Quinto Ghermandi – La leggerezza del gesto
In occasione del centenario della nascita di Quinto Ghermandi (1916 – 1994), l’Accademia di Belle Arti promuove e dedica un’importante mostra all’artista bolognese, di fama internazionale, che è stato a lungo fra i suoi docenti e per tre anni, dal 1981 al 1984, ne è stato anche il direttore.
Comunicato stampa
In occasione del centenario della nascita di Quinto Ghermandi (1916 – 1994), l’Accademia di Belle Arti promuove e dedica un’importante mostra all’artista bolognese, di fama internazionale, che è stato a lungo fra i suoi docenti e per tre anni, dal 1981 al 1984, ne è stato anche il direttore.
Ghermandi al lavoro sulle sue grandi sculture, tra gli operai nel rumore della fonderia, alle prese con foglie, ali e voli. L’artista colto nella quotidianità della pratica artigiana, ma anche nei momenti “magici” in cui l’idea e la volontà incontrano la materia, la leggerezza del gesto e il movimento si fissano in una forma: i momenti in cui nascono le sue figure fantasiose, dinamiche, cariche di vita e di emozioni.
Questa l’immagine di Ghermandi e del suo “fare” che la mostra ci restituisce, attraverso un percorso che si snoda tra Aula Magna e Cortile del Terribilia. Sono in esposizione numerose fotografie (di Erhard Wehrmann, Archivio Camera, Daniele Lelli, Gregers Nielsen e altri) che documentano attività e vita dell’artista, video e una selezione di cinque opere di grande formato, sculture in bronzo già presenti in Accademia o provenienti da collezioni private, come Grande foglia e Per traguardare il volo degli uccelli.
La mostra Quinto Ghermandi. La leggerezza del gesto sarà inaugurata venerdì 14 ottobre 2016 alle ore 18, nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Bologna (via Belle Arti 54), e resterà poi aperta al pubblico a ingresso libero dal 15 ottobre al 18 novembre 2016, con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì ore 10-19; sabato ore 10-13; chiuso domenica e festivi.
L’esposizione è promossa e curata dall’Accademia di Belle Arti di Bologna, in collaborazione con Francesca Ghermandi e Graziano Campanini, con l’allestimento a cura della Scuola di Scenografia (docenti Enrico Aceti, Elisa Tranfaglia, Antonio Esposito e Gian Giacomo Cara). Accompagna la mostra il catalogo Quinto Ghermandi in fonderia, a cura di Francesca Ghermandi e Gianluigi Toccafondo, che presenta un ricco repertorio di fotografie e alcuni testi di Leo Lionni, Giuseppe Marchiori, Mauro Mazzali, Bruno Raspanti, Nicola Zamboni.
In occasione dell’inaugurazione della mostra, sarà presentato inoltre un pieghevole curato dal Comune di Bologna – Settore Marketing urbano e turismo che propone, sempre in occasione del centenario della nascita di Quinto Ghermandi, un itinerario di visita alle opere dell’artista presenti in città e nell’area metropolitana. “Credo in una scultura funzionale – scrisse una volta Ghermandi – cioè che faccia parte dell’ambiente in cui si vive”. E numerose sono le opere d’arte “pubblica” che ci ha lasciato: la grande fontana del Padiglione Nuove Patologie dell’ospedale Sant’Orsola, il Toro dell’omonima galleria di via Ugo Bassi, il gruppo scultoreo “La Famiglia” in piazza VIII Agosto e altre ancora.
Per la ricorrenza del centenario, infine, Biblioteca Salaborsa di Bologna celebra l’artista con un piccola esposizione bibliografica di libri e cataloghi di mostre dal titolo “Quinto Ghermandi. La scultura come poesia”.
Quinto Ghermandi – Nota biografica
Nato a Crevalcore (Bologna) il 28 settembre 1916, si forma prima al liceo artistico con Cleto Tomba, studia poi alla scuola di Ercole Drei, all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove consegue il diploma in scultura nel 1940.
Dopo la guerra e la prigionia in Egitto, inizia negli anni Cinquanta i primi esperimenti con il bronzo a cera persa e comincia a esporre le sue opere. Nel 1952 partecipa alla XXVI Biennale di Venezia.
Nel 1958 si aggiudica il Premio Bologna. L’anno seguente ottiene il premio per la scultura di Carrara e vince, insieme a Lynn Chadwick, il Premio Internazionale del Bronzetto a Padova.
È presente alle più importanti manifestazioni nazionali e internazionali. Prende parte alla XXX Biennale di Venezia nel 1960 e, nel 1966, alla XXXIII, nonché alla IX Quadriennale d’Arte di Roma del 1965, con mostre personali.
Dall’inizio degli anni Sessanta si susseguono numerose personali e partecipazioni a tutte le grandi mostre della scultura italiana organizzate in Europa, Stati Uniti d’America, Giappone, Brasile, Nuova Zelanda, Iran, Egitto. Nel 1964 presenta un gruppo di opere a Documenta III di Kassel.
Nel 1967 e 1969 vince il Premio Accademia per la Scultura al “Fiorino” di Firenze.
Sue opere sono presenti in raccolte pubbliche e private in Europa, soprattutto in Scandinavia, negli Stati Uniti e in America Latina.
È stato titolare della cattedra di Scultura all’Accademia di Belle Arti a Bologna dove, dal 1981 al 1984, ha ricoperto anche la carica di direttore. È deceduto a Bologna il 18 gennaio 1994.