disposizione nella libreria a patto che questo venga fotocopiato sul retro delle pagine di From Democracy to Dictatorship e successivamente rilegato.
Anche la film-maker americana Hope Tucker condivide l’interesse nel lavoro di Gene Sharp e racconta un’altra storia di resistenza norvegese nel video Vi holder sammen (We Hold Together 2011). La graffetta inventata da Johan Vaaler alla fine del diciannovesimo secolo e mai realmente prodotta a livello industriale per il suo design non competitivo, vive una seconda vita quando inizia ad essere indossata – non visibile agli occhi degli occupanti - come simbolo di unione e comunità. Tucker sviluppa un carattere tipografico a partire dalla graffetta stessa, per scrivere di un gesto collettivo che ha trasformato la funzione ed il significato di un oggetto ormai obsoleto facendolo entrare a far parte dell’immaginario norvegese.
Infine, l’artista irlandese Gareth Kennedy è stato invitato a contribuire con una presentazione e book launch che si terrà il 24 Settembre. La lecture sarà un’introduzione al suo concetto di Folk Fiction e invenzione della tradizione e servirà come primo momento di un progetto lungo un anno. Nel corso del 2014 Kennedy tornerà, infatti, a Bolzano per una serie di brevi residenze di ricerca e sviluppo durante le quali realizzerà un’apposita commissione. Il progetto è reso pubblico sin dalle sue fasi iniziali non soltanto con l’intenzione di comunicare e documentarlo in tutta la sua temporalità ma anche per creare un’occasione d’incontro in cui condividere fonti, riferimenti ed interessi che possano influenzare e partecipare direttamente alla ricerca stessa.