Quasi invisibile
Mostra personale di erre a cura di Flavia Motolese. L’artista genovese, cercando di raggiungere e rendere manifesta l’essenzialità invisibile ai nostri occhi, utilizza un’espressività libera e una dimensione puramente spirituale del colore.
Comunicato stampa
Sottrarsi alle logiche consumistiche e orientarsi verso un equilibrio tra il mondo moderno, sempre più veloce e tecnologico, e lo stato naturale e più pacato delle cose. È questo il messaggio che vuole trasmettere erre (pseudonimo di Rossana Campanella): opporre a un ‘consumo’ distratto dell’arte un paradigma per recuperare significato, bellezza, creatività e autenticità.
Consapevole che l'essenziale è invisibile agli occhi, l’artista ha trovato nella pittura astratta il modo per liberare l’arte dall’imperativo della comunicazione e tendere all’espressione di qualcosa che non sia scambiabile nel linguaggio. Guardare un’opera d’arte significa, prima ancora di cercare di capirla, lasciarsi emozionare da ciò che essa comunica. Per evitare associazioni forzate a situazioni, cose, sensazioni che limiterebbero nell’osservatore percezioni e implicazioni latenti nell’opera, erre tenta di cogliere le forme nel loro stato embrionale, prima che si definiscano, e predilige la pittura libera, senza richiami alla figurazione e illusione prospettica, senza nessuna dipendenza gerarchica dall'oggetto.
Essenzialità, pulizia visiva e meditate scelte cromatiche sono gli elementi caratterizzanti dei lavori di erre, che persegue la profondità nella semplicità, non nell’accumulo, ottenuta mediante una progressiva sottrazione. In quest’ottica di riduzione, che per l’artista ha, prima di tutto, un significato etico, va inscritta anche la scelta di abbandonare i colori a olio e passare all’utilizzo esclusivo di acquerelli e materiali vegan. Questa corrispondenza tra le convinzioni personali, le proprie azioni e la pittura diventa elogio della sostenibilità e della lentezza. Per cogliere le vibrazioni e le energie che attraversano la realtà e sono molto più forti di qualunque entità meramente concreta, erre utilizza poca materia cromatica a favore di un potenziale evocato, e solo suggerito, ma virtualmente infinito, illimitato. Il visibile, allora, si avvicina all’invisibile, trasferendo l’impressione di un segno residuo di un fermo immagine carico di mistero e di fertilissima ambiguità o l’affiorare di un momento che racchiude in sé tutto il possibile che deve ancora accadere. Come scrive Robert Musil “l’essenziale accade nell’astratto, e l’irrilevante accade nella realtà” ed è cercando di raggiungere e rendere manifesta proprio l’essenzialità che l’artista traduce, in una dimensione puramente spirituale del colore, il dischiudersi di atmosfere immateriali, capaci di far intravvedere uno spazio ideale di verità.