In mostra 4 giovani artisti, 4 pittori.
Comunicato stampa
QUATTRO
Stefano Abbiati, Riccardo Gavazzi, Svitlana Grebenyuk, Guido Nosari.
4 giovani artisti, 4 pittori che introducono così il loro lavoro :
Stefano Abbiati : “Un lavoro di stratificazione iconografica operata su più livelli tecnici e semantici interconnessi tra di loro oppure in "conflitto armonico".
Io non scelgo mai il soggetto: è il soggetto che mi sceglie e io eseguo ciò che sento e ascolto. Comunicare non è parlare, ma tacere e ascoltare per avere, forse, qualcosa da dire. Per ascoltare serve scendere alcuni gradini del cosciente e inscenare il balletto che, nel mio caso, è decisamente polilinguistico, poiché gioco, come detto sopra, con più tecniche intersecate e interagenti.”
Riccardo Gavazzi : ”Viviamo sempre protetti da un’apparenza per confondere il nemico, perché non vogliamo ammettere la nostra debolezza e non capiamo che è una scorciatoia senza uscita. Viviamo solo per amare la notte.”
Svitlana Grebenyuk: “Ho chiamato il mio lavoro di questa serie “ Happy Art” immaginando come agli occhi di un neonato appaiano le forme elementari di elementi naturali come il sole oppure il fuoco o anche sagome di giocattoli, giostre e girandole luminose. Ho dipinto l’immagine della Madonna che reca in sé, per sua natura, l’idea di apparizione, d’immagine quintessenziale , la più libera possibile da ogni intralcio con la materia. Cerco l’ immagine pura appena nascente , trasparente così volatile che ancora non possa essere il fondamento concreto delle cose. Ripeto le immagini fino a che non intervenga l’assuefazione della conoscenza , per così dire, e una cosa non divenga per davvero e inevitabilmente una cosa. Quella precisa cosa e nient’altro. Allora il mio interesse svanisce. Come ogni artista sono attratta dalla perfezione della bellezza che gli antichi avevano trovato nella regole della sezione aurea, modello di assoluta completezza cui cerco di ispirarmi.
Guido Nosari: “Non vorrei mai far parte di un club che accetta tra i suoi soci me" (G.Marx), perchè non capisco, non sono abbastanza. Qualche volta qualcosa mi dice dove voltarmi e cosa guardare, magari mi avvicino un po’ a comprendere le cose, ma poi sfuggono, e continuo e provare. Non vorrei mai far parte di qualcuno che mi ha capito, che ha capito.”