Questa è la tua terra
In mostra il progetto vincitore del bando dei Musei Civici di Cagliari “I want you for museum’s army. Gramsci”.
Comunicato stampa
"Questa è la tua terra" è la mostra conclusiva dell'omonimo progetto ideato dalla rete di artisti “Nino, dove sei?”, uno dei vincitori del bando "I want you for Museum's Army – Gramsci", istituito dall’Assessorato alla cultura e dai Musei Civici di Cagliari in occasione dell'ottantesimo anniversario della morte del grande pensatore e politico. A partire dal 3 agosto, per tutto il mese, le opere di Manu Invisible, Josephine Sassu e Gianfranco Pintus saranno fruibili all'interno di CARTEC, in stretto dialogo con l’intervento di Giovanni Casu, collocato all'esterno delle grotte.
Dallo scorso giugno la rete “Nino, dove sei?” - composta dagli artisti Manu Invisible, Giovanni Casu, Josephine Sassu, Gianfranco Pintus, dal regista teatrale Bruno Venturi e dalla curatrice Raffaella Venturi - ha portato avanti un viaggio non convenzionale attraverso i temi più intimi e le suggestioni più poetiche dell’intellettuale sardo. Gli interventi artistici, differenti per contenuti e per linguaggi proposti, sono accomunati dalla volontà di raccontare il rapporto di Gramsci con la sua terra, la Sardegna, riflettendo sulla profonda complessità del suo pensiero.
In questo modo, street art, arte pubblica, teatro, danza e performance, oltre che pittura e scultura, si incontrano facendo dell’interazione e della contaminazione i cardini imprescindibili di “Questa è la tua terra”.
Ad avviare il progetto è stato lo street artist sardo Manu Invisible con "MOVIMENTO", una performance live, un'opera, una parola, un concetto che attraverso il suo originale e incisivo segno grafico rende visibile non solo la forza delle idee di Gramsci, ma anche il contrasto con l’immobilità data dalla sua reclusione in carcere, durata otto anni, più tre di libertà condizionata in clinica (dove morì il 27 aprile 1937), in seguito all'accusa di attività cospirativa, istigazione alla guerra civile e incitamento all'odio di classe. Manu Invisible continuerà in questi mesi il suo progetto gramsciano con tre opere “clandestine”, fra ponti e muri abbandonati, lungo la rotta Cagliari – Santulussurgiu, utilizzando altre parole chiave in riferimento alla vicenda umana e politica di Antonio Gramsci, che proprio a Santulussurgiu avrebbe voluto ritirarsi fino alla fine dei suoi giorni.
Giovanni Casu, artista concettuale residente a Berlino, sviluppa il rapporto Gramsci-pietre in “When the rising sun, Sardinia, warms your granite”, interveto che riflette sul concetto di “pazienza gramsciana” descritto dallo scrittore e critico d’arte John Berger in una lettera al subcomandante Marcos. I frequentatori del museo e dei Giardini Pubblici possono entrare in diretto contatto con la pietra di granito - donata all'artista dalla Fondazione Sciola - toccandola, possibilmente accarezzandola, in un gesto che può assumere anche la valenza della buona sorte. Il monolite, preparato dall’artista con una lisciatura a gesso, successivamente “scolpito” dal lento lavorio delle carezze dei passanti, diventa metafora di ostinazione, resistenza, progresso lento, pazienza, comunità partecipante, oltre a farsi “astratta presenza fisica” di Nino Gramsci.
Josephine Sassu, artista di Banari (Sassari), nata in Germania, sta realizzando una serie di sculture fatte con la terra dei luoghi della Sardegna in cui visse Antonio Gramsci: Ales, Ghilarza e Santulussurgiu. A questa materia grezza, ma dall’alta valenza simbolica, mischia la cera, materiale dal profondo valore devozionale. Il risultato è “Nuda terra”, una serie di sculture che intende essere un omaggio a Gramsci attraverso la citazione di celebri opere di artisti sardi del Novecento, da Francesco Ciusa a Costantino Nivola, da Salvatore Fancello a Giuseppe Biasi.
L'artista Gianfranco Pintus, che vive a Cagliari, interviene nell’ultima sala del CARTEC con “Nell’umido giardino”, un'installazione site specific in cui uno specchio d’acqua fermo riflette un passo della celebre poesia “Le ceneri di Gramsci” di Pasolini, rendendo leggibile il testo mediante il rispecchiamento, quindi nell’incorporeità delle parole che divengono puro riflesso di luce. Altri interventi di pittura di Pintus completano un progetto squisitamente concettuale, che gioca con luci e riflessi ma poi trova in diverse modalità pittoriche connessioni fra le parti dell’installazione.