Rabih Mroué – A Love letter Nonetheless
A Love letter Nonetheless è la prima mostra personale in Italia di Rabih Mroué (1967), artista nato a Beirut e residente a Berlino.
Comunicato stampa
A Love letter Nonetheless è la prima mostra personale in Italia di Rabih Mroué (1967), artista nato a Beirut e residente a Berlino. Il percorso espositivo è uno studio sul potere delle immagini e su come esse influenzano il modo di guardare e di relazionarsi coi drammi del mondo attuale, su cui incombe una prospettiva di distruzione.
Figura chiave nel contesto artistico globale, Mroué – regista teatrale, attore, drammaturgo e artista visivo – ha realizzato negli ultimi trent'anni uno straordinario corpus di opere che abbraccia teatro, performance, letteratura e arte contemporanea. Cresciuto negli anni della guerra civile libanese, durante la quale le immagini dei media cominciarono a svolgere un ruolo attivo nella guerra, il lavoro di Mroué si concentra sulla funzione delle immagini nel testimoniare e allo stesso tempo nel rimodulare l’esistente. Mescolando magistralmente finzione e realtà, l’artista riflette sul rapporto paradossale e ripetutamente conflittuale tra le immagini e la verità.
Di fronte al pericolo che l’arte possa diventare parte della macchina di propaganda, specie all’interno delle guerre culturali che trasformano senza soluzione di continuità la verità nei cosiddetti “fatti alternativi” – bugie ideologiche sotto mentite spoglie – Mroué riflette sul ruolo potente e legittimante della pratica artistica, che coinvolge contemporaneamente immagini e immaginari. Benché le sue opere non parlino “delle” ma piuttosto “alle” realtà tormentate dalla guerra in Medio Oriente e nel mondo, Mroué sembra tuttavia più interessato a che la sua arte parli “oltre”. In questo modo l’artista circumnaviga la logica oppositiva della guerra per lasciare che il suo lavoro si esprima attraverso un’etica creativa e propositiva, sollecitando lo spettatore a immaginare come il mondo potrebbe essere altrimenti.
È proprio questo che conta: il luogo in cui l'arte incontra il mondo. Non che l’arte possa risolvere qualcosa – le guerre, la distruzione, il dolore – perché non può. Può però almeno aprire uno spazio, in cui la prospettiva di un altro mondo può essere esplorata, immaginata e messa in atto. Mroué non ha un manuale, un piano, un protocollo o un modello da seguire per immaginare un futuro migliore. Aperto e incompleto, sempre in divenire e sempre in formazione, vuole semplicemente suggerire che un altro mondo è possibile. In questo senso, il suo lavoro appare come una sorta di lettera d’amore, che riporta alla luce la speranza e la tenerezza per coloro che soffrono di più, tra le macerie della devastazione del mondo.
Una lettera d'amore dolorosa, ma pur sempre una lettera d'amore.
Maria Hjavalova