Raffaele Boemio – Migrazioni di forme mute

Informazioni Evento

Luogo
STUDIO ARTE FUORI CENTRO
Via Ercole Bombelli 22, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00, altri orari su appuntamento.

Vernissage
05/02/2020

ore 18

Artisti
Raffaele Boemio
Curatori
Michelangelo Giovinale
Generi
arte contemporanea, personale

Mostra: Raffaele Boemio “Migrazioni di forme mute” a cura di Michelangelo Giovinale.

Comunicato stampa

Mercoledì 5 febbraio 2020, alle ore18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22 si inaugura la mostra: Raffaele Boemio “Migrazioni di forme mute” a cura di Michelangelo Giovinale.
L’esposizione rimarrà aperta fino al 21 febbraio secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00, altri orari su appuntamento.
Il ciclo espositivo PROPOSTE 2020 curato da Michelangelo Giovinale si articola nelle mostre di quattro artisti contemporanei: Marco Pili, Raffaele Boemio, Isabella Ciaffi e Luigi Pagano realizzate nel periodo gennaio/aprile 2020.

…è significativo di come per lunghi anni Boemio si sia dedicato al tema del ready made, (la pratica del riuso), che evolverà poi in un maturo ready dead. Raccogliere dal nulla, nel suo studio, ogni sorta di oggetto o di materia desueta, per lo più di scarto, che porrà a sedimentare per lungo tempo, per indagarne il significato e il mistero della forma, fino a coglierne -come per Morandi- la forza immanente, insita e inseparabile delle cose, fra le cose e al loro interno, che innesca un processo lento di migrazione e di inquieta attesa. Boemio estrae, -ma sarebbe meglio dire astrae- le forme dal loro abituale circuito di senso, sottraendole alla banale visione e ripresentandole sotto una nuova vita. Dotato di olfatto, distilla le essenze più segrete, riassorbendole nel colore e nella luce della sua pittura, come profumi millesimati, sospesi sulla tela come nell’aria in segni leggeri, di toni cromatici velati, impercettibili e volatili allo sguardo. Ne “fa uscire la cosa” scriverà Jean-Lui Nancy - come in un rito di ostensione - “dalla sua semplice apparenza per metterla in reale presenza”. Accade per legni, ferri, pietre, radici di piante, guaine di bitume, che sono liberati dal loro valore oggettuale, dall’essere e dal peso della forma. Una resurrezione del corpo che migra, per mano dell’artista, verso un mondo altro.