Rachele Moscatelli – Sottopelle

Informazioni Evento

Luogo
TEATRO COMUNALE SAN TEODORO
via Corbetta 7, 20063 , Cantù , Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
15/01/2017

ore 19

Artisti
Rachele Moscatelli
Curatori
Elisa Fusi
Generi
arte contemporanea, personale

Mostra personale dell’artista Rachele Moscatelli (Cantù, 1993) a cura di Elisa Fusi.

Comunicato stampa

Il Teatro comunale San Teodoro di Cantù è lieto di presentare SOTTOPELLE, mostra personale dell’artista Rachele Moscatelli (Cantù, 1993) a cura di Elisa Fusi.
Dal 15 gennaio al 10 febbraio 2017 gli spazi del teatro canturino presentano la recente produzione della giovane artista: tredici opere di medie e piccole dimensioni realizzate su carta e tela, appartenenti alla serie Collezione di Madonne; una grande installazione fotografica dal titolo Nuotare è come volare; un’installazione site-specific allestita sul palco del teatro esclusivamente per la serata di inaugurazione, che metterà in scena una Crocifissione al femminile ambientata in un salotto borghese.
L’esposizione testimonia l’interesse dell’artista per la rappresentazione della figura femminile indagata da un lato come icona di bellezza pubblicitaria e dall’altro come depositaria dell’affetto ma anche del dolore materno, come avviene nell’iconografia sacra. Nella volontà di unire apparenza e sostanza, contemporaneità e tradizione, voleri e valori, Moscatelli affronta con un linguaggio semplice e diretto l’aspetto estetico, sociologico e antropologico della questione dell’identità femminile, accantonando gli ideologismi a favore di una presa diretta con la realtà e l’esperienza personale.
La mostra si apre con la serie Collezione di Madonne, sei opere realizzate tra il 2015 e il 2016 con il collage, la stampa digitale e la stampa calcografica su carta. Come il ragno perde la sua pelle e il baco da seta il suo involucro, queste Madonne nate dalla contemporaneità perdono le loro sembianze per diventare simboli di maternità e di sofferenza. Sono figure perturbanti ed enigmatiche, prelevate dalle pagine patinate delle riviste di moda e dalle pubblicità e poi manipolate e distorte nella loro fisionomia attraverso diverse tecniche tra cui l’incisione e il collage per far emergere il dolore del loro vissuto. Soffocate, lacerate e incise in superficie, si ergono solitarie in primo piano con colli allungati, sorrisi stridenti e sguardi insani.
Una sofferenza del tutto femminile che caratterizza anche l’installazione che trova luogo sul palco del teatro: una Crocifissione che rovescia la tradizionale iconografia mostrando come il dolore della vergine per la morte del figlio sia così forte da diventare lei stessa oggetto della crocifissione. La crocifissione è però un’allusione simbolica e metaforica: non siamo su un monte e non ci sono croci, ma pochi elementi ambientano la scena all’interno di un salotto; non ci sono personaggi dalle sembianze umane ma una serie di fantocci realizzati dall’artista con calzamaglie ricolme di ovatta o di bachi da seta ormai estinti (il protagonista), quali interpreti della fecondità materna ma allo stesso tempo dell’aborto. La loro disposizione richiama la Crocifissione di Matthias Grünewald , un’opera del Cinquecento che colpisce per la resa efficace dell’agonia dei personaggi, e di cui troviamo un dettaglio tra le pagine del libro d’artista Rachele aperto al centro del palco. Si tratta di un libro di memorie, appunti e paragoni visivi che racchiude l’intero processo di ideazione di questa mostra e l’indagine svolta negli anni sull’identità femminile. Ed è da queste pagine, dall’associazione visiva tra una Crocifissione dipinta da Francis Bacon e una statua raffigurante la Madonna sofferente, che nasce l’idea di una crocifissione al femminile, in cui il dolore della Madonna diventi altrettanto forte e universale. Un intreccio di riferimenti iconografici storico-artistici ma anche autobiografici, nati da una presa diretta con la realtà. Su un secondo piano di lettura, infatti, l’approccio alla sofferenza è intimo e personale, proveniente dalla perdita di una familiare. E quindi il body, il cassetto, le fotografie: elementi di una storia privata che circoscrivono all’ambito personale un’iconografia di portata universale.
La sofferenza trova infine pace nell’ultima opera, una composizione di grande formato che chiude concettualmente la mostra proponendo una sorta di catarsi, di resurrezione. Nuotare è come volare è un’installazione composta da una sequenza di 30 fotogrammi prelevati in ordine non consequenziale dal cortometraggio The land of men (1966) del regista armeno Artavazd Peleshyan. Con il procedimento della cianotipia, i fotogrammi prescelti sono stati impressi dall’artista mediante la luce solare su carta fotografica scaduta, poi fissata in camera oscura. La disposizione finale dei fotogrammi propone un’analogia visiva tra le immagini di nuotatori, paracadutisti e un astronauta immersi nell’acqua o nell’aria, circondati dal vuoto. E con questa condizione di leggerezza si chiude la mostra, aprendo una via verso l’ascensione e la ricongiunzione con qualcosa che era prima lontano e inafferrabile.

Note biografiche

Rachele Moscatelli è nata a Cantù (CO) nel 1993. Dopo essersi diplomata all’Istituto d’Arte Fausto Melotti di Cantù, si laurea in Grafica all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove attualmente frequenta il biennio di specialistica nello stesso indirizzo di studio. Ha partecipato a diverse mostre collettive e collaborato con studi di visual design per installazioni e progetti espositivi. Questa è la sua prima mostra personale.