Proposte poetiche contemporanee
I due artisti che partecipano alla bipersonale Ariele permettono di sviluppare una tematica legata nello specifico alla “poetica”.
Comunicato stampa
“L'uomo è turbato non tanto dalle cose ma da ciò che egli pensa delle cose”
(Epitteto)
-Un’utopia in presenza della ragione-
La pittura di Mirko Cervini si definisce, oggi, neoconcettuale.
Il concettualismo ha origini antiche e una storia, radicata nel nostro territorio italiano,
soggetta a innumerevoli mutazioni. Si potrebbe sintetizzare: “ Oltre lo sguardo”.
Gli oggetti reali non sono infatti il primo passo artistico di conoscenza perchè l'apertura al
mondo si spalanca a partire dall'attività del pensiero che genera idee, concetti attraverso i
quali sono percepite a loro volta le idee, i desideri, le emozioni e tutto ciò che comporta il
sentire.
Ogni nostra epoca storica si caratterizza all'interno di questo arcaico filone; ad esempio, dal manierismo in poi, l'uomo, perdendo la posizione di punto centrale della fuga prospettica si ritrova ad essere un frammento tra rimandi e ne risulta una costruzione di forme sfaccettate e dischiuse, mai declinate in forma regolare e chiara. E' una distorsione che procede nel tempo. Tutto ciò trascina verso un distacco lento e un rapporto “altro” verso il reale e verso le peculiarità artistiche in trasformazione. La trascendenza filosofica antica e quella scolastica medievale prerinascimentale, che allontanano dal mondo, si
tramutano in nuove forme di pensiero, tenute insieme da un filo di continuità.
D’altronde, in epoca fascista, il filosofo Benedetto Croce, nobel per la letteratura e unica voce alternativa, affermava che “ L’opera d’ arte è l’intuizione lirica della mente, distinta
dalla realizzazione”.
Ora il neoconcettualismo, così come è concepito da Mirko Cervini, diviene piuttosto una riflessione sulla condizione umana del XXI secolo.
La pittura entusiastica e utopica del pittore lombardo tende verso l'arte totale attraverso una spinta comune di linguaggi artistici in grado di trasformare il mondo.
I suoi concetti, espressi in piena libertà, diventano gesti. Forme e colore, in particolare,
accompagnano i segni, in una ricerca suggestiva ma mai casuale o improvvisata.
La poetica non inclina verso una dedizione particolare nei confronti dei materiali eterogenei che usa, ma, ciononostante, essi vengono trattati con efficace competenza.
I titoli dei quadri seguono un loro percorso intrigante e le opere sono validi lavori e intense presenze di natura introspettiva che chiedono comunicazione.
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. “ Quello che veramente ami rimane”
(Ezra Pound)
-Come luce-
La fotografia digitale di Silvia Casilli può rientrare tra i frammenti più singolari del
cosiddetto informale lirico.
L'informale, ricco di ramificazioni, è un portato del secolo scorso.
L'artista, anche essa lombarda, accetterebbe di dire che dal caos, dal magma, dal bitume che maneggia, prende forma l’universo.
Dall’ antica Grecia, i vecchi saggi inorriderebbero: caos, materia, ciò che non ha una forma
curata, non sono elementi degni di annoverarsi fra le opere di cultura.
Anche in seguito, le cose che ci circondano non hanno il primo posto nella considerazione dei sapienti.
Per molto tempo, in arte, le parziali rivalutazioni del reale, operate, per fare alcuni esempi, dall'arte borghese fiamminga, dal realismo di Courbet, dagli impressionisti francesi, da
Fattori e altri, non valgono come duraturo ricupero in un contesto tutto proteso verso la
smaterializzazione.
La fotografa e pittrice Silvia Casilli, pur restando radicata nell'informale del suo tempo, compie una importante ricerca che la impegna a vivere e riscoprire la natura nei suoi
aspetti più selvaggi e tangibili.
L’artista resta come impregnata dai profumi dei boschi finlandesi, da erbe e fasci di diversi fiori locali; i loro colori acerbi, le magiche trasparenze e il chiarore baluginante fra i
vaporosi mazzi si fondono e odorano di terra.
Sembrano “quadri fotografici” freschi e ariosi, leggeri quale volo di uccelli, librati in aria e
radicati nel suolo lucente grazie al sole di Finlandia.
Ogni foto è scattata nel bosco oppure è poi definita in studio ma senza alterazione e ritocchi.
E' una poetica vissuta come ponte - viaggio proteso tra noi e l'arte, dove gioia e bellezza
leniscono il dolore ed è trasfigurata da una silenziosa profondità, ossia da una strana forza, un miscuglio potente di sogni ed espressiva tensione.
L'opera si tocca, la fisicità le appartiene e la trasfigura.
Silvia Casilli desidera imparare, migliorare la sua visione del mondo. Forse sembra poco ma, conoscendola, si intuisce che è una esplosiva lezione di vita.
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